GUERRA

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Florence

Passarono sette giorni senza vederlo e a sentirlo a sillabe.

Se non lo cercavo io, lui non si azzardava a farlo. Non voleva neanche parlare di ciò che era successo tra noi, come se fosse stato un brutto incubo per lui.

La scusa che usava?
Sto cercando di correggere il mio romanzo. Ti prego di lasciarmi in pace, per favore.

"Lasciami in pace", quanto mi facevano male quelle parole, perché a me, la pace, la dava lui.

Ma è quello che feci; ero abituata a non tediare le persone che potevano fare a meno di me.

Con lui però era difficile. Sapere che si era allontanato dopo ciò che era successo tra noi, lo era. Sapere che la colpa era mia per aver forzato la mano, per averlo provocato portandolo ad allontanarsi, lo era. Non poterne parlare con nessuno, lo era.

Anche se Rebeca trovava sempre il modo per cercarmi.

Perché non vieni più
a casa nostra?
17:34

Credo che tuo fratello abbia
da fare.
17:42

È vero, confermo. Sta sempre
con le mani al pc.
Forse gli hai portato la giusta
ispirazione, come pensavo.
17:44

No, Rebeca, mi sta solo evitando.

Ahahah sì, può darsi.
17:44

Almeno tramite lei sapevo che stava lavorando davvero tanto. E anch'io. L'articolo era pronto, tranne che per "Il vero Restian". O meglio, avevo aggiunto cose che non avrei potuto usare:

Ero in ritardo con la scadenza visto che era il momento di tornare al college per la fine del tirocinio, perciò mandai l'e-mail con almeno l'articolo

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Ero in ritardo con la scadenza visto che era il momento di tornare al college per la fine del tirocinio, perciò mandai l'e-mail con almeno l'articolo.

Probabilmente non c'era nulla di succulento sullo scrittore e non l'avrebbero pubblicato, probabilmente non avrei raggiunto tutti i crediti prefissati, ma avevo comunque dato il mio massimo, perché tutta Oxford, compreso il Daily, non sapevano quanto quello scrittore fosse difficile.

Chiusi il file, il computer, spensi la candela e ricevetti una videochiamata da parte di Demian.

«Il tuo posto ti sta aspettando.» E inquadrò la sedia della biblioteca, ovvero la mia.

«Sei felice che tornerò a torturarti?»

Mi fece vedere il suo viso, più rilassato che mai. «Molto, ma perché non stai venendo con Restian?»

Mh? «Verrò con lui.» Tra tre giorni; eravamo rimasti così, settimane fa.

«Domani?»

Domani? «No. Perché? Lui verrà domani?»

La voce di Demian divenne incerta, quanto lo era la mia faccia. «Sì. Non te l'ha detto?»

Restian Beck - Attraverso i miei occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora