Quando mi svegliai avevo ancora tante domande, ma una sicurezza c'era. Un germoglio tra le spine. Dovevo assolutamente parlare con Matteo, chiarire con lui e soprattutto, parlargli della verità emersa. Avevo però la sensazione che qualcosa mi sfuggisse. Ormai la mia vita passata era un libro aperto, ma c'erano delle cose che non erano chiare. Per esempio, non c'era nulla nei miei ricordi che potesse essere minimamente riconducibile alla mano ghiacciata. Decisi di mettere da parte i miei interrogativi e mi diressi a scuola. Prima di parlare con lui avevo ancora un po' di tempo davanti. Ormai ero arrivata all'ultima settimana di scuola e avrei comunque avuto tutto il tempo per parlare con lui. Una volta a scuola le ore trascorsero insolitamente veloci e anche l'intervallo fu abbastanza piacevole. Mi aspettavo una riunione gossip di Martina e invece no. Strano. All'uscita, cercai Matteo con lo sguardo. Non riuscivo a trovarlo. Perlustrai tutto il cortile, ma di lui non c'era traccia. Con un po' di delusione nel petto imboccai la strada per ritornare a casa. Con un moto improvviso, le parole di ieri sera mi tornarono in mente. Quella piccola frase, che a malapena avevo sentito, rimbombò nella mia mente con prepotenza.
- Forse Anna in parte si sbagliava, Valentina. Il destino non è clemente con chi crede di domarlo.-
Le parole presero senso. -Intende che ci punirà...- Dissi tra me e me, preoccupata. Non aveva specificato né quando né come. Non mi ero accorta di essermi fermata in mezzo al vicolo, fin quando un clacson risuonò nell'aria. L'auto andava troppo veloce e io avevo i riflessi lenti, ma qualcosa mi tirò via poco prima di essere investita. Finii tra le braccia di qualcuno e quel qualcuno era proprio Matteo! Arrossii fino alla radice dei capelli. -Oh, ehm... Grazie... Ti sei fatto male?- Lui mi guardò con un mezzo sorriso. -Teoricamente questa battuta spettava a me.- Disse. -Comunque no, sto bene. Anche tu, mi pare. Fai più attenzione la prossima volta.- Disse. -A proposito... Ma tu che ci fai qui?- Chiesi. -Oh, ti ho vista cercarmi come un pulcino in cortile e ho pensato di seguirti ma senza dirtelo e standoti lontano. Quando ti sei fermata mi sono accorto che c'era la macchina ,ho provato a chiamarti ma non rispondevi. Per fortuna ho dei buoni riflessi.- Mi guardò con i suoi occhi marini e non potei che pensare a quanto in realtà ci conosciamo. Ora riuscivo a vedere ciò che prima non capivo. Avevo capito perché con lui era tutto così facile, tutto così naturale e ora ero disposta a spiegarglielo. -Devo parlarti cose molto importanti. La storia del bacio non è poi così grave, in fondo. Ma c'è una verità che ti devo dire. Spero che non mi crederai pazza.- Dissi seria. -Okay, allora andiamo?- Fece cenno verso la strada per casa. Annuii. Ci incamminammo in silenzio per la strada. Non parlammo, due anime secolari non hanno bisogno di parlare per capirsi. Aprii la porta di casa. -Benvenuto (di nuovo) nella mia umile dimora.- Dissi scherzando. Un giorno senza di lui era stato terribile. Capii che mi fosse mancato più di quanto credessi quando il mio cuore risalì in gola appena lo vidi ai fornelli. Mi era mancato il suo sorriso, la sua voce, il suo profumo...Mi era mancato così tanto che sarei potuta morire. Mi affiancai a lui e lo aiutai. Una volta a tavola, con un classico piatto di pasta al pomodoro, iniziai a raccontare ciò che avevo letto nel diario. -...E be', fin qui tutto normale. Ora arriva la parte strana. Mi prometti che mi crederai?- Chiesi. -Ti crederò.- Disse. -Una frase, alla fine di tutto, ha innescato qualcosa nella mia mente. Come se fosse stata la parola segreta per accedere ai miei ricordi...Della vita passata. Ho ricordato...Te. Ho ricordato Anna e Pierpaolo. Ho ricordato noi. Un "noi" che era stato seppellito nei secoli, ma che è tornato a brillare la prima volta che ci siamo guardati. Credo che il sortilegio abbia funzionato. Ti avevo promesso che sarei tornata e l'ho fatto.- Dissi. Lui rimase a fissarmi e lentamente un sorriso fece capolino sul suo volto. Si alzò e mi abbracciò. -Sei tornata davvero. Sei tu.- Disse in un sussurro. -In che senso?- Chiesi confusa. -Da bambino, nei miei sogni, vedevo una ragazza, ma era sempre sfocata e non sapevo chi fosse. Mi ricordo che mi parlava con dolcezza. Erano sogni strani, sai? Mi sentivo un'altra persona, in un'altra epoca. Mi ricordo che l'ultimo sogno che feci su di lei, mi aveva detto che ci saremmo separati, ma mi promise che sarebbe tornata. Ed eccoti. Dai tuoi racconti ho capito chi sei. Ti ho trovata, e ora nessuno ti porterà via da me.- Un groppo mi si formò in gola. Ero scioccata dalle sue parole e felice, ma sapevo che non potevamo stare tranquilli. La nostra punizione era dietro l'angolo, ma decisi di non farlo preoccupare. -Sono contenta che tu sia con me. Scusa se ho dubitato di te. Non volevo arrabbiarmi, ma ha fatto tato male. Io mi fido di te. E' una vita che le persone mi sbattono la porta in faccia, ma per una volta che qualcuno mi ha offerto un po' di sicurezza, mi sono vista di nuovo fuori. Vorrei poter dire che ti non abbia tutto questo potere su di me, ma ho avuto paura. Da quando sei tornato, nulla è come prima. Io sono abbastanza, lo sono sempre stata. Mi preparo da mangiare da sola, mi curo da sola, mi consolo da sola e ho sempre badato a me stessa senza bisogno di nessuno. Ma poi, sei arrivato tu e il mio cuore ha bisogno di te. Non nego che potrei andare avanti come prima, ma un vuoto incolmabile rimarrebbe nel mio cuore e adesso, il solo pensiero di conviverci mi uccide.- Confessai. Lui mi strinse più forte. -Va bene, Principessina. Ma ora lo sai che sono diverso. E anche se mi hai perdonato voglio spiegarti ciò che è successo.- Disse risoluto. -Mio padre insiste perché io sposi una ragazza di ricca famiglia e quindi ha deciso di farmi incontrare Martina Botto. Io non volevo, ma non potevo oppormi a lui. Abbiamo fatto due incontri e nessuno dei due mi è piaciuto. Quando l'ho baciata, non ero lucido. Il mio drink era stato modificato e i miei riflessi non erano pronti quando lei mi ha baciato. Io l'ho respinta e lei si è messa a piangere, ma sinceramente non credo fosse convinta di ciò che mi stava dicendo. Anche perché il bacio non mi è sembrato per nulla casuale, visto che ha avuto un tempismo incredibile.- Disse. -Il ragionamento fila. Ma quindi lei saprebbe anche che io sono la Fenice e che canto in quel locale. Ma chi glielo ha detto? Il mio capo è il primo che è ossessionato con la privacy, quindi dubito che sia stato lui. Nemmeno le altre, perché lo sanno molto bene che potrebbero essere licenziate seduta stante. Forse, qualcuno da più in alto? Ma non ho la minima idea di chi, visto che il vero capo non lo ha mai visto nessuno.- dissi. -Lascia stare. Hai già fatto tanto, ci ripenseremo quando sarà il momento. Piuttosto... Ora, posso baciarti?- Disse con gli occhi luccicanti. -Mio caro, i baci non si chiedono, si danno.- Dissi premendo le mie labbra sulle sue. E fu come tornare a casa dopo una brutta giornata. La sua lingua picchiettò dolcemente sulle mie labbra per chiederne accesso. La mia lingua, bisognosa e insistente le fece spazio e iniziai a ricambiarlo con foga, come se ne avessi bisogno per respirare. Mi sistemai meglio su di lui e passai una mano tra i suoi capelli neri. Erano morbidi e setosi, praticamente il sogno di ogni ragazza. Gli allacciai le braccia al collo e lui iniziò ad accarezzarmi i capelli a sua volta. E mi sentii davvero bene. Capii che casa mia fosse quella. In braccio a lui, le nostre labbra incollate e le anime intrecciate. Risi sulle sue labbra e lui fece lo stesso. Risi, perché ero felice. La felicità era quella sensazione che ti abbraccia il cuore, gli mette le ali e gli insegna a volare. -Perché ridi?- Chiese contro le mie labbra. -Perché sono felice. E anche perché ti amo.- Risposi. Lui si fermò, si staccò dolcemente e mi guardò negli occhi. -Ripetilo.- -Ti amo- -Ancora- -Ti amo.- -Ancora una volta.- -Ti amo, Matteo.- -Ti amo anch'io, Valentina.- E quasi caddi dalla sedia, ma lui mi prese in tempo. -E' già la seconda volta che ti salvo, oggi.- Disse ridacchiando. -Mi... Ami?- Lui capì all'istante che era una richiesta di sentirlo ancora. -Ti amo.- Era così strano. Nessuno mi aveva mai detto "ti amo", in vita mia. -Ti amo, in caso non ci stessi ancora credendo.- E mi ritrovai a ridere con dei lacrimoni sulle guance. Lui mi guardò come se fossi pazza. -Dio, sono così felice... O Cristo, sono diventata così sensibile!- Dissi ancora ridendo. E lui rise con me, senza fare domande. Mi sistemò su di lui e con me in braccio, andò di sopra. Entrò nella mia stanza e mi fece fare una giravolta. Risi più forte. Lui mi buttò sul letto, senza farmi male, e iniziò a farmi il solletico. -Aiuto...No!....Basta...Basta...Pietà, pietà...- Urlai, ridendo come una matta. Soffrivo il solletico da morire. A volte bastava solo che qualcuno mi sfiorasse la pancia e io scoppiavo a ridere. Iniziai a contorcermi, per sfuggire alle sue grinfie, ma le sue mani erano ovunque. -Bastaaaa- Implorai rotolando giù dal letto. -Ahi!- Imprecai sotto voce e mi tirai su. Stava ridendo come un pazzo. -Lo trovi divertente? Adesso ti faccio ridere io!- Detto ciò partii all'attacco. Mi buttai su di lui e iniziai a dargli dei pizzicotti ovunque. Lo buttai sul letto e mi sedetti a cavalcioni su di lui. Con una mano lo pizzicavo e con l'altra gli facevo il solletico. Una tortura perfetta. -Posizione compromettente Principessina!- Disse ad un certo punto. E mi accorsi che ero a cavalcioni su di lui, con il seno vicino al suo volto e il fiatone. -Pensi sempre male!- Dissi cercando di spostarmi. Lui mi riprese e mi rimise nella stessa posizione. -Ho detto che è compromettente, non che non mi piace.- Disse. Risi ancora. Appoggiai la testa sul suo petto e ascoltai il suo cuore battere forte. Quel suono mi rilassava, mi faceva sentire al sicuro. -Quindi ora cosa siamo?- Chiesi. -Be', direi che siamo ufficialmente fidanzati.- Sorrisi al solo pensiero. Eravamo di nuovo insieme. -Fidanzati ...- Ripetei per aiutarmi a crederci. Lui mi passò la mano tra i capelli e mi diede un bacio sul capo. Mi accoccolai su di lui e rimasi così, ad ascoltare il suono del suo cuore.
Spazio Autrice:
Ciao raghy! Come sta andando il weeek-end? Per me è un po' stancante. Esattamente tra mezz'ora devo andare a truccare una mia amica per un saggio e devo sbrigarmi quindi non mi dilungherò troppo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, votate e commentate se è così! Credo di aver risolto la situazione abbastanza bene (non è vero, mi fa schifo, ma dettagli) e vi comunico che purtroppo non manca molto alla fine. Pensavo di creare una storia più lunga ma, raga, è la mia prima volta su Wt e quindi vi chiedo di non aspettarvi chissà che da questa storia. Ora vi lascio, bye<3
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Il Filo del Destino
ChickLit" Amavo i paesaggi invernali perché all'apparenza, sembra tutto morto, ma in realtà sta aspettando di sbocciare, sta aspettando la primavera. Amavo quei paesaggi perché mi rispecchiavano: stavo aspettando la mia primavera, ma sembravo morta. " Valen...