Mi trovavo su una spiaggia, prossima a subire la sfuriata di una tempesta. Il vento mi scompigliava i capelli. Stavo fissando il mare, quando iniziai a singhiozzare senza controllo. Ogni secondo che passava, il mio pianto aumentava, mi sentivo morire, la necessità di urlare raggiunse le mie labbra e delle urla disumane uscirono da esse. La disperazione che mi stava schiacciando era troppa per me. Non volevo spezzarmi, dovevo restare solida per poter continuare a vivere. Una minima crepa sarebbe bastata a far crollare ogni cosa. La tempesta accompagnava le mie grida, che scagliavano fulmini in grado di distruggere interi quartieri. Avevo sempre ammirato le tempeste: mia nonna mi diceva sempre che non dovevo avere paura di loro perché erano la prova che anche il cielo aveva bisogno urlare. Non lo avevo mai dimenticato e mai lo avrei fatto. Lanciai un ultimo urlo e tutto si spense insieme ad un fulmine.
Mi svegliai che ero un fascio di nervi. Avevo pianto e urlato davvero. Non riuscivo a respirare, mi sentivo i polmoni come se qualcuno li stesse strizzando. Non sapevo cosa fare, il caos regnava in me. Presi il telefono e chiamai Matteo. Lui era l'unica persona a cui importasse di me, quindi sentivo bisogno di esso. -Pronto? - Cercando un po' dell'ossigeno che avevo ancora in corpo, cercai di parlargli.- Aiutami... Non respiro... Ti prego... Vieni qui...- Dissi tra un tremore e l'altro. Il suo tono di voce cambiò immediatamente. - Valentina, ascoltami: sto arrivando. Cerca di fare dei respiri profondi. Segui i miei: inspira... e espira... - Feci come disse lui finché non arrivò. Gli aprii la porta e lui mi abbracciò. Mi misi a piangere tra le sue braccia, in preda a uno sconforto immane. - Shh... Tranquilla, sono qui adesso. Va tutto bene Valentina.- Mi accarezzò i capelli e mi cullò come una bambina. Mi portò sul divano e, senza mai sciogliere l'abbraccio, mi avvolse con una coperta. Continuò a cullarmi finché non mi calmai.
Non sono in imbarazzo, anzi, mi sento bene, protetta come nessuno mi ha mai fatta sentire.
- Ti senti meglio?- Mi chiese con voce calma. Annuii leggermente. Posò la sua testa sulla mia, stringendomi ancora un po'. Avevo una sensazione bella nel petto, di protezione, di familiarità, di... Di casa. - Vuoi dirmi cosa è successo?- Chiese delicatamente. - Ho appena fatto un incubo, nel quale ho urlato con tutta me stessa, poi mi sono svegliata e non riuscivo a respirare e quindi ti ho chiamato.- Dissi a bassa voce. - Hai avuto un attacco di panico, principessina.- Scostò il capo e mi guardò negli occhi. I suoi occhi marini mi risucchiarono lo spirito, facendomi sentire uno strano sfarfallio nella pancia. - Sei sicura che vada tutto bene?- Avrei voluto mentirgli, ma non avrei mai potuto. -No, non più.- Dissi con la delusione nel cuore. Abbassai lo sguardo, ma lui mi prese il mento e mi risollevò il volto.- Non te ne devi vergognare. Va bene perdere il controllo. Purtroppo nella vita ti succederà ancora che le cose non vadano più bene, avrai paura e ti sentirai afflitta, ma tutto dipende da come deciderai di affrontare la cosa. - Mi spiegò con semplicità. Presi un po' di coraggio e gli chiesi una cosa di cui avevo veramente bisogno. - Puoi... Puoi dormire con me?- Lui mi guardò con tenerezza e annuì. Andammo nella mia stanza e ci mettemmo nel letto. Cuore contro cuore. Lui continuò ad accarezzarmi la schiena e, prima che mi addormentassi, pronunciai due parole. - Grazie, Matteo.- Poi scivolai in un sonno profondo.
Spazio Autrice:
Ecco l'ottavo capitolo! Scusate per il ritardo ma ho avuto alcuni problemi tecnici 😅 Spero che la storia vi stia piacendo. Questo capitolo tratta argomenti un po' delicati e spero di essere stata brava nel trattarli con cura. Vi chiedo di votare e commentare, e vi ringrazio per avermi fatto raggiungere il PRIMO POSTO in "Destiny". Un bacio🤍
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Il Filo del Destino
Chick-Lit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...