Capitolo 4

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Holden

Sono un coglione. Uno di quello con i fiocchi. Un emerito coglione.

Questo è quello che mi continuo a ripetere da ieri sera. Da quando ho detto quella stupida frase a Sarah che ha scombussolato tutto. Da quando ho risposto che non lo sapevo al suo "Cosa significa?". Sono andato nel pallone totale. E, menomale, a salvarmi da quella situazione è stata Mew, che era venuta a cercarci perché stavano tutti andando via.

Non so perché io le abbia dato quella risposta. Qualcosa però mi diceva che in quel momento era quella giusta. Me ne sono pentito due secondi dopo. Il fatto è che realmente lei mi ha sempre ricordato una nuvola: quando canta, come si muove sul palco. È sempre di una leggerezza assurda. E adesso il testo di Nuvola, pur avendolo scritto pensando ad altro, mi parla di lei.

Dammi sto colpo di grazia che sei l'unica a vedere ad arrivare in fondo a me.

.....

"Non te fa' vedere per molto tempo, bro" Jared mi dà una pacca sulla spalla e poi mi abbraccia. Mi mancheranno un sacco, ma come dice lui spero di vederli il più tardi possibile. Voglio arrivare fino alla fine di questo percorso e farlo anche per loro.

"Speriamo fratè" Abbraccio anche Jacopo e poi li guardo andare via.

Stamattina hanno insistito per accompagnarmi loro in casetta. Ora ci aspettano due giorni di prove, volo per Genova e poi si ritorna al programma.

Recupero il borsone che ho lasciato per terra e inizio ad entrare in casetta, quando una macchina si accosta di fianco a me. La prima cosa che vedo, quando la portiera del passeggero si apre è un ammasso di capelli neri ricci.

"Ehi Marti" Saluto la cantante, che si dirige verso il bagagliaio per recuperare le valigie, seguita da un signore che è sceso dal lato guida.

"Ehi Holden ciao, lui è mio padre" Stringo la mano all'uomo accanto e lei, che, osservandolo meglio, le somiglia molto.

"Cadi a pennello, aiutaci con questi bagagli, che Sarah si è portata appresso tutta casa sua" Sbuffa tirando fuori dalla macchina quello che riconosco essere il valigione rosso del giorno prima alla stazione.

"Non è vero!" La protesta arriva da dentro la macchina. Subito dopo la portiera posteriore si apre e l'ultima persona che volevo vedere oggi per non ricordare la figura di merda di ieri sera si palesa davanti a me. Non mi rivolge nemmeno uno sguardo, mi liquida con un "Ciao Holden" e continua a protestare contro Martina.

È una sensazione mia o me stai ad evità, Sarè?

......

Io e Kumo rientriamo in casetta dopo aver provato tutto il pomeriggio. Il fatto che mi abbiano messo in coppia con lui mi fa molto piacere. Lo stimo molto a livello artistico ed è uno dei primi con cui ho legato, quindi sono contento che sia lui a ballare su Nuvola.

"Eri molto preso mentre cantavi, a che pensavi?" Mi domanda, nel tragitto tra gli studi e la casetta.

"Al solito" La chiudo molto velocemente. Anche se ormai il solito è cambiato. Quando ho scritto questa canzone non mi sarei immaginato mai che un giorno quando l'avrei cantata avrei pensato ad una cantante diciasettenne piena di lentiggini. Ma questo a Kumo non lo dico.

"Allora pensa al solito anche a Capodanno, così vinciamo tutto" Mi dà un pugno amichevole sul braccio, facendomi l'occhiolino, e io per risposta rido e lo spingo via di qualche centimetro. "Non c'è sta premio, Tizià"

"Finitela voi due di fare i bambini" La voce di Sofia ci arriva da dietro le spalle, canzonatoria ma divertita. La ballerina mi sorpassa e raggiunge Kumo, pochi passi avanti.

"Come sono andate le prove?" Dietro di lei, appare Sarah, che ancora non avevo visto. Continua a non guardarmi, lo sguardo basso mentre cerca qualcosa tra i fogli che ha in mano, ma almeno mi rivolge la parola. Non so se è più imbarazzata o infastidita da quello che è successo ieri sera. Non so nemmeno se lo ricorda in realtà, visto tutto l'alcol che aveva addosso.

"Tutto bene, la coreografia di Kumo è fantastica. Ma non glielo dire che poi se monta la testa" Ride e io vorrei chiederglielo, se le è rimasto qualcosa di ieri sera, ma non lo faccio.

"Io sono agitata, non ho mai cantato di fronte a così tanta gente" Confessa, le unghie che grattano via il colore dello smalto. L'ho osservata spesso e so che lo fa quando è molto nervosa.

"Sta tranquilla Sarè, spaccherai tutto" Provo a rassicurarla, anche se sono sicuro che sarà così.

"Se all'inizio stai in para fai come hanno detto a me la prima volta: immaginateli tutti gatti" Si volta a guardarmi confusa e, quando nota che sono serio, scoppia a ridere. Io le vado dietro, perché non posso fare altrimenti.

"No, questa me la devi spiegare adesso" Curiosa, si siede sulle panchine in veranda, una volta arrivati in casetta. Io faccio lo stesso, sedendomi su quella di fronte e tirando fuori una sigaretta dal pacchetto. A quel mio gesto la vedo alzare entrambe le sopracciglia e ricordo. "Allora se io non posso fumare perché fa male, allora neanche tu fumi, per solidarietà e per salvarti i polmoni".

Istintivamente la ripongo nel pacchetto, sotto il suo attento sguardo.

Guarda che me fai fare, nuvolè.

Ossidiana \\  HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora