ATTRAVERSO I MIEI OCCHI

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Restian

Non voleva rispondermi. Si dimenava e non voleva che vedessi le sue lacrime, che sentissi il suo tono spezzato, come lo ero io a vederla così. «Lasciami andare, ti prego...»

Non hai bisogno di sentire altro, disse la mia coscienza.

Lei ti ama, suggerì il mio cuore.

Ma come è possibile? Era stupito il cervello.

Voglio baciarla, dicevano i miei impulsi, e amarla più di quanto mi ama lei.

«Florence, puoi ascoltarmi un attimo?»

«No. E non mi toccare.» "Are" le uscì debole, rotto. «Non dopo che sei andato a letto con un'altra dopo di me!» Tutta la frase era tremolante, quanto lei. Forse la causa era del freddo, o peggio, del nervosismo verso i miei confronti. «Con Karen, santo cielo! Nella mia stessa stanza, Restian!»

Questa volta mi spinse per davvero: il colpo fu più forte perché io ero così incredulo da essermi distratto. «È stata così dettagliata, sai? Quando le ho chiesto se fosse accaduto davvero, perché per quanto sono stupida ci ho sperato fino alla fine che non ci scopassi!»

Si era protesa in avanti con i pugni chiusi, a sbraitava come una pazza. Una pazza innamorata. Una di quelle che scopre di essere stata tradita. «E invece l'hai fatto davvero! Mi fai schifo!»

Non riusciva più a controllarsi. Stava parlando senza fiato in gola, e quando io aprivo bocca per dire qualcosa la sua tempesta mi sovrastava. Era un uragano e io ero solo una catapecchia di legno.

«Ti meriti quelle da una notte, quelle che ti sceglierebbero per secondo, e quelle che vanno a letto con altri mentre stanno con te!»

Florence, ti prego, basta.

«Non te la meriti una come me perché io, a quel cazzo di piano di sopra, non ho fatto niente. Niente!» Deglutì e prese fiato. «No, non mi va stasera, ragazzi, che stupida!» Imitò se stessa. «No, anzi, lo stupido sei tu!» E mi indicò dandomi tutte le colpe, meritandomele. «Perché dopo aver avuto te, non ne ho avuto il coraggio, e non c'è niente di sbagliato in questo. Tu invece...» Cercò di parlare ma non ne fu capace. «Tu invece...»

Le lacrime si alzarono di nuovo di livello e mi diede le spalle per nascondersi. Portò le mani sul viso, e la schiena, come anche le spalle, singhiozzavano insieme a lei.

Hai fatto del male alla piccola Florence, Restian del presente.
Quello del passato non sa se ti perdonerà mai.

Con titubanza misi un piedi avanti, poi un altro, e non mi fermai più. La avvolsi con le braccia, introppolando quel bellissimo petalo di rosa rossa piena di rugiada. La voltai, non oppose resistenza, e perciò la abbracciai, così forte da romperla, forse.

Era giusto che prendessi quelle spine, che mi facessero male, quanto io ne avevo fatto a lei.
Ero pronto a toglierle, tutte, una ad una.

Le posai il palmo sui capelli bagnati e l'accarezzai. «Florence...» le sussurrai all'orecchio ma lei continuava a piangere. «Ehi, Florence...»

Con entrambe le mani le toccai la mandibola. Indici dietro le orecchie, pollici davanti. Mi lasciò fare. Si arrese e depose le armi.
Non voleva farmi la guerra: voleva solo difendersi da quella che le facevo io.

Poggiai la fronte sulla sua, e sventolai la bandiera bianca. Mi arresi ai miei stessi sentimenti.

Provali, con tutti i rischi del caso.

«Non l'ho fatto...» sussurrai perché eravamo così vicini da sentirci forte e chiaro. «Non sono stato con nessuno dopo di te.»

Sollevò gli occhi, esterrefatta. «Non l'hai fatto?» ripeté, lentamente. «Karen mi ha detto di sì. Non ti credo.»

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora