17- Matteo

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Quella sera tornai da Valentina, per dormire insieme come di routine. Avevo baciato Valentina, per la prima volta, con lei cosciente. Mi sembrava assurdo. Insieme all'euforia del momento, però, nacquero anche delle paure.

E se lei avesse cambiato idea? Se non mi volesse più perché è in imbarazzo? O peggio, perché si è pentita? E se fossi io a essere cambiato? Se fossi io a sentirmi in imbarazzo o pentirmi? Be', di pentirmi lo sto già facendo.

Ma io non volevo pentirmi, perché ciò che avevo fatto era perché l'aveva deciso il cuore e si sa, se lo decide lui, è inutile pentirsi, perché era la cosa più giusta da fare. Mi trovavo davanti alla porta di casa di Valentina e per la prima volta in vita mia, esitai ad entrare a casa sua. Mi feci forza e aprii la porta con il mazzo di chiavi che mi aveva dato. Quando entrai, la stanza era buia. Strano, di solito lei non sarebbe mai andata a dormire così presto. Mi mossi nell'oscurità, più preoccupato a controllare se ci fosse Valentina e non a cercare l'interruttore della luce. I miei occhi si abituarono al buio e mi avvicinai al salotto, dove a volte Valentina si addormentava quando guardavamo un film. Proprio mentre attraversavo il corridoio, un urlo agghiacciante mi arrivò dalla cucina. Corsi immediatamente lì e vidi la mia Principessa . Sembrava terrorizzata, lacrime solcavano il suo volto e le sue mani tremavano. E fu allora che lo notai. Una mano bianca, senza proprietario, stringeva quella di Valentina. Lei la fissava, con il terrore negli occhi.  Mi precipitai su di lei e quando le presi il polso, l'altra mano sparì. Lei alzò lo sguardo su di me e la luce tornò. Lei scoppiò in un pianto liberatorio e io l'abbracciai. Feci come ai primi tempi: la presi in braccio e la portai a letto, la posai dolcemente su di esso e mi stesi affianco a lei. La strinsi a me e le accarezzai i capelli. - Va tutto bene ora. Sono qui, non c'è nient'altro.- credo. Quest'ultima parola la aggiunsi solo nella mia mente per non spaventarla. - Ho capito cosa ti è successo alla festa. Potevi dirmelo. Io ti proteggo e ti proteggerò sempre. Non avere paura di dirmi le cose, io ti aiuterò a sconfiggere tutto quello che ti fa paura.- Le dissi con un velato rimprovero. Avevo molte domande da farle, ma decisi di accantonare quelle che riguardavano la mano. Decisi di distrarla con delle domande che mi ponevo da ancor prima. - Allora... Ieri...- Iniziai impacciato, per la prima volta in vita mia, davanti ad una ragazza. -Oh, ieri... Non ti sei pentito, vero? Forse ho sbagliato, non dovevo baciarti... Scusa, non volevo metterti a disagio... Sono un disastro, scusa.- Disse. -Ehi, no, non ci pensare. Io non mi sono affatto pentito, hai fatto benissimo, non ti devi scusare mai per un bacio. E a dirla tutta, il problema ora è un altro...- Dissi. - E sarebbe?- Chiese. -Il problema è che ora che ti ho assaggiato una volta, voglio farlo più spesso.- Dissi arrossendo come un bambino difronte alla sua cotta. Lei si rifugiò nell'incavo del mio collo, per nascondermi il suo sorrisetto. -Dici che è un errore dirti che provo la stessa cosa?- Mi chiese. -Decisamente sì. Ma anche no. Dipende dal punto di vista. - Dissi. Le presi il volto tra le mani e i suoi smeraldi m'investirono. La voglia di baciarla arrivò, invadente come al solito. Mi avvicinai al suo volto, le sue dolci labbra erano così invitanti che se avessi atteso un altro minuto, sarei impazzito. Unii le nostre bocche, e quello che era iniziato come un semplice bacio a stampo, divenne qualcosa di più. Ci baciammo come se lo facessimo da una vita, come se ci conoscessimo da sempre... Il bacio finì in fretta, lasciandomi con un gusto dolce in bocca. Non capivo cosa fossimo, forse amici, forse di più, ma sicuramente non fidanzati. 

Quindi siamo non fidanzati, più che amici e ci possiamo baciare. Incasinato. Stupido. Pericoloso. Finirà malissimo, ma mi piace. 

Formulai degli stupidi pensieri mentre osservavo i suoi occhi verdi. L'abbracciai e le accarezzai la schiena. -Dormi Principessina. Non puoi mica rinunciare al tuo sonnellino di bellezza.- Le dissi scherzoso. Lei sorrise, facendomi mancare un battito. -Adoro quando mi chiami così.- disse. La strinsi ancora di più, inspirando il suo profumo di Iris. Particolare, dolce, buono e decisamente insolito. Come lei. Lei si addormentò in fretta, stretta a me come una bimba con il suo papà. Le ho sempre viste così le relazioni: a turno, si diventa l'uno il genitore dell'altro. Lei diventa mamma quando lo riprende bonaria o lo consola quando crolla. Lui, diventa papà quando l'abbraccia quando è impaurita o quando la protegge. E' così che deve essere. Mi persi in una spirale di pensieri infiniti, che mi portarono ad un sonno profondo. 

Il mattino seguente

La mattina mi alzai e trovare Valentina affianco a me scaldò il mio cuore. Dormiva tranquilla, senza mostrare una briciola del terrore della sera prima. La mano. Non era ancora il momento adatto per parlarne, ma lo avrei fatto. Scesi le scale nel più assoluto silenzio, e guardai l'orologio in cucina. Erano le 6:45, avevo giusto il tempo di preparare la colazione a Valentina. La scuola era quasi finita, ma ancora una settimana di lavoro non ce la toglieva nessuno. Presi dal frigo il latte e lo misi a scaldare. Poi cercai un po' di marmellata e delle fette biscottate. Presi la caffettiera e preparai la moca. Una volta che latte e caffè furono pronti, li mischiai e feci il caffellatte. Preparai la tavola e poi andai a svegliare la Principessa. Mi avvicinai al letto e la chiamai. Lei aprì leggermente gli occhi ed emise un lamento. -Lo so che non vuoi alzarti, ma se non lo fai da sola ti prendo di peso e ti metto in piedi io. E no, non sarò gentile.- Le dissi sorridendo. -Okay, mi alzo...- Disse biascicando. Si alzò alla velocità di un bradipo e si stiracchiò. -Ti ho preparato la colazione, scendi di sotto. Ti aspetto quando esci dal bagno.- Dissi. Scesi di nuovo e mi sedetti a tavola, aspettandola pazientemente. Quando arrivò e si sedette, aveva una faccia da morto. -Che succede?- Chiesi preoccupato. -Ho il ciclo.- Tre parole, il terrore. -Oh, ehm... Vuoi che vada a comprarti gli assorbenti? Grazie a mia madre ormai ho la laurea. Vuoi della cioccolata? Dovrebbe essercene un po' in dispensa. Hai male? Ce l'hai le pillole per i crampi? Vuoi la borsa dell'acqua calda?- La riempii di domande. -Allora... Sì, di assorbenti ne ho bisogno, prendi i notte massima assorbenza con ali. La cioccolata no grazie, no, per ora non ho male, grazie a Dio, Sì ho le pillole e no, niente borsa dell'acqua calda, grazie. Tua madre ti ha istruito proprio bene.- Disse sorpresa. Lei non sapeva che quando mia madre aveva le sue cose, era la fine. Ormai negli anni mi ero abituato ad avere a che fare con donne mestruate. Finimmo la colazione in tranquillità, andai a comprare ciò che dovevo e andammo a scuola. La incontrai all'intervallo con una ragazza che non riconobbi. Era bionda, abbastanza alta e snella e stava parlando con lei. Avrei voluto approfondire, ma vidi la Botto e me la diedi a gambe. Ero contento che Valentina si fosse fatta degli amici. Poi la campanella suonò e tornai in classe. All'ora di pranzo non la vidi e io tornai a casa. Quando ebbi finito di mangiare, mi venne detto che mio padre mi attendeva nel suo ufficio. Mi recai immediatamente lì, sapendo che mio padre non amava aspettare a lungo. Quando varcai la soglia, il suo sguardo tagliente incontrò il mio. I suoi occhi castani mi scrutarono e successivamente mi fece segno di accomodarmi. Mi sedetti sulla poltroncina di pelle scura e attesi il verdetto. -Ho saputo che ieri sei andato via prima di quanto era stato detto. O sbaglio?- Disse. -No, non sbagli.- Dissi abbassando lo sguardo. -Martina non ha apprezzato e il sindaco me lo ha detto. Mi hai fatto fare una figuraccia! Figlio ingrato che non sei altro!- Disse urlando. -Io ti do la possibilità di conoscere la figlia del sindaco, una bella ragazza e di buona famiglia e vengo a scoprire questo? E' questo il tuo ringraziamento? Scappi da un'altra ragazza?- Disse infuriato. Si ricompose e mi scrutò con aria intimidatoria. -Per rimediare, sabato andrai al Dance All Night, un locale più giovanile. Andrete lì perché il fine settimana si esibiscono delle ragazze in modo anonimo e mi sembrava una cosa carina. Vedi di non farmi vergognare.- Disse. Mi tornarono in mente le parole di poco prima: "Scappi da un'altra ragazza?" Ma lui come faceva a sapere di Valentina? Quella serpe aveva sentito la nostra conversazione? Decisi di non approfondire e annuire. Stupida ragazza. Solo per avere un po' di attenzioni aveva fatto la spia. Cose da bambini dell'asilo. -Molto bene. Sabato farai ciò che ti ho detto e ti scuserai. Vai pure, ora.- Mi congedò e io uscii. Sospirai e mi chiusi nella mia stanza, a suonare il piano. 

Spazio Autrice:

Ciao raghy! Come va? Ecco il capitolo! Questo è uno dei più lunghi che ho scritto, spero di non avervi annoiato. Il prossimo sarà più interessante. Decisamente. Ho un'idea orribile in testa, quindi iniziate a preoccuparvi del capitolo di domenica. Vi allego la foto del dipinto di Valentina, come promesso nello scorso capitolo. Baciiii<3

L'ho fatto io, giuro

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L'ho fatto io, giuro.

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