Capitolo 21

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Holden

Quando apro la porta della sala 3 la trovo accovacciata sullo sgabello del pianoforte. Il mento poggiato sulle ginocchia e le dita che toccano leggere i tasti. Alza subito lo sguardo verso di me e con un cenno della testa mi indica la sedia di fronte a lei. Mi avvicino piano, sotto il suo sguardo attento. Poi, non appena sto per aprire bocca, mi precede.

"Diamoci una tregua, Jo" Inizia, spiazzandomi del tutto. "Ci ho riflettuto, soprattutto ora, parlando con Maria. Rimangono le ultime due settimane, probabilmente per me anche l'ultima, e non mi va di viverla così. Ci sono rimasta male, si, ma mi fa stare più male questa situazione in casetta. Noi che ci ignoriamo totalmente e gli altri che credono di dover prendere delle parti, quando invece ora come ora dovremmo essere tutti più uniti"

È molto seria, mentre parla. Probabilmente un discorso di questa maturità non lo sarei riuscito a fare nemmeno io. Mi guarda, aspettando una mia risposta.

"C'hai ragione, Sà" Ammetto, abbassando lo sguardo verso le mie scarpe. È difficile parlare con i suoi occhi che mi osservano intensamente. "Pure a me dispiace per aver creato tutta 'sta situazione. Non ho saputo gestirla, è stata tutta colpa mia. Me dispiace soprattutto per come hai reagito adesso, forse avrei dovuto dirtelo, ma non trovavo il momento" Mi mordo il labbro inferiore, nervoso.

"Non è tutta colpa tua, anche io ho fatto la mia parte. Questa di adesso è stata abbastanza esagerata come reazione. Ma, sincera, non me lo aspettavo. Pensavo avessi eliminato la mia parte se proprio devo dirtelo" Sussurra quest'ultima frase, ma mi arriva ugualmente. Sento una morsa allo stomaco. Credeva che avrei tagliato ogni parte di lei via da me, ma come avrei potuto farlo?

"Sà, se ho consegnato la canzone è perché la ritengo perfetta. E lo è anche grazie alla tua voce e alla tua risata" Le confesso senza fermarmi a riflettere. Le sue guance si tingono di rosso e si porta i ciuffi dietro le orecchie. Seguo ogni suo movimento, imprimendolo nella mia mente. Sposto gli occhi sulle lentiggini, su quelle costellazioni che sono disegnate sul suo viso. Poi ritorno ai suoi occhi, ancora rossi e gonfi dal pianto, ma luminosi.

"Per quanto è brutta la mia risata te l'ha rovinata la canzone" Ride imbarazzata, mentre io alzo le sopracciglia, guardandola perplesso. So che odia la sua risata, l'ho sentita un paio di volte mentre lo diceva. L'ho anche beccata molte volte mentre teneva una mano davanti la bocca, giusto per attutire il suono. Non le ho mai detto che è uno dei suoni più belli che io abbia mai sentito.

"Te sembra rovinata la canzone?" Le chiedo ironico e lei scuote la testa. "E allora te sei data la risposta, Sarè" Sorride e finalmente sento un'ondata di tranquillità travolgermi. Riuscire a parlare con lei con questa calma mi fa stare meglio, toglie molti dei pensieri che avevo durante le ultime settimane.

"Perciò..." Torna seria, sistemandosi sullo sgabello e portando le gambe per terra. "Per quest'ultima settimana..."

"So' due le settimane Sà, non una" La interrompo, correggendola. È convinta di uscire alla prossima, ma io, invece, sono convinto che lo vince, sto programma. E lo dico anche a discapito mio.

"Vabbè quelle che sono. Comunque, possiamo vivere tranquillamente senza ignorarci?" Allunga la mano sul pianoforte, tesa verso di me. Guardo la mano, poi riporto lo sguardo su di lei e mi avvicino per stringergliela. "Vada per la tregua"

Al suo tocco sento una scarica elettrica che parte dalla spina dorsale. Restiamo fermi a fissarci, le nostre mani strette l'un l'altra. Io guardo lei, lei guarda me. Mi era mancata.

Poi l'imbarazzo inizia a farsi sentire e lei se ne esce con un "Daje" e per un attimo la guardo scioccato. "Me stai a rubà le battute, Sarè"

Risponde con una semplice alzata di spalle. "Ho imparato da te, maestro".

Ossidiana \\  HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora