ROSSO

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Florence

La sera mi scioglievo e diventavo più sentimentale perché, se mi guardavo attorno e osservavo quella grande casa senza nessuno con cui condividerla, mi veniva la nostalgia.

Una sola persona in più potrebbe riempire una casa? Sì, lui potrebbe riempire ogni vuoto, perciò gli mandai un messaggio per invitarlo a un pranzo importante.

Visto che "ti sfoghi con me",
domenica ti va di venire con
me a casa dalla compagna di
mio papà?
Non mi va di andare da sola.
23:56

Domenica mi ero posto
l'obiettivo di sistemare tutte
le note di Eugénie, quindi sì,
sono felicissimo di fare tutt'altro.
00:00

Vorrei farti riacquistare l'ispirazione persa.

Porta il computer, se vuoi.
00:04

Poi mandai dell'altro: una richiesta che poteva farmi male, perché più tempo passavo con lui, più lo amavo. L'amore, però, prese il sopravvento e perciò aggiunsi:

Mio padre vorrebbe che
restassi lì a dormire per non
mettermi in strada a tarda ora.
Se ti fai spostare il giorno libero,
gli dico che restiamo.
00:04

Lo mandai e poi girai lo schermo verso il materasso per paura di leggere la sua risposta. Arrivò subito, e allo stesso modo io agguantai il telefono per leggere.

Digli che restiamo.
00:04

Finalmente respirai.

Mi sentii al settimo cielo, e rimasi con le farfalle nello stomaco fino a domenica. Tre giorni di ansia e adrenalina che scaricai una volta averlo visto sulla soglia della porta.

Poggiato al muro, sigaretta tra le labbra, dolcevita nero, cappotto grigio e uno zaino contenente... forse il pigiama?

«Dov'è che siamo diretti?» E mi squadrò.

Forse aveva notato che mi ero ben coperta: maglione grigio, cappotto nero, gonna plissettata, collant, stivali alti, tutto rigorosamente nero.

«Centro di Londra.» E lì faceva freddo.

«Vista Big Ben?» alzò un sopracciglio e buttò fuori il fumo.

Sono stanca di descrivere quanto sia attraente per il mio cervello, cuore, e ogni parte del corpo.

«Una specie.» Misi in spalla il mio zaino nero di Michael Kors e mi incamminai verso il garage, insieme a Noir perché ovviamente avrei portato anche lei. Inoltre l'avrei lasciata da Alison perché presto dovevo tornare al college; mio padre si era reso disponibile per accudirla in mia assenza.

«Abbiamo una figlia?»

Ciò che disse dietro le mie spalle sovrastò il rumore del tacco. «Come scusa?» Lo guardai da sopra la spalla.

«Noir» la indicò.

«Ah» tirai un sospiro di sollievo e poi ridacchiai. «Esatto.» Ma come esatto? Mi corressi. «È mia figlia, non nostra.»

«Io credo che ti abbandonerebbe per avere le mie coccole.»

Ed effettivamente, nel momento in cui si accovacciò per accarezzarla, lei si allontanò dal mio passo per fare le fusa a lui.

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora