𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚:

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Non rinuncerei a te per nulla al mondo.

Mi strofinai gli occhi e, con un sospiro, cominciai a fissare il soffitto bianco sopra la mia testa, pensando inevitabilmente a tutto quello che era accaduto la sera prima.

La cosa che mi faceva stare peggio era che, dopo aver avuto quella conversazione con Can, lui non era tornato a casa, di fatti, non ci eravamo più visti.

Lo capivo, capivo bene la sua preoccupazione, capivo il fatto che volesse proteggermi, ma al tempo stesso, avrei voluto che capisse me.

Ciò che avevo fatto era stato imprudente, ne ero consapevole, non pretendevo che mi gratificasse, o ne fosse felice, ma mi conosceva, e mi conosceva meglio di chiunque altro, avrebbe dovuto capire chiaramente il perché di quel comportamento.

Io non ero una sprovveduta, anzi, tutt'altro.

Non volevo rimproverarmi per quanto avevo fatto, in cuor mio sapevo che era la cosa giusta da fare, stavo proteggendo l'uomo che amavo, la sua vita e la mia, di conseguenza.

Ma adesso non si tornava indietro, stavolta avrei distrutto Lorenzo una volta per tutte.

«Eleonora?» mi richiamò Matteo d'un tratto, affacciandosi dalla porta della mia camera, mi voltai, incontrando il suo sguardo.

«Buongiorno!» mi salutò con un sorriso, alzai una mano per aria, salutandolo, accennando un sorriso.

«Ti sei svegliata finalmente» commentò divertito, aggrottai la fronte, «Perché scusa che ora è?» gli chiesi, «Quasi mezzo giorno» rispose ridendo, sgranai gli occhi incredula, «Davvero?» gli chiesi sorpresa.

«Si, ma dopo quello che è successo ieri ho preferito lasciarti dormire e non disturbarti...» rispose, avvicinandosi al mio letto, sospirai e mi tirai su, mettendomi a sedere.

«Non ho praticamente chiuso occhio per cui direi che hai fatto bene» commentai, «Mi dispiace tesoro...» disse lui, con aria avvilita, scrollai le spalle.

Avevo aspettato Can per ore ed ore finché poi non ero crollata per via della stanchezza.

«Papà è di là, insieme ad Anna» mi informò, aggrottai la fronte, «Per quale motivo sono venuti?» chiesi sorpresa, «Volevano pranzare con noi» rispose scrollando le spalle.

«Volevano pranzare con noi? Ma se ieri avevo detto a papà che ero molto impegnata oggi!» replicai contrariata, per poi alzarmi di scatto.

«E va bene, è stata una mia idea lo confesso, pensavo che stare tutti insieme avrebbe aiutato...» commentò lui, scrollando le spalle, sgranai gli occhi, «E' stata una tua idea?» gli chiesi sorpresa, mentre velocemente indossavo una felpa.

Fantastico, proprio quello che mi serviva.

«Ascoltami Eleonora..» esordì lui, avvicinandomisi, afferrando la mia mano, «Sei chiaramente turbata, non stai affatto bene, l'ho fatto solo perché volevo che stessimo insieme, volevo che provassi a distrarti almeno per qualche ora...» affermò fissandomi, inevitabilmente sorrisi.

«Lo so, e ti ringrazio per questo» gli risposi, per poi abbracciarlo calorosamente.

Alla fine lo aveva fatto per me, per cercare di rincuorarmi e distrarmi.

«Farei qualsiasi cosa per te» affermò, ricambiando l'abbraccio, stringendomi ulteriormente a lui, «Grazie per essere venuto con me ieri, per essermi stato accanto e avermi appoggiata, nonostante avessi ideato quel piano folle, grazie di tutto davvero, anche averlo detto a Can ed esserti assicurato che non mi succedesse nulla» gli dissi facendolo sorridere.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora