I WILL BE THERE ANYWAY

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Florence

Arrivai allo studio con dieci minuti di ritardo perché persi tempo a prepararmi. Volevo indossare qualcosa di comodo per rendere a Restian il lavoro più semplice, ma a cosa sarebbe servito pensarci troppo? Avrei dovuto togliere in ugual modo ogni capo.

Dopo aver riflettuto a fondo su questo problema - perché per me spogliarmi davanti a lui lo era - raggiunsi a una conclusione: avrei cambiato posto e tatuaggio.

Mi ero seduta sul letto, con il telefono in mano, a inondarmi la testa di immagini, disegni, tatuaggi sulla caviglia, braccia, polso, e qualsiasi posto che poteva permettermi di coprirmi, ma più guardavo il tatuaggio lungo la spina dorsale e più volevo quello.

E quello avrei fatto perché il primo tatuaggio non si scorda, soprattutto se il tatuatore è quello stronzo del mio amico d'infanzia che amo da fin troppo tempo.

Dovevo portare il coraggio allo studio e lasciare l'imbarazzo a casa, ed è ciò che feci.

Restian era poggiato al muro, all'esterno, accanto alla porta, con una sigaretta sulle labbra. «Avevi perso la strada Gretel?» Mi squadrò da capo a piedi, mentre oltrepassavo le strisce pedonali.

Raggiunsi lui e l'entrata. «Tu non hai lasciato il pane, Hansel.»

«Ti ho mandato direttamente la posizione, infatti» sospirò e buttò fuori il fumo, schiacciando il mozzicone sulla spazzatura visto che l'aveva già finita. «Sei pronta?»

«S-sì» dissi con incertezza.

Percepì la mia ansia. «Allora c'è qualcosa che ti fa paura.» Inserì la chiave nella toppa e aprì la porta.

Mi credi così forte?

«Non c'è nessuno?» Le luci erano spente.

Le accese. «No. Anche Terence finisce alle 18:00. Mi ha lasciato le sue chiavi, per te. Tanto sei abituata a questo tipo di trattamento, no? Privè, cose varie...» camminava e parlava, dandomi le spalle, mentre io osservavo la hall e tutti i quadretti pieni di disegni di vario tipo.

«Sei invidioso?» domandai, ammirando il disegno di una falena.

«Mh, molto.»

Si addentrò in una stanza e accese la luce bianca, perciò io smisi di curiosare per entrare nel suo mondo: quello che conoscevo ancora poco.

«Questo è il tuo studio?»

Mi diede conferma e da quel momento in poi, ammirai ogni angolo. Avrei voluto imprimere nella memoria ogni suo disegno messo al sicuro e appeso da quadri di varia dimensione.

La sua arte esprimeva malinconia, tristezza, odorava di pioggia e aspettava arcobaleni.
Un'arte che faceva bene, incoraggiava. Sembrava dire: affronta il male e aspetta di stare bene.

Da quanto tempo sto ammirando ogni suo albero spoglio? Ogni occhio triste? Ogni pianeta, ogni stella, senza il sole o la luna?

Tornai a guardare l'artefice di quei disegni. Considerando il suo sorriso, il silenzio, e le lancette che avevano corso a vista d'occhio, mi ero immersa da troppo tempo.

«Ti piacciono?» domandò.

«Li hai scaricati e stampati da Pinterest?» gli feci un complimento a modo nostro.

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora