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"Sembra che il tuo amico sia ancora popolare, perfino al college" gridò Grace per farsi sentire da me, visto il grande baccano che era presente nella mensa, dove a stento riuscivo a sentirla nonostante fosse seduta accanto a me.

Era da un paio di minuti che osservavo attentamente il tavolo centrale, dove un gruppo di ragazzi e ragazze stavano chiacchierando ad alta voce, e tra di loro Harry e quella che era la sua ragazza, la quale se ne stava seduta sulle sue ginocchia intenta a parlare con un'altra.

Mi fu inevitabile chiedermi chi fosse in realtà.

Era il ragazzo popolare o era quello gentile e premuroso che avevo cominciato a conoscere?

Spostai la mia attenzione su un ragazzo che era appena entrato dalla porta che portava alla mensa e lo guardai attentamente avvicinarsi verso il tavolo dove anche Harry era seduto.

Sentii i peli sulle mie braccia rizzarsi e una strana sensazione di vuoto quasi esplodere dentro di me.

Perché stavo reagendo così? O meglio dire, cosa sapeva il mio corpo che io ancora non avevo colto?

"Jackson!" sentii gridare da una delle ragazze sedute a quel tavolo, prima di vederla saltare tra le braccia di quest'ultimo.

Il solo udire quel nome mi fece venire voglia di vomitare mentre inconsciamente cominciavo a collegare la strana reazione del mio corpo.

Mi voltai verso Grace totalmente sconvolta e lei sembrò cogliere il punto della situazione.

Era quasi come se fossi entrata in uno strano loop nel quale la mia mente cominciò a volare lontano da lì.

Sentii la testa girarmi talmente veloce che pensai sarei letteralmente svenuta.

"Non riesco a respirare" mormorai a Grace, prima di alzarmi dal nostro tavolo e correre verso l'ingresso, desiderando uscire da lì dentro il prima possibile.

Non poteva essere vero, non poteva succedere a me, non di nuovo.

Un leggero vento scompigliò i miei capelli prima che mi ritrovassi a poggiarmi con la schiena contro uno dei muri del cortile.

Soffocai i singhiozzi che fuoriuscivano mentre l'evento più traumatico della mia intera esistenza si ripeteva nella mia mente incessantemente, quasi come se fosse un disco rotto.

Guardai la porta della mensa aprirsi e rimasi ancora più allibita quando constatai che non fosse stata Grace ad uscire.

"Delilah" gridò Harry, prima di correre verso di me.

E non bastò molto affinché lui notasse le lacrime amare che rigavano il mio viso.

"Mi dispiace davvero tanto se ho sbagliato con qualcosa" mormorò insicuro del perché stessi piangendo.

Rimasi scioccata dalla sua affermazione anche perché il mio mondo non girava intorno a lui.

"Torna dentro" sussurrai con la voce spezzata, perché sentivo che se lo avessi avuto davanti ancora per alcuni istanti avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.

"Prima ascoltami" disse sicuro di sé, per poi avvicinarsi a me e stringere le mie mani nelle sue.

Sentii i brividi percorrermi la colonna vertebrale ed ero certa che quello non significasse nulla di buono.

"Non sei tu il problema Harry" chiarii prima ancora che lui potesse anche solo pensare di parlare, volendo fargli capire che non stessi avendo un quasi attacco di panico perché lo avevo visto limonare con la sua ragazza.

"Se non è Becky il problema, allora qual è?" chiese confuso, non mollando però la presa sulle mie mani.

Era quasi strano vedere come i miei spasmi si fossero calmati sotto il suo tocco e quello lo avevo potuto notare fin dal primo momento.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora