3å

106 7 0
                                    

Mi guardai nuovamente nello specchio e aggiustai i miei capelli biondi sulle spalle, prima di chiudere la porta del piccolo bagno e cominciare a spegnere le luci nel negozio.

Presi il mazzo di chiavi a tirai giù la pesante serranda, sussultando quando cadde a terra con un tonfo pesante.

"Ehi" sentii sussurrare dietro le mie spalle, facendomi saltare leggermente sul posto.

Dio, dovevo smetterla di essere sempre così spaventata, ma quella ormai era diventata una quasi abitudine.

"Mi dispiace per averti spaventata,
comunque mi sono reso conto di non averti nemmeno detto il mio nome, sono Harry" spiegò lui prima di tendere la sua mano verso la mia.

La strinsi riluttante, cosciente che anche quel semplice contatto avrebbe scaturito emozioni indesiderate dentro di me, ma non potevo di certo mostrargli in quel momento quanto in realtà fossi distrutta.

"So chi sei" mormorai leggermente imbarazzata.

"Io sono Delilah" chiarii, prima di cominciare a camminare al suo lato, verso una direzione momentaneamente sconosciuta.

"Potrei chiedere come mai?" chiese lui, abbozzando poi un sorriso nella mia direzione.

Camminavamo talmente vicini che quasi riuscivo a sfiorare il suo braccio con il mio.

"Non potrai crederci ma ho scoperto solo oggi che siamo andati allo stesso liceo, anche se per poco" ammisi sincera e senza girarci troppo intorno, anche perché non c'era nulla di male in quello che gli stavo raccontando.

"Seriamente?" chiese strabiliato, quasi non riuscendo a credere alle mie parole.

E quando lo vidi fermarsi sui suoi stessi passi e lo notai guardarmi attentamente, un sorriso si creò sul suo viso.

"Ho capito chi sei, non riesco a concepire come tu sia cambiata così tanto" ammise per poi ricominciare a camminare.

"Già" annuii poco convinta.

"Dove stiamo andando?" gli chiesi dopo alcuni secondi di silenzio, i quali mi avevano fatta imbarazzare più del dovuto.

"Ci credi che non ho pensato a nulla? Perché ero quasi certo che non saresti mai uscita con me" ammise leggermente divertito.

"Ti va di prendere un gelato?" chiese subito dopo, prima di indicare un piccolo stand ad una decina di metri da noi.

Stavo morendo di fame anche perché non avevo mangiato nulla per tutto il giorno, così senza pensarci troppo e cosciente del fatto che non mi avrebbe comunque saziato, annuii quasi felice.

E così contro ogni aspettativa, Harry mi passò il gelato che si era ostinato a pagare e ci sedemmo su una panchina lì vicino.

Dovevo ammettere che la sua apparenza ingannasse abbastanza visto che dall'esterno sembrava perfino uno di quei ragazzi cattivi dati i suoi molti tatuaggi, quando in realtà si stavo mostrando più gentile della maggior parte dei ragazzi con i quali avevo mai parlato.

Così in quella calda sera di agosto mi ritrovai a ringraziare mentalmente Grace, la quale mi aveva spinta a compiere quel passo che negli ultimi anni avevo seriamente pensato sarebbe stato impossibile fare.

Con un semplice sorriso Harry riuscì ad abbattere i muri che avevo alzato con il tempo, quelli che mi avevano fatto perdere la speranza che mai mi potessero capitare cose buone.

"Giochi ancora a basket?" mi ritrovai a chiedergli all'improvviso, senza pensarci più di tanto.

"Come fai a sapere anche questo?" chiese ammaliato da quello che gli avevo appena chiesto, quasi come se il suo cuore si fosse riempito di gioia pura al solo udire quella domanda talmente semplice.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora