Dopo aver passato un pomeriggio splendido con Valentina, tornai a casa. Entrai dalla porta e trovai il maggiordomo ad aspettarmi. -Suo padre l'attende in ufficio.- Disse. -Vado immediatamente da lui, grazie.- Dissi preoccupato. Dopo ciò che avevo fatto a Martina, non avevo idea di cosa mi sarebbe successo. Mi recai verso il suo studio, bussai alla porta ed entrai. Lo trovai già a fissarmi oscuro in volto. Non disse una parola. Mi sedetti su una poltroncina e attesi che parlasse, decisamente non intenzionato a rompere il silenzio. -Allora, come potrei cominciare...- Disse accarezzandosi la barbetta grigia. -Intanto, non mi pare di averti insegnato a trattare così le ragazze. Mi sembrava di averti dato almeno le basi dell'educazione. Ma almeno hai idea di che figura tu mi abbia fatto fare? Il padre di Martina era furioso.- Abbassai il capo per nascondere il lampo di soddisfazione e fingermi dispiaciuto. - Vorrei dirti che mi dispiace, ma non è così. Lei ha drogato il mio drink e ha provato a baciarmi in un momento di debolezza. Molto probabilmente penserai che non ci sia nulla di male... be', peccato che a me lei non piaccia! Mi fa schifo! E' una serpe e nei nostri appuntamenti non sembrava poi così felice. Forse nemmeno le piaccio. E' tutto un piano per farmi mettere con un nostro "simile", vero?- Dissi arrabbiato. -Sei sicuro che tu abbia reagito in quel modo solo perché ti ha drogato il drink e non ti piace, o perché c'entra una ragazza, eh? Lo so che ti sei innamorato di Valentina Perillo! Fattela passare, tu non sposerai una come lei.- Ma certo! Perché non ci avevo pensato prima? Lui sapeva tutto! Aveva programmato tutto! Non parlai. Mi alzai e uscii sbattendo la porta. Non avrei rinunciato a Valentina per nulla al mondo, non dopo averla trovata, non dopo averla riabbracciata. Era la mia fidanzata. Cosa sarebbe successo se mio padre lo fosse venuto a sapere? Un'idea spietata mi venne in mente. Corsi giù da mia madre e la trovai in cucina a sorseggiare una tisana. I suoi occhi cerulei incontrarono i miei e mi sorrise. Aveva i capelli rossi, ormai un po' bianchi, raccolti in una crocchia un po' spettinata e una tuta da casa addosso. -Ehi, tesoro, che c'è?- Mi chiese con voce soffice. -Ecco... Mi sono innamorato di lei, mamma. E' stato come se avessi visto una lucciola in una notte senza cielo, come un bacio in un mondo di schiaffi. Ci sono tante cose che vorrei raccontarti, ma non mi crederesti ma adesso non importa. Papà ha scoperto che la amo e ha fatto di tutto per sabotarci, ma noi ci siamo fidanzati. Sono appena stato da lui e mi ha minacciato, dicendomi che non possiamo stare insieme, ma io voglio invitarla qui e fargli vedere che ci amiamo e che non m'importa di che cosa vuole lui. Voglio portarla qui e spiegargli che senza di lei io non vado da nessuna parte. Voglio portarla qui e mostrare il dito medio a papà. In fondo io sono umano e lui non può decidere per la mia vita, ormai sono anche maggiorenne! Io non sposerò una di quelle sgualdrine figlie di papà che mi presenta lui.- Dissi. Lei si fece seria. -Matteo, io non ti fermerò, ma ti chiedo solo di pensare. Ricordati che stai mettendo in mezzo Valentina. Io non ti fermerò, ma se le cose si metteranno male per lei, sarò io personalmente a dividervi. E voglio anche ricordarti che se lei ti deludesse, la colpa non è sua né di tuo padre, perché sei tu che hai deciso di portarla qui. Per il resto, fai il culo a tuo padre. Io sono dalla tua parte.- Disse. E vidi la fermezza e la convinzione nel suo sguardo. -Va bene mamma. Io so che andrà tutto bene.- Detto ciò, le diedi un bacio sulla guancia e mi diressi al piano superiore. Andai in camera e presi il telefono. Digitai il numero di Valentina, che avevo imparato a memoria a furia di fissarlo il giorno della catastrofe, aspettando una sua chiamata, e attesi che rispondesse. -Pronto? Amore?- chiese. Mi aveva chiamato "Amore" e il mio cuore aveva tre capriole all'indietro. -Ehi, amore! Senti, lo so che potrebbe essere troppo presto, ma volevo invitarti a casa mia, domani, per farti conoscere i miei genitori. Più che altro mio padre, visto che mia mamma l'hai già incontrata.- Dissi, preoccupato della sua risposta. -Ma certo! E ti ricordo che non è troppo presto, ci amiamo da duecento anni.- rispose. Tutta l'ansia scomparve e mi ritrovai a sorridere come un'ebete. -Allora a domani, piccola.- Dissi. -A domani.- E dopo riattaccò. L'ansia per ciò che sarebbe successo l'indomani mi attanagliò lo stomaco. Tornai di sotto per cenare. Mi sedetti a tavola e non spicciai una parola dall'inizio alla fine. Tornai nella mia camera e mi sfogai sul piano finché la stanchezza non ebbe la meglio e mi rifugiai tra le coperte.
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Il Filo del Destino
ChickLit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...