I FIORI PIÙ BELLI

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Restian

Entrai dentro la macchina e, se avessi avuto più autocontrollo, avrei detto a Florence di starsene tranquilla a casa, ma ormai stava mettendo la cintura.

«Scusami se accelererò un po'.»

Mi guardò con sguardo complice. «Sbrigati, Res.»

E io seguii il suo consiglio con il cuore che batteva all'impazzata.

Non avevo mai visto piangere mia sorella se non per colpa di qualche nostro battibecco. Odiava litigare con me.

Era sensibile a ogni mia dura parola, e puntualmente mi scioglievo come un ghiacciolo al sole, chiedendole poi scusa, anche se la colpa era sua; perciò nessuno aveva il diritto di farla piangere.

Arrivai all'indirizzo del risto-pub e la trovai seduta su dei gradini di una casa abitata ma poco illuminata a causa della tarda ora.

Aveva il telefono in mano. Mi guardai attorno per capire il motivo per cui l'avessero lasciata tutti da sola, compresa la festeggiata che era attaccata come una cozza a un ragazzo.

Con Florence raggiunsi mia sorella. Lei si sedette al suo fianco, io invece mi sistemai sul gradino al di sotto per mirare il suo viso.

Mise da parte il telefono e trovò conforto soffermandosi sui miei occhi. I suoi erano tristi e lucidi.

«Che è successo?» Volevo sapere, all'istante.

Tirò sù con il naso. «Niente...»

Indurii la mascella e sospirai. «Rebeca se non mi dici subito cosa è successo entro dentro e me lo faccio dire dagli amici tuoi.» Indicai l'ingresso del pub. Le mani iniziarono a tremare per il nervosismo.

«No, davvero, non è successo niente, è solo che...» Le scese una lacrima, l'asciugò, gliene scese un'altra. Mirò qualcosa dietro le mie spalle. «Niente, non voglio dirtelo.»

Io seguii la sua traiettoria: la festeggiata insieme a quel ragazzo.

Se analizzavo meglio e se correvo con la fantasia, la sua migliore amica stava baciando il tipo che piaceva anche a mia sorella.

Tornai a guardare lei e rividi me stesso.

Cosa è? Una maledizione?

Se stava soffrendo tanto quanto avevo sofferto io, il suo dolore era insopportabile.

Non volevo che ne provasse. Non volevo che il suo cuore si spezzasse.

«Il problema sono loro?» Florence ebbe il coraggio di chiederglielo; io avevo perso momentaneamente le parole.

Rebeca guardò lei. Si vergognava a parlarne con me?

Le bastò incontrare gli occhi azzurri della persona che aveva accanto per annuire e continuare a lacrimare.

Florence non ci pensò due volte: la avvolse in un abbraccio e se la strinse al petto. Le accarezzò i capelli e mi chiesi come avesse imparato a essere così apprensiva visto che era figlia unica.

Riflettendoci, però, lo era da piccola. Pensavo che avesse perso per strada quella qualità, e invece no, eccola ancora lì.

«Rebeca, io ti capisco...» lo disse mirandomi, poi spostò lo sguardo verso il marciapiede.

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora