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Quei due giorni erano passati talmente veloci da non farmi neanche realizzare che in un paio di ore saremmo dovuti partire per ritornare ad Indianapolis.

Eppure nonostante la tristezza iniziale avevo preferito continuare a cogliere piccoli momenti di felicità, proprio come quello di cui vi sto per raccontare.

C'ero io intenta a preparare la colazione indossando una delle magliette di Harry che a causa della sua altezza, mi veniva bene come vestito.

Le mie gambe erano nude come d'altronde lo erano anche i miei piedi i quali si stavano muovendo sopra il freddo marmo, ma non mi importava nemmeno più.

Harry stava indossando solo un paio i pantaloni da tuta e se ne stava nel salotto, dove potevo vederlo benissimo dalla mia postazione.

Un cavalletto con una tela era posto di fronte a lui e nelle sue mani un mucchio di tempere di tutti i colori.

La musica risuonava forte tra le mura di quella casa ma non mi infastidiva.

Era stata una benedizione che sua madre non fosse a casa e difatti proprio come lui mi aveva detto non si era presentata neanche per sbaglio.

La sua assenza ci aveva permesso di goderci quei momenti ed io ero fiera di poter dire di averli sentiti e vissuti al massimo.

Ero così contenta che mi ritrovai perfino a perdermi tra i pensieri dimenticandomi dei pancakes che si bruciarono.

"Hai per caso dato fuoco alla casa?" chiese divertito dall'espressione che avevo messo su.

"Molto divertente" risposi scoppiando a ridere per poi chiudere i fornelli e sedermi all'isola della cucina, intenta ad osservarlo disegnare.

Mi aveva spiegato che normalmente non soleva dipingere in casa ma che in quel momento lo facesse perché non desiderava che stessi sola e così, per tenermi compagnia aveva deciso di farlo di fronte a me.

Era la prima volta che lo vedevo in quelle vesti e la concentrazione sul suo viso lo rendeva ancora più attraente di quanto già era.

"Allora, la finale è tra tre settimane, cosa ne pensi?" chiesi provando a fare conversazione e anche perché ero curiosa di scoprire cosa ne pensava realmente.

"Già, quelli della Belleveu sono davvero forti...non lo so" rispose accigliandosi per poi ricominciare a muovere i pennelli sulla tela.

Quella volta a differenza delle altre non stava dipingendo per sé stesso o per raccontare una storia, se non per completare un compito il quale come ogni altro studente, aveva deciso di svolgere l'ultimo giorno delle vacanze.

"Quelli della Belleveu?" chiesi strozzandomi con il succo di frutta che avevo in bocca.

Si voltò verso di me mentre pura preoccupazione cominciava a regnare sul suo viso.

"Hey, stai bene? Cosa è successo?" chiese mollando quello che stava facendo ed avvicinandosi a me con passi frettolosi.

"Io si, più o meno..." mormorai cominciando a fissare il vuoto, mentre vaghi ricordi di quando avevo quasi rotto il naso al capitano della squadra di basket della Belleveu cominciavano a torturarmi.

"Posso farti una domanda? Non te l'ho mai chiesto ma sono davvero curioso di sapere perché ti sei trasferita? Non era il college che frequentavi tu?" chiese sedendosi nel posto di fronte a me e cominciando a mangiare tranquillamente, a differenza mia che ero davvero turbata dalle sue domande perché non ero sicura di voler raccontare la verità.

Sospirai ma poi decisi che glielo avrei detto.

"Mi hanno espulsa e la mia ultima opzione è stata ritornare a casa" la buttai lì, cercando di non mostrare lui quanto in realtà quello che era successo mi avesse fatto male.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora