Tre anni dopo
Quel giorno decidemmo di andare in spiaggia. Eravamo in macchina, il bagagliaio pieno di roba e i finestrini abbassati. Era piena estate e viaggiare sotto il sole con trenta gradi era piuttosto pesante. Per alleggerire il viaggio misi della musica e poco dopo ci ritrovammo a cantare a squarciagola. Mi fece tornare in mente i vecchi tempi, quando ancora cantavo al Dance All Night, al quale avevo rinunciato. Come promesso, il padre di Matteo mi aveva trovato un lavoro e ora lavoravo part-time in un salone di bellezza. Devo ammettere che mi piaceva molto e avevo anche iniziato dei corsi per estetista. Il viaggio trascorse pacificamente, e tra risate e canzoni arrivammo presto alla spiaggia. Parcheggiammo e iniziammo a scaricare la macchina. Il mare era bellissimo, una distesa d'acqua piatta e cristallina. Ci caricammo addosso le borse e iniziammo a trasportarle verso le scalette che portavano alla spiaggia. Una volta arrivati, sentii la sabbia tiepida solleticarmi i piedi. Quella in cui andavamo era la spiaggia privata dei suoi, con tanto di casettina in legno contro la parete rocciosa. Posammo le borse al centro e iniziammo a sistemare i lettini richiudibili che ci eravamo portati dietro. Matteo piantò l'ombrellone e io sistemai gli asciugamani. Presi la borsa frigo e le chiavi del casottino e andai a posare il cibo nel frigo. Una volta tornata dall'ombrellone aprii la prima borsa e tirai fuori la pochette con le creme solari. Presi la crema solare 50+ e iniziai a spalmarla sul corpo. Poi mi voltai verso Matteo e gliene versai un po' sulla schiena. -E' la cinquanta più?- Chiese. -Sì tranquillo, lo so che poi ti bruci.- Gli dissi premurosa. Mi ricordai dell'unica volta che gli avevo dato la trenta, che la sera era tutto rosso e aveva la pelle che si sfogliava. Poverino. Io avevo sempre avuto una buona resistenza, ma alla fine mi aveva convinta a mettere la protezione più alta. Mi aveva spiegato che il numero sulla confezione indicava la durata della protezione sulla pelle e che era molto meglio quella più forte perché abbassava anche il rischio di tumore. Una volta che ebbi finito di spalmargli la protezione lui fece lo stesso sulla mia schiena. Poi presi uno stick di protezione apposta per i nei, visto che entrambi ne avevamo pochi ma grossi, e quindi più pericolosi. Una volta finito, corremmo verso l'acqua. Amavo il mare, una distesa infinita, che cela in esso segreti che non ci sono concessi. La chiave per un mondo così diverso dal nostro da essere meraviglioso e spaventoso allo stesso tempo. Mi aveva sempre affascinata l'idea che l'acqua è vitale, ma è anche causa di morte, come a sottolineare l'equilibrio che domina l'universo. Mi immersi nell'acqua ancora fredda, godendomi lo shock iniziale. Risalii in fretta. Osservai Matteo che non si era ancora immerso e mi venne un'idea. Andai da lui gli saltai sulla schiena, spingendolo sott'acqua. Mi staccai immediatamente e lui risalì. Rimasi incantata dalla sua figura, con le goccioline d'acqua che scorrevano lungo il suo corpo e creavano dei giochi di luce contro il sole. Quando aprì gli occhi, lo spettacolo mi sembrò ancora più bello. Le sue iridi sembravano fondersi con la distesa marina, con i loro colori incredibili, domati da sfumature bluastre che creavano dei contrasti meravigliosi. Il suo volto scolpito da dio era incorniciato dai capelli neri bagnati. Delle gocce d'acqua si erano formate sulle sue labbra. Andai verso di lui e gli misi le braccia attorno al collo, attirandolo verso di me. Posai le labbra su di lui e le nostre lingue s'incontrarono. Il suo sapore misto al sale del mare mi fece impazzire, facendo diventare il bacio più irruento e famelico. Le nostre lingue iniziarono una danza passionale e Matteo mi prese in braccio, poggiando le mani sui miei glutei. Mi trasportò verso il lettino e interruppe il bacio solo per prendere le chiavi del mini chalet. Si diresse verso di esso e aprì la porta, riprendendo il bacio. Si sedette sul divano e mi misi a cavalcioni su di lui. Le sue mani iniziarono a esplorare ogni centimetro di pelle e mi slacciò il costume. Continuammo a baciarci in modo scoordinato e il desiderio annebbiò il mio cervello. Nella confusione sentii il rumore di un incarto di plastica e dopo di che, so solo che è stata la mattina più bella della mia vita.
***
Quel pomeriggio lo passammo sulla spiaggia, alternando un po' di beach volley a varie nuotate. Mangiammo un ghiacciolo e chiacchierammo, cantammo e ridemmo. Mi godetti la felicità del momento. E feci bene. Al crepuscolo, il mare era dipinto di tutte le sfumature possibili e decidemmo di fare un altro bagno. Entrammo nell'acqua con più calma delle volte precedenti, determinati nel voler assaporare ogni momento del tramonto. La luce del sole ci baciò la pelle, indorando l'atmosfera e rendendo magici i nostri sguardi, accompagnati da qualche bacio casto. Ridemmo e ci sussurrammo frasi d'amore cariche di sentimenti. Matteo andò a recuperare il telefono e lo piantò nella sabbia, con la fotocamera accesa e il conto alla rovescia attivo. Ci scattammo delle foto al tramonto che esprimevano tutto il nostro amore. Prendemmo il nostro audio registratore e ci registrammo dei massaggi segreti che ci saremmo potuti rivelare solo l'indomani. Le stelle iniziarono a comparire nella volta celeste accompagnate dalla luna che illuminava la notte come sempre. Come da tradizione, ci scambiammo la solita frase "la luna è bellissima, non credi?" e poi demmo il via per la nostra cena romantica. Mangiammo degli spaghetti alla carbonara e io bevvi un bicchiere di Dolcetto, un vino molto rinomato del Monferrato. Matteo non bevve alcolici perché dovevamo tornare a casa, casa nostra. In pochi anni ero riuscita a guadagnare la totale indipendenza dai miei genitori e io e il mio ragazzo eravamo andati a convivere in una bifamiliare che eravamo riusciti a comprare con i miei risparmi e con u po' di aiuto dei suoi genitori. Richiudemmo ombrellone e lettini e dopo un saluto silenzioso alla nonna, con lo sguardo rivolto al cielo, caricammo la roba in macchina. Salimmo in macchina, ma prima di mettere in moto, Matteo mi diede un lungo e dolce bacio. I suoi occhi avevano una luce strana. -Va tutto bene amore?- Gli chiesi. Ma lui mi rispose che mi aveva baciata perché era molto felice e mi amava così tanto che le parole non gli bastavano più. Durante il tragitto per il ritorno verso casa, a una svolta notai una macchina che arrivava da uno sbocco da destra un po' troppo velocemente. Riuscii a vedere che il conducente era riverso sul volante e urlai a Matteo un -ATTENTO!- , ma era troppo tardi. Mannaggia a me.
Spazio Autrice:
Salve a tutti quanti, *sospiro*, eccoci con questo capitolo. Vi voglio lasciare sulle spine, ma tanto lo so che avete capito. Mi sto distruggendo mentalmente per due motivi: 1.Il fatto che la storia in due capitoli è chiusa 2. I prossimi due capitoli. Chi sa sa. Comunque, a parte le ultime righe, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi chiedo di votare e commentare. Siccome siamo quasi alla fine, vi chiedo anche di pubblicizzare un po' la mia storia, se vi va. Ora vi lascio in pace, ma preparatevi per i prossimi capitoli.
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Il Filo del Destino
ChickLit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...