OBBLIGO O VERITÀ

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Florence

Parcheggiai la mia macchina accanto a quella del mio migliore amico una volta dentro casa sua, ad Oxford.

La chiusi e passai accanto a quella dello stronzo, con la voglia di rigargliela ma senza concretizzare il mio desiderio perché avrei sempre mantenuto una certa classe.

Salii al terzo piano e ad aspettarmi sulla soglia della porta c'era il mio biondo preferito.

Tacche di rabbia scesero notevolmente. Mi ricordai di quanto fosse liberatorio e curativo un suo abbraccio.

Il suo maglione blu incontrò il mio bianco, e poi non vidi nessun altro tipo di colore perché chiusi gli occhi per prendermi tutto il suo affetto. Rilassai i nervi tesi e mi resi conto di quanto mi era mancata la sua compagnia, il suo supporto.

«Quando lo butti questo profumo? È asfissiante.»

«La tua ragazza non usa l'Hypnotic Poison? Non mi sembra molto più dolce e floreale.»

Mentre contrabbattevo, aprii gli occhi e vidi la figura di Restian di spalle, nel balcone che fumava una sigaretta.

Ebbene sì, questo è il posto in cui l'unica persona che hai mai amato ne ha scelto un'altra. Brutta sensazione, vero?

Io e Demian bloccammo il nostro abbraccio quando Restian schiacciò la sigaretta sul posacenere ed entrò dentro. Ci facemmo un cenno e niente più.

Demian chiuse la porta d'ingresso e il silenzio rimase dentro.

Perché nessuno parla?
Perché Demian non lo fa?

Cercai il suo sguardo. Ci stava osservando, ma quando si accorse dei miei occhi addosso, divenne loquace, come al solito.
«Andiamo a sgranocchiare qualcosa. Sono le cinque, è l'ora del tè.»

Per "tè" intendeva stuzzichini, patatine e Long Island, appollaiati nel balcone della sua stanza.

Lasciai a loro la panchina, io invece mi sedetti su un morbido pouf di fronte ai due. Sistemai la gonna plissettata nera per evitare di dare spettacolo, e bevvi un lungo sorso ghiacciato. Anche se faceva freddo, ne avevo bisogno; non di ghiaccio ma di alcol.

Mi era difficile, ma cercai in tutti i modi di focalizzarmi solo sulla mia destra (Demian) e di non guardare alla mia sinistra (Restian). Dovevo solo far finta che non esistesse.

«Stasera andiamo al pub, che dite?» Il nostro solito pub.

Con la coda dell'occhio notai che Restian fece spallucce, io invece diedi risposta positiva.

«Mh.» Demian mirò per bene sia me che lui mentre beveva dalla sua cannuccia. Il silenzio era davvero imbarazzante. «E... che mi raccontate voi due?»

Oh, tantissime cose.

«Niente di che» rispose Restian per me. Era già pronto per sfilare un'altra sigaretta dal suo pacchetto e, tra fumatori ci capivamo, anche io e Demian prendemmo le nostre.

«Beh, vedo che siete sani e salvi. Nessun braccio rotto o segni di bruciatura» scherzò il padrone di casa.

«Ci siamo dati una tregua.»

Tregua?

Restian accese la sigaretta di Demian, poi la sua, e infine si sporse in avanti per accendere la mia. Non volevo fare nessun tipo di sceneggiata perché mi ero ripromessa di far finta di niente, perciò mi avvicinai.

Teneva la mano sull'accendino per pararsi dal vento, sospirai la sigaretta. Il suo sguardo addosso bruciava, più di qualsiasi fiamma. Mi allontanai dal fuoco perché è alquanto pericoloso e mi misi al riparo: con la schiena sistemata sul pouf.

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora