𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐢:

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Non saprei dirti se ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto, o se è stata la seconda, la terza o la quarta volta. Ma ricordo il primo momento in cui ti ho guardato venire verso di me e mi sono reso conto che il resto del mondo sembrava sparire quando ero con te.
(Cassandra Claire)


Con un sospiro guardai l'ora sul blocco schermo del mio cellulare notando che fosse già 00:30.

Ero seduta in sala da un tempo che mi sembrava infinito ormai e nessuno ci aveva ancora detto nulla, il ché mi faceva sentire incredibilmente agitata e spaventata.

Perchè non ci davano informazioni?

Non riuscivo più ad aspettare, dovevo sapere.

«Sta passando troppo tempo...» mormorai, «Stai tranquilla, vedrai che adesso arriva qualcuno» affermò Matteo, seduto al mio fianco, muoveva nervosamente la gamba, il chè, mi fece capire che fosse agitato tanto quanto me, se non di più dato che si trattava del suo migliore amico.

«Me lo hai già detto dieci minuti fa» replicai, lui allungò il braccio e poggiò una mano sulla mia schiena, «Lo so, ma stai tranquilla, credo sia questione di momenti ormai...» mi rassicurò, sospirai e mi voltai.

«Scusami, sono solo molto agitata...» gli dissi, lui sorrise dolcemente, cercando di nascondere il suo reale stato d'animo, «E' comprensibile.»

Mi alzai e presi un respiro profondo, camminando lungo il corridoio mordendomi nervosamente il labbro, mentre i battiti del cuore continuavano a battere all'impazzata.

Per un istante, purtroppo, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo. Mi sembrò di essere tornata alla sera in cui mia madre ebbe quel terribile incidente.

Scossi la testa e chiusi gli occhi, cancellando immediatamente quei ricordi.

Non era la stessa situazione.

Non era la stessa situazione.

Dovevo continuare a ripeterlo affinché fosse così.

«Can!» esclamò Matteo tutto d'un tratto, mi voltai di scatto trovandolo a qualche metro di distanza, non appena uscì dalla porta principale.

Se non fosse stato per il polso sinistro fasciato e un taglio sopra il sopracciglio, avrei pensato che stesse totalmente bene.

Nel momento esatto in cui lo vidi, mi sembrò di tornare a respirare. Ogni mia preoccupazione sembrò svanire.

«Come stai?» gli chiese mio fratello, andandogli immediamente incontro, lo stesso feci io, gli andai incontro e, non potendo farne a meno, lo abbracciai di getto, chiudendo gli occhi, evitando con fatica, di scoppiare a piangere, Can non sembrò affatto contrariato dal mio gesto, anzi, mi strinse ulteriormente a sè con il braccio, contro il suo petto, poi mi baciò i capelli.

«Sto bene» chiarì immediatamente, rassicurandoci, «Mi sono spaventata così tanto...» confessai con il magone, «Tranquilla, sto bene» ripeté, sciolsi l'abbraccio e lo guardai di nuovo, con attenzione, «Il braccio?» gli chiesi, «Mi sono fatto male il polso durante l'impatto» spiegò, chiusi gli occhi e scossi la testa.

«Ma cos'è successo?» gli chiese mio fratello, confuso, «Un idiota mi è venuto addosso ad un incrocio, era distratto e non mi ha visto. Purtroppo, non sono riuscito a frenare in tempo...» spiegò, spostando lo sguardo su di me.

«Mi dispiace così tanto...» mormorai tristemente, lui accennò un sorriso, «Come vedi, sto bene! Non mi sono fatto nulla» disse facendomi l'occhiolino.

Adoravo il modo in cui cercava di rincuorarmi, persino in una situazione del genere.

«Sono molto sollevato» commentò Matteo, poggiando una mano sul petto, tirando un sospiro si sollievo, «Si, anche io...» confessai, «Sto bene!» ripeté Can, non appena vide che lo stavo ancora guardando, «Ti sei persino tagliato...» dissi amareggiata, indicando il taglio che aveva sulla fronte, spostandogli delicatamente una ciocca di capelli, «Non è grave ragazzina, non mi fa male» replicò, scuotendo la testa.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora