Stavo andando in bagno, quando tutto si fermò. Blackout. Strano, dato che avevo fatto attenzione a non sovraccaricare l'impianto. Ero difronte al bagno, quando, prima ancora che bussassi, la porta si spalancò e una ragazza bellissima si scontrò sul mio petto. Riconobbi subito il profumo di Valentina. Sembrava sconvolta, mi oltrepassò e si accasciò pochi metri dopo, come stordita. La chiamai svariate volte , ma non mi sentiva. Stava avendo un attacco di panico, ma non capivo il perché... Dato che non mi rispondeva, mi abbassai e la circondai con le braccia. -Matteo...- Mi aveva riconosciuto. Poco dopo svenne tra le mie braccia. Le tolsi immediatamente la maschera, per aiutarla a respirare e vidi il suo volto bianco come un cencio. La presi dolcemente in braccio e la portai al piano superiore, verso le stanze. Per qualche strano motivo, appena era uscita lei dal bagno, era tornata l'elettricità. Una volta portata in una stanza degli ospiti, chiamai mia mamma. Andai a cercarla nella sua biblioteca e la trovai a leggere un vecchio libro. -Mamma, ho bisogno di aiuto. Una ragazza è svenuta durante il blackout e... - Lei alzò gli occhi e mi scrutò un po' confusa. - Quale blackout?... Non importa, portami dalla ragazza. - Anche se un po' perplesso, non diedi peso alla sua domanda e la portai in camera, dove la mia principessa giaceva, pallida, sul letto enorme. Mia madre la scrutò preoccupata e le passò una mano sulla fronte. - Scotta. Portami la pezza bagnata, per favore. - Uscii di fretta dalla stanza e tornai con uno straccetto bagnato e una bacinella di acqua fresca. - Non darle nessun medicinale, potrebbe essere allergica a delle componenti chimiche. Io vado a concludere la festa, dato che si è fatto tardi. Bagnala sulla fronte e dietro il collo.- Prese un termometro e me lo mise in mano. - Controlla la temperatura ogni tot tempo, se non si abbassa, chiamami. - Detto ciò, uscì dalla stanza socchiudendo la porta. Iniziai a bagnarle il volto, accarezzandole i capelli. I tratti del volto erano ancora incrinati da un'espressione di panico, la pelle pallida stava riprendendo colore e le labbra carnose sembravano più morbide del solito. Resistetti all'istinto di baciarla, continuando il lavoro e misurandole la febbre di tanto intanto. Per fortuna la temperatura stava calando, quindi smisi di continuare a umidirle la pelle, lasciando solo la pezzuola bagnata sulla sua fronte. Mi persi ad osservarla e, ormai ossessionato dai miei pensieri, posai le mie labbra sulle sue. Le sue labbra soffici e tiepide mi accolsero, donandomi un brivido di felicità. Fu solo un bacio a stampo, ma bastò a farmi sentire un assaggio di quello che desideravo più di ogni altra cosa. Guardai la piccola sveglia sul comodino affianco a me, constatando che fossero le tre del mattino, quindi mi sdraiai affianco a lei mi addormentai accarezzandole il braccio.
Il mattino seguente
Un dolce profumo stuzzicò le mie narici. Aprii di poco gli occhi, giusto per vedere una mano pallida posata sul mio petto. Voltai leggermente il capo e vidi Valentina, ancora addormentata affianco a me. Le accarezzai il volto, svegliandola. Aprì leggermente gli occhi, rivelando i suoi smeraldi un po' scuri per essere stati nascosti alla luce per molto tempo. Osservò il mio volto in lungo e in largo, e un piccolo sorriso si fece spazio sul suo volto. Le si era sbavato un po' il trucco, ma era bellissima lo stesso. Le sorrisi di rimando, con il cuore che era già addolcito dalla sua visione. Valentina sembrava essersi ripresa abbastanza, ma era evidente che avesse bisogno di riposo. Era lunedì, ma visto il suo stato e la mia stanchezza, decisi di non andare a scuola. -Buongiorno, principessina.- Lei si stiracchiò e mi guardò. - Ma che è successo? Va bene che ho bevuto un pochino ma non mi sembra di aver esagerato...- Sorrisi alla sua faccia confusa. - Ma no, la mia principessina non si è ubriacata. Sei andata in bagno, hai avuto un attacco di panico durante il blackout e sei svenuta. Avevi un po' di febbre e quindi ti ho portata qui, nella stanza degli ospiti.- Vidi un'ombra di paura nel suo sguardo, ma si affrettò a nasconderla. Mi insospettii. -Sicura che vada tutto bene?- Chiesi. - Oh... Ehm... Sì, grazie.- La sua esitazione non mi piaceva affatto. La osservai con sospetto. Decisi di non mettere il dito nella piaga e lasciar perdere. La aiutai a scendere dal letto, visto che era un po' indebolita. La accompagnai in cucina e la feci sedere su uno degli sgabelli davanti alla penisola della cucina. Presi una scodella e ci misi dei biscotti, poi presi un po' di latte dal frigo e lo misi a scaldare. Nel mentre arrivò mia madre con la camicia da notte azzurra addosso e i bigodini nei capelli. -Oh, buongiorno cara! Come ti senti?- Lei le sorrise.- Molto meglio, grazie. Lei è la mamma di Cos... Ehm, volevo dire Matteo, sì, Matteo.- A mia madre scappò una risatina e la guardò con dolcezza. -Sì. Ti ha trattata bene, vero?- Sbuffai. Come se ci fosse da chiederlo.- Certo! Suo figlio è un vero tesoro!- Mi sentii arrossire e mi voltai dall'altra parte per non farlo notare. - Oh, non mi dare del lei! Chiamami pure Leila! Tu come ti chiami?- - Mi chiamo Valentina.- Mi voltai e vidi mia madre sorriderle con affetto. Versai il latte caldo in due tazze e le misi sul ripiano. Mi sedetti affianco a Valentina e le allungai una fetta di crostata che avevo messo su un piattino. La osservai mangiarla con gusto. Un sorriso di distese sulle mie labbra e mi persi ad osservarla. Come al solito il suo profumo si spandeva nell'aria rendendo tutta la stanza consapevole della sua presenza. Osservai le sue labbra, che poco prima avevo baciato, e di riflesso mi sfiorai le mie. - Hai finito di fissarmi come un ebete?- La sua voce mi riportò alla realtà. A mia madre scappò una risata cristallina. -Mi piace questa ragazza!-
Non sai quanto piaccia anche a me, mamma.
Vidi Valentina arrossire leggermente. -Imbarazzata, Principessina?- Lei ridacchiò. -Mai quanto te.- Disse indicando le mie guance. Mia madre si alzò e si congedò, lasciandoci alla nostra privacy. Facemmo colazione insieme in tranquillità e poi lei ritornò nella sua stanza per riposarsi ancora un pochino. L'avrei riportata a casa per l'ora di pranzo. Mentre passavo davanti al salotto, mia madre mi richiamò dall'interno. Entrai, trovandola sulla poltrona con addosso un vestito da casa. Mi fece segno di sedermi affianco a lei, sull'altra poltrona. Mi sorrise caldamente. -Vedo che ti sei innamorato.- Sussultai leggermente. - Ma no, che dici. E' solo un'amica.- Lei mi osservò attenta. - Tesoro, non mentirmi. Il tuo sorriso, i tuoi occhi e il linguaggio del tuo corpo ti tradiscono. Sei innamorato, non saprei definire quanto, ma lo sei. E lei è una ragazza così dolce... Non serve conoscerla per capirlo. Ed è anche molto bella. Non mentire alla tua mamma.- Disse convinta. - Non ti si nasconde nulla eh? Non credo che lei ricambi. Mi vede solo come un amico. E poi non potrebbe mai durare. Siamo troppo diversi.- Dissi incupendomi. - Papà non permetterebbe comunque la nostra relazione. Lo sai che è contrario ai matrimoni tra poveri e ricchi. Lei non è povera, ma nemmeno ricca. Non potrebbe mai permetterlo, e io non voglio causare problemi a nessuno.- Dissi risoluto. Mi sarebbe passata, prima o poi. - Non badare a tuo padre. Segui il cuore. Non lasciarti fermare dalle barriere imposte dalla società. Non farlo.- Disse con serietà. -Mamma, non iniziare con la cosa del "segui il tuo cuore", non attacca. Siamo e saremo per sempre buoni amici e mi basterà.- Mi alzai e mi diressi verso la porta.- La porto a casa, ci vediamo più tardi.- Detto ciò uscii dalla stanza e mi diressi alla stanza degli ospiti. Valentina era già pronta, con addosso il suo vestitino tutto sistemato e la borsa in mano. La portai alla macchina e la riportai a casa. Le raccomandai di chiamarmi se avesse bisogno di aiuto e le dissi di riposare. Tonai a casa, quando Alberto, il nostro maggiordomo, mi disse che mio padre mi aspettava nel suo ufficio. Mi diressi da lui, entrando nel salottino che lui usava come ufficio. Ai pavimenti c'erano dei tappeti persiani, la scrivania in mogano spiccava nella sua eleganza al centro della stanza. Davanti ad essa due poltroncine erano state sistemate. Mi sedetti su una di esse, attendendo che mio padre parlasse. - Figliolo, ti ho chiamato per comunicarti che mercoledì dovrai vederti con Martina Botto, la figlia del sindaco, per un pranzo a casa loro. Vedi di comportarti come si deve, non mancare e vestiti adeguato. Non voglio sentire obiezioni.- Sospirai - Va bene, papà.- Sorrise tronfio. - Molto bene. Puoi andare ora.- Uscii dal suo studio con l'umore a terra. Sperai soltanto che Valentina non sarebbe venuta a saperlo. Non volevo che pensasse che fossi già impegnato. Mi rassegnai, andai nella mia stanza e mi sfogai sul pianoforte.
Spazio Autrice:
Ciao raghy, come va? Dai che manca poco alla fine!(della scuola intendo) Spero che questo pov di Matteo vi sia piaciuto, ci ho messo dentro tutta la mia voglia di vivere per completarlo, questa settimana ero veramente KO. E non ho tempo da perdere, sono stra indietro, quindi non so se riuscirò a pubblicare regolarmente, spero di sì. Nel dubbio,se aggiungete il libro alla biblioteca vi arriva una notifica ogni volta che pubblico. Votate e commentate, sponsorizzate la mia storia se vi va e vi lascio così. Baci<3<3<3
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Il Filo del Destino
ChickLit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...