DIAMANTE

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Florence

Ricordo ancora il silenzio dopo aver saputo dell'incidente di Demian.
Ricordo ancora il silenzio tra me e Demian dopo aver saputo di Hellen e Restian.
Ricordo ancora il silenzio dopo la notizia della morte di nonna Sophia.

Non c'erano mai stati silenzi tra me e lui causati da me, tranne questa volta.

Questa sera sono io quella a essere a pezzi.

Sentivo a malapena il motore della sua macchina sportiva perché il rumore dei miei pensieri era molto più alto.

Rispettò il mio momento, come io avevo sempre rispettato i suoi perché preferivamo essere veri: le parole di circostanze non facevano per noi.

Quando si sta una merda le belle parole vanno giù nello scarico, quindi meglio non sprecarle.

Con quel mood, arrivammo a casa sua. Occupammo il terzo piano e mi chiesi: cosa cavolo ci faccio io qui quando doveva esserci Restian?

Ma proprio perché aveva scelto di non esserci per starsene a zonzo, questa dimora era la più sicura per il mio umore a pezzi.

Qui io e Demian avevamo riso, pianto, dormito insieme, mangiato insieme, ci eravamo disperati per le lezioni ed esami.
Casa sua la sentivo anche un po' mia e perciò, a prescindere da tutto, tirai un sospiro di sollievo.

Tolsi gli stivali neri mentre Demian cercava la mia tuta del college: ne tenevo alcune qui per ogni eventualità, come ad esempio quando mi ubriacavo a livelli indecenti.

In quei casi, lo chiamavo, a qualsiasi orario, e lui veniva a salvarmi. Si prendeva cura di me e mai mi sgridava perché sapeva cosa voleva dire rifugiarsi nell'alcol; a lui importava che mi riprendessi, che dormissi, che avessi lui accanto.

Quando invece facevo uso di droghe non lo chiamavo mai per due diversi motivi:
1- Mi mantenevano attiva.
2- Demian avrebbe capito e non sarebbe stato magnanimo con me.

In quest'altri casi bastava la musica e Liam. In quei casi non pensavo davvero a nulla; forse era quella la medicina per abbattere l'amore.

«Tieni.» Demian mi porse ciò che stava cercando.

Andai in bagno, feci pipì, mi cambiai, mi struccai con del sapone e tornai subito nella sua stanza perché non volevo stare da sola e pensare a Restian con Karen.

Mentre anche il mio migliore amico stava mettendo una maglietta a manica corta per dormire, ricevette una videochiamata: era Hellen; il suo MacBook aperto stava dando l'avviso.

«Ma che ora è?» si allarmò.

Mirai il quadrante del mio orologio. «Quasi l'una.»

Immediatamente, andò a sedersi sulla sedia della scrivania. Passò una mano tra i capelli, forse per agitazione o perché voleva essere sempre presentabile agli occhi di chi amava. E infine pigiò il tasto per accettare la videochiamata.

Vedere il viso di Hellen mi fece bene e male allo stesso tempo.

Ero stata assente con lei dopo tutti i giorni passati con Restian e, a seguito della notte passata insieme, non riuscivo neanche a guardarla.

Eppure, i miei occhi volevano osservarla perché quella ragazza mi mancava tremendamente. Nonostante ciò, mi misi di lato cosicché non potesse vedermi.

«Non ti allarmare, davvero, è una cosa stupida» rideva ma stava anche piangendo.

«Stai piangendo. Perché?» Andrò dritto al sodo.

Studiai il profilo di Demian: era preoccupato e prossimo a prendere la macchina per farsi quattro ore di strada per raggiungerla.

Hellen gli fece capire di aspettare un attimo con un gesto della mano. Agguantò il suo telefono e lesse, dopo essersi schiarita la voce.
«Un libro che non regge il confronto con il primo. Si vede che la penna è diversa. Potevano risparmiarselo ma, al solito, pur di lucrare venderebbero anche la merda.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora