Mercoledì arrivò troppo in fretta e mi ritrovai a casa del sindaco con un con un completo ridicolo addosso e un mazzo di fiori che non volevo portare. Suonai al campanello di quella villa lussuosa e attesi che qualcuno mi aprisse la porta. Un ometto in divisa mi aprì la porta. Dedussi che fosse il maggiordomo. -Buongiorno, lei è il signorino Parodi, corretto? In tal caso la condurrò alla sala da pranzo, dove la signorina Botto la attende.- Mi fece passare e mi condusse verso la sala da pranzo. Il pavimento era tirato a lucido, mi ci potevo specchiare e le pareti erano piene di quadri o fotografie, mobili e tutto il resto non presentavano un briciolo di polvere. Entrai attraverso una doppia porta e ebbi accesso alla sala da pranzo. Il tavolo enorme, al centro, era in legno ed era stato apparecchiato a regola d'arte. Martina era seduta al tavolo e mi fissava con aria sognante. Le sorrisi, controvoglia, ma cercai di farlo sembrare più veritiero possibile. Le porsi il mazzo di fiori e la vidi arrossire. - Ciao Martina- Dissi. - Oh... Ciao Matteo- Disse arrossendo ancora di più. La sua voce era terribile, proprio come una cornacchia. Mi sedetti davanti a lei, osservando le portate presentate. Un po' di salame, della torta salata e delle tartine al salmone erano state messe come antipasto. Presi una tartina e iniziai a mangiare sotto lo sguardo di Martina. Anche lei prese da mangiare aspettammo in silenzio l'arrivo del primo. Quest'ultimo non tardò ad arrivare e ben presto un piatto di pasta al pesto di rape rossa mi fu servito. -Buon appetito- Dissi iniziando a mangiare. -Altrettanto- rispose lei. Mangiammo in silenzio. Non avevo la minima voglia di chiacchierare con la ragazza che ero stato obbligato ad incontrare. - Ecco... Ti andrebbe di fare una piccola passeggiata dopo? Giusto per digerire-
No, grazie.
-Oh, sì, ma certo.- Dissi mostrandole il mio sorriso più cordiale. Finimmo il prima e ben presto arrivò il secondo. Una cotoletta alla milanese e limone, accompagnato da un po' d'insalata. Mentre mangiavamo, decisi di provare a parlare un po'. - Tuo padre? Non mangerà con noi?- Lei mi guardò, con i suoi occhi da cerbiatta abbelliti dal mascara. - No, ha del lavoro da fare.- Disse fredda. -Oh, okay.- Dissi chiudendo la faccenda.
Nemmeno cinque minuti di conversazione e mi sono già stufato. Con Valentina non succede mai, anzi, non vorrei mai smettere di parlare.
Finimmo il pranzo in religioso silenzio, senza nemmeno che io la guardassi. Mi limitai a ringraziare il cameriere quando portava qualche portata. Una volta finito di mangiare, le concessi un'occhiata. Mi stava fissando con insistenza. -Vogliamo fare questa passeggiata?- Chiesi celando l'impazienza di andarmene. Lei annuì, alzandosi. Feci lo stesso a la seguii verso una portafinestra che dava sul giardino curato. Un sentiero di mattonelle faceva il giro del cortile, segnando la strada da seguire. Ci incamminammo e lei iniziò a parlarmi della sua giornata, come se mi interessasse. - Oggi ben due ragazzi ci hanno provato con me, sai, sono piuttosto ricercata...- Disse, vantandosi.- Ma io rifiuto sempre tutti, non sono fidanzata ma... C'è un ragazzo... Che mi fa impazzire, sono follemente innamorata di lui.- Disse lanciandomi occhiate discutibili. - Anche io sono innamorato di una ragazza, è così bella... Ha un cuore d'oro e mi piace da impazzire.- Dissi cercando di farle capire di non essere interessato, ma lei arrossì.
Oh no, si è fatta l'impressione sbagliata. Che stupido che sono a non averci pensato!
Mentre cercavo qualcosa da dire, il telefono suonò in tasca. Mi scusai, mi allontanai e lo estrassi dalla tasca, leggendo Principessina. - Hei, Principessina, che succede?- dissi preoccupato. -Coso, vieni a casa da me, devo darti una cosa molto importante.- Disse. - In che senso devi darmi una cosa? Spero che sia ciò che sto pensando...- - Se stai pensando ad un regalo di compleanno, sì, è quello.- Disse. - Ah... Sì, proprio quello pensavo. Allora arrivo.- Dissi chiudendo la chiamata. Mi voltai verso Martina, che aveva sentito tutto e aveva un'espressione leggermente ingelosita. Ma chi si credeva di essere? - Scusa, ma devo proprio andare.- Dissi sbrigativo. -Oh, ma certo. non c'è problema, per carità. Vai pure.- Disse con uno sguardo maligno. La salutai e me ne andai, dirigendomi alla mia macchina. Guidai fino a casa di Valentina e aprii la porta. La trovai davanti al cavalletto, con tavolozza e pennelli in mano e cuffie in testa. Mi sforzai di essere il più silenzioso possibile, mettendomi alle sue spalle. Osservai il suo dipinto: una foresta di sempreverdi innevata, con le orme di qualche animale impresse sul suolo. Lo stava ritoccando. -Smettila di fare il ninja e salutami, per favore.- Disse con una punta di divertimento. Sbucai fuori e le sorrisi genuino. Lei si voltò, togliendosi le cuffie e dandomi una pennellata di verde sul naso. Feci per guardare la punta del mio naso e lei scoppiò a ridere. -Lo sai che mi dovrai rimborsare? Io sono un'opera d'arte!- Dissi fingendomi indignato. -Sì, un'opera d'arte presa dal minimarket sotto casa- Disse ridacchiando. -Che crudeltà! Oh, Dio, perdonala per la sua maleducazione nei confronti di una tua opera! E' un po' così lei, bisogna prenderla così com'è...- Dissi rivolgendomi al soffitto. -Oh, ma smettila! Se continui non ti do il regalo!- Disse lei guardandomi storto, ma con ancora una scintilla di divertimento in volto. Mi feci subito serio. -Ai suoi ordini, signora!- Dissi facendo il saluto militare. -Signora? Mi fai così vecchia? Guarda che stai rischiando eh!- Mi disse minacciandomi con il pennello sporco di tempera. - Mi scusi, Principessina. Ora, veniamo alle cose importanti: dov'è il mio regalo?- Dissi come un bambino il giorno di Natale. Lei sorrise e mi fece senno di seguirla. Mi portò in camera sua e mi porse un pacchettino azzurro. Lo aprii e mi ritrovai in mano il dipinto di una spiaggia al tramonto, con due delfini. -E' il mio primo dipinto del mare... Ecco... So che non è molto ma...- La fermai. - Assolutamente! Nessuno mi aveva regalato un dipinto. Mi hanno sempre regalato giocattoli di ultima generazione, vestiti costosi, orologi... Ma nessuno, proprio nessuno, mi ha mai regalato una cosa simile! E' il miglior regalo si sempre!- Dissi abbracciandola. Lei si strinse contro il mio petto e per un secondo, mi sembrò che avesse preso una generosa boccata d'aria per inspirare il mio profumo. Scostò la testa dal mio petto e mi guardò in faccia. -Ho anche scoperto altre cose sul diario di Anna- Disse seria. La lasciai andare e ci sedemmo sul letto. -Ho capito che lei si era innamorata di un certo Pierluigi, ma suo padre non permetteva le nozze, perché lei era ricca e lui povero e il padre l'aveva già promessa in sposa ad un nobile, che era una persona abbastanza antipatica e arrogante, a detta sua.- Disse osservando il quadernino consumato poggiato sul comodino. Assurdo come quella storia si riflettesse sulla mia vita, proprio come uno specchio. Non ho idea di come vada a finire la storia, ma spero che andrà tutto per il meglio. Magari posso provare anch'io con quel metodo. -Ah! Non è tutto! Loro si incontravano di nascosto in un bosco qui vicino, sotto una grande quercia dove hanno inciso i loro nomi!- -Oh, be', ormai le incisioni saranno state cancellate dalla corteccia della quercia che si è stratificata, ammesso che non sia caduta.- Dissi cinico. - Oh, come sei pessimista...- disse lei alzandosi. -Dove vai?- Le chiesi. -A prendere i libri per studiare. Ok che siamo praticamente alla fine dell'anno, ma io ho ancora della verifiche.- Disse andando alla scrivania. Aprì un libro prese un evidenziatore. Mi stesi sul suo letto, posai il quadro che mi aveva regalato su comodino e chiusi gli occhi. Morfeo mi accolse nel mondo dei sogni e caddi in un sonno profondo.
Spazio Autrice:
Ciao raghy✨ Come va? Ecco la sorpresa! Visto che oggi è l'ultimo giorno di scuola ✨ ho deciso di pubblicare per festeggiare!🥳 Cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemelo sapere votando⭐ e commentando🗨️! Vi auguro una bellissima estate🤍☀️🌊🌅
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Il Filo del Destino
ChickLit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...