NOTA STONATA

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Restian

Mia mamma aveva invitato Demian per pranzo visto che era solo.
   
Una volta finito, ci sistemammo al piano di sopra. Se c'era qualcosa che lui odiava particolarmente di casa mia era la mia stanza, e ne immaginavo anche i motivi.

Se solo il mio guardaroba potesse parlare.

Smettila, Restian, di essere un pessimo amico e focalizzati su altro.

«Qualche giorno fa è venuta Florence. L'hai convinta tu a supplicarmi?» Ero certo di questa teoria.
   
«Ho dato solo i miei consigli.»

Sembrava infastidito. Aveva mangiato poco e parlato a tavola per cortesia.

Mi sembrò un comportamento ambiguo visto che oggi c'era il lancio del libro di Hellen. Dovrebbe essere felice.

Pensai che il problema fosse qualche litigio avvenuto con suo padre.

Mi sbagliavo.

«Senti, stasera ceniamo tutti insieme al Poetry per festeggiare questo giorno importante per Hellen. Mi ha chiesto di...» Passò una mano tra i capelli: era nervoso. «Invitarti, quindi se vuoi venire...»

Quell'invito, pronunciato da Demian, aveva un suono. La sua melodia diceva: "Perché vuoi che Restian venga?" Io però sentivo solo la voce della cantante: "Voglio che tu venga."

Ma Hellen aveva il suo solista e io ero solo un fan, quindi voleva solo essere gentile e condividere questo giorno con i suoi amici, ormai in comune.

«Ci stai pensando un po' troppo, non credi?» Gli occhi glaciali di Demian mi fecero svegliare dai miei pensieri.

Sembrava sul punto di volermi picchiare. Un giorno giocavamo nella stessa squadra alla Play, l'altro in quella rivale. E il problema era sempre uno: Hellen. Lo avremmo mai risolto?

«Se ti infastidisce non vengo.»

«Oh no, tranquillo. Hellen vuole che tu venga, quindi vieni.» Sorrise. Uno di quei sorrisi calcolatori.

Lo smascherai: non era arrabbiato con me, era arrabbiato con lei.

Arrabbiato con la persona che lo avrebbe scelto e amato sempre.
   
Paranoico, perché è questo il sentimento che logora l'anima quando si ha paura di perdere una persona. Anche io lo ero stato con Hellen.

Le mie paranoie, però, avevano un fondo di verità.

«Che ti frulla per la testa?» Ero stanco di far finta di nulla. Stanco di essergli amico solo quando non c'era di mezzo la sua ragazza.

Lui sfilò una sigaretta dal suo pacchetto. Ne offrì una a me e, insieme, raggiungemmo il balcone per fumare.

«È strano per me parlarne con te ma...»

Mentre farfugliava con la sigaretta traballante tra le labbra, guardava la panchina posta nel suo giardino: la preferita di Hellen. Il mio disegno preferito.

«È insopportabile per me che lei ti voglia lì. Non si rende neanche conto di quanto per me lo sia.»

Mi dispiaceva che a volte Demian scrivesse canzoni tristi quando la sua ragazza cantava a squarciagola testi d'amore per lui.
Ma lo capivo. L'amore è anche questo.

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora