𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐮𝐧𝐨:

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Voglio che sappia che sono interessato a lei.
E non c'è un giorno che passi senza che io smetta di pensare alla sua bellezza.
- Maluma.

Fuori aveva cominciato a piovere a dirotto e, di tanto in tanto, in lontananza, si sentiva qualche tuono. Misi il cappuccio sulla testa e aspettai che Can aprisse il portone principale, così da poter entrare in casa.

Nonostante Sülen avesse insistito, affinché passassimo la notte lì, evitando di metterci in macchina con questo brutto tempo, Can aveva preferito fare ritorno nel suo appartamento, il ché forse, fu la scelta migliore.

«Perlomeno ci ha dato il tempo di cenare in veranda e tornare a casa» commentò Can divertito, una volta entrati in casa, facendo ovviamente riferimento al temporale, sorrisi e annuii.

Avvertivo tutt'ora una strana sensazione di imbarazzo e agitazione nei suoi confronti e proprio non capivo il motivo.

Cosa cavolo era cambiato?

Perché mi sentivo così adesso?

Che mi prendeva?

«Per la gioia di tua madre!» gli risposi mentre toglievo la giacca, «Si, era davvero felice questa sera...» affermò Can con aria felice, annuii di nuovo, «Lo era eccome...» confermai, lui accennò un sorriso, ma sembrò cambiare espressione immediatamente, sembrò incupirsi.

«Lei sa perché sei andato via...» gli dissi, cercando di rincuorarlo, poggiandogli una mano sulla spalla, avendo già capito cosa stesse pensando.

«Lo sa, eppure la cosa la fa stare male lo stesso» replicò, «Lei è indubbiamente felice per te e per i tuoi successi, ma è normale che gli manchi, sei pur sempre suo figlio, ma non devi pensare che stia male...» commentai, lui annuì, mentre si passava una mano sul viso, con aria pensierosa.

Probabilmente si sentiva in colpa, d'altronde era andato via da lì per il suo compagno.

«Devi solo cercare di andarla a trovare più spesso» aggiunsi, «Un po' mi pesa tornare qui» confessò, poggiandosi con la schiena al muro dietro di lui, aggrottai la fronte, «Hai visto come mi tratta Güven?» mi chiese poi, annuii, «E' un tipo tosto, l'ho già capito» commentai.

«Non si tratta solo di quello, non è solo una questione di carattere...» replicò Can scuotendo la testa, visibilmente infastidito, «Mi rinfaccerà a vita il fatto che ho lasciato il suo studio» aggiunse, fissandomi.

I suoi occhi tutto d'un tratto sembrarono spenti e tristi, e, vederlo così, mi spezzò il cuore infatti.

Can mi aveva sempre dato l'idea di essere un uomo forte, che non si scomponeva mai per niente, ma, anche lui ogni tanto cedeva, d'altronde era umano.

Si lasciava trasportare dalle sue emozioni, nonostante volesse fare credere diversamente.

«Güven...» esordii, avvicinandomi a lui, appoggiandomi con la schiena al muro, «Non metto in dubbio che ci sia sicuramente rimasto male, ma capirà perché hai preso quella decisione» continuai, osservandolo.

«Tu credi?» mi chiese Can voltandosi, incontrando il mio sguardo, «Certo!» confermai, «E' nella tua vita praticamente da sempre, sa che uomo sei! Sa benissimo che non lo hai fatto per motivi futili ma solo ed esclusivamente per il tuo bene» lo rincuorai, accennando un sorriso.

«E' proprio questo il punto» asserì alzando le mani, «E' nella mia vita da sempre, mi ha assicurato un futuro, credi davvero che gli passerà mai?» chiese poi con un amaro sorriso, «Deve farlo...» mormorai, lui sorrise e scosse la testa.

«Continuerà a rinfacciarmelo invece» commentò allontanandosi, distogliendo lo sguardo dal mio, «Invece no!» replicai andandogli incontro, «E' solo arrabbiato e deluso, ma capirà!» gli dissi ancora, poggiandogli una mano sul viso, costringendolo a guardarmi, «Non lo conosci quanto me...» ribadì.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora