Matteo mi aveva appena portata a casa e stavo per farmi scappare un sorriso.
Valentina torna in te per favore.
Continuavo a ripetermi nella mente. Stavo collaborando con lui solo per scoprire cosa c'era sotto le nostre collane, non dovevamo fare altro, fine della storia. Nel frattempo che mi dileguavo in pensieri di questo tipo, mi cambiai e misi il mio pigiama. Mi struccai e mi guardai allo specchio. Vedevo una ragazza stanca, sciupata, distrutta... Sembravo un... Sembravo un maledetto fantasma. Odiavo il mio riflesso. Coprii lo specchio con un asciugamano e mi infilai sotto le coperte. Ripensai a Matteo e a quello stupido nome che mi aveva dato... "principessina"... Avrei voluto sradicarlo dalla mia mente, ma forse mi iniziava a piacere questo nuovo soprannome.
No, non mi deve piacere.
Lo dovevo odiare, buttarlo nel mio cestino immaginario, insieme a tutti gli altri che mi avevano dato. E anche gli unici. Non riuscivo a prendere sonno. Ad un certo punto, sentii i miei genitori tonare a casa. Erano le due di notte e quei due stavano tornando a casa ubriachi fino al midollo. Li sentii passare in corridoio e andare nella loro stanza.
No, vi prego, non di nuovo... No...
Pregai inutilmente. Li sentii di nuovo fare sesso. E dico sesso perché tra sesso e fare l'amore c'è una grande differenza: fare l'amore significa farlo amandosi, sentendo l'affetto nelle vene, mentre il sesso... Il sesso è solo una cosa fisica. E quei due, non si amavano più. Erano solo presi dall'alcol, tutto qui. Quando gli passerà la sbronza si metteranno a litigare e andranno a lavoro, lasciandomi sola. Avevo azzeccato in pieno, in fatti, quando ebbero finito di farlo si misero a litigare. Sentii mia madre urlare e mio padre andarsene sbattendo la porta. Poco dopo se ne andò anche mia madre. Lacrime amare scesero sulle mie guance. Non tanto per il fatto che la mia famiglia fosse un disastro, ma perché mi sentivo sola. Profondamente sola.
Nessuno dei due è venuto a chiedermi come sto, se va tutto bene a scuola, se volevo stare un po' con loro...
No, lo facevano solo se mi incontravano in casa di giorno, altrimenti non saprebbero nemmeno della mia esistenza. Avevo detto a Matteo che ci ero abituata, ma faceva malissimo comunque.
Mi sento un rifiuto.
Mi ricordo una volta che avevo visto la mamma ubriaca sul divano e mi aveva raccontato che io ero nata per sbaglio, che in realtà loro non mi volevano, che io ero stata la causa della sua depressione e che per colpa mia aveva perso un prestigioso lavoro. Da allora mi sento ancora più rifiutata. Quella mattina non andai a scuola, non me la sentivo. Avevo già compiuto 18 anni, quindi la giustifica me la sarei fatta da sola. Per tutto il giorno ciondolai tra divano e letto, ancora in pigiama. Mentre ero stesa sul divano a fissare il soffitto, sentii il campanello suonare. Con la voglia di vivere sotto i piedi, mi trascinai alla porta e la aprii. Con mia sorpresa trovai Matteo sulla soglia. Aveva la mani dietro la schiena. - Buon pomeriggio principessina! Ti è per caso morto il gatto?-
Ottimo, mi sta già prendendo per il culo! E gli ho solo aperto la porta.
Non mi degnai di rispondere e lo feci entrare. Aveva ancora le mani dietro la schiena. - Coso, ma buon pomeriggio! Quale disgrazia ti porta qui?- Dissi sarcastica. - Coso?- Mi guardò perplesso. - Sì, non ti piace? Tanto te lo terrai comunque.- Risposi con un ghigno in volto. - A quanto pare oggi la principessina è in vena di scherzare!- Alzai gli occhi al cielo.
Possibile che sappia essere così fastidioso con poco?
- Comunque... Cos'hai là dietro?- Dissi curiosa. Lui sorrise e tirò fuori un pacchettino con il logo di una pasticceria. Glielo rubai immediatamente e corsi in cucina. Rise e mi raggiunse.- Ho trovato il tuo punto debole!- Sorrisi di nascosto e misi i biscotti ricoperti di cioccolato che aveva comprato su un piatto. Tornammo in salotto e lo feci accomodare sul divano. Discutemmo della cosa delle collane, buttando giù teorie una più cretina dell'altra. Allora, avevamo ipotizzato che: i nostri trisavoli avessero trovato queste collane per caso, oppure che fossero parte di qualche associazione demoniaca insieme, oppure che fossero degli extraterrestri che avevo condiviso la collana perché unita aveva dei poteri magici...
Insomma, cazzate più grandi di questa terra.
Restammo a pensare ancora per un po', quando mi venne in mente una cosa. - Aspetta! Mia nonna mi aveva dato un quadernino piuttosto vecchio, insieme alla collana!- Lui sgranò gli occhi e mi guardò malissimo. - Quindi, tu mi stai dicendo che siamo qui da ore, a dire cose assurde, quando tu potresti avere la risposta in mano?- Lo guardai. -Be', sì.- Non si degnò di ribattere. Andai in camera mia, rovistai nei cassetti e lo trovai. Non mi ero accorta che Teo mi aveva seguita in camera. - Bella la tua stanza.- La mia stanza si trattava di uno spazio con le pareti azzurre, un grosso armadio, un letto a baldacchino e un'enorme libreria. - Non mi sarei mai aspettato che fossi fan dei libri d'amore, ti facevo più una da thriller. - Guardai la libreria. - Be', ti sei sbagliato, accettalo, non puoi sapere tutto. - Dissi in tono di sfida. Uscii dalla stanza e tornai di sotto. Presi un biscotto e iniziai a mangiarlo. Sulla copertina un po' consumata, c'era scritto un nome. - Anna- Dicemmo all'unisono.
Spazio autrice:
Oggi capitolo un po' cringe😂 Spero vi sia piaciuto, come al solito vi chiedo di votare la storia e di lasciare un commento. Il prossimo arriva mercoledì, baci🤍
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Il Filo del Destino
Genç Kız Edebiyatı" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...