20å

87 5 0
                                    

"Andiamo ragazzi, siamo atterrati" sentii dire prima di essere scossa leggermente per le spalle, e costretta ad incrociare i miei occhi in quelli di Grace.

"Potete dormire quanto vi pare una volta giunti in Hotel" spiegò tranquilla e senza alcun cenno di stanchezza sul suo viso, facendomi chiedere mentalmente come poteva essere così piena di energie nonostante fosse notte fonda e non dormisse dalla notte precedente.

"Che ore sono?" borbottò Harry, che seppur sembrava essere cosciente, si aggrappò al mio braccio e si accoccolò sopra la mia spalla.

"Le tre di notte Harry, andiamo..." mormorai accarezzandogli i capelli per un paio di secondi e quando realizzai quello che stessi facendo, ritrassi la mia mano quasi come se fossi appena stata bruciata.

Spalancai gli occhi e li incastrai in quelli di Grace che stava sogghignando.

"Continua, è così bello" sussurrò il ragazzo tra le mie braccia e mi ritrovai a sospirare sconfitta, mentre concretizzavo il fatto che inconsapevolmente ci stavamo comportando come se fossimo una coppia di vecchia data.

Scossi freneticamente le spalle ad Harry e quando finalmente aprì gli occhi, realizzò che gli altri due ci stessero fissando e sorridendo a causa della strana situazione tra di noi.

Perché noi non eravamo amici ma nemmeno sconosciuti ed era davvero difficile in quel momento catalogare il nostro rapporto.

"Scusa" disse lui veramente dispiaciuto, perché forse pensava che le sue azioni mi avevano infastidita.

"Fa niente" risposi prima di slacciarmi la cintura ed alzarmi da quello che era stato il mio sedile.

Scesi dall'aereo e seguii Grace in silenzio, mentre i ragazzi dietro di noi parlavano tra di loro.

E quando fummo nel grande aeroporto, rimasi colpita dal baccano presente lì dentro.

Bambini e persone di tutte le età fuggivano da una parte e l'altra, le sedie nelle sale d'aspetto erano quasi tutte occupate, persone che si erano sdraiate a terra per dormire ed altri che stavano mangiando ai diversi piccoli ristoranti o bar presenti.

Forse New York era davvero la città che non dormiva mai, e quello lo pensai nuovamente quando fummo fuori dall'aeroporto.

Decine di persone, centinaia di macchine viaggiavano attraverso le strade che a differenza di quelle di Cincinnati erano gremite di persone.

Mi fermai sui miei passi per un paio di secondi, cercando di riordinare dentro di me le mie emozioni e i miei pensieri.

Lottavo contro la curiosità di scoprire la vita di ognuna delle persone che mi passavano accanto, desideravo poter sapere cosa stessero facendo a quell'ora, se stessero fuggendo da qualcuno e se stessero correndo incontro ad un amore folle.

Osservai ancora di più i passanti mentre una strana malinconia prendeva possesso di me, una strana sensazione di pace si instaurò subito dopo dentro di me nonostante il casino che mi circondava, quasi come se il mio corpo stesse reagendo per conto suo alla città nella quale eravamo appena atterrati.

Era caos intorno a me eppure io non mi ero mai sentita così in pace come in quel momento, perché lì a nessuno importava chi ero, cosa mi era successo, cosa avevo fatto.

Lì potevo davvero essere me stessa, senza alcuna conseguenza o paura di giudizi.

"È disarmante" sussurrai ad Harry, facendo un cenno alle luci natalizie appese sopra le nostre teste e tutto attorno a noi.

"È stupefacente" rispose a sua volta, facendomi capire solo in quel momento che anche lui proprio come me non c'era mai stato.

"Pensavo ci fossi già stato" ammisi sincera, prima di avvicinarmi ad un taxi parcheggiato nella stazione apposita e salirci su.

Oblivion |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora