𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐮𝐞:

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Tu sei una persona di quelle che si incontrano
quando la vita decide di farti un regalo.
(Charles Dickens)

I raggi del sole entravano tenui dalla finestra illuminando la camera da letto costringendomi ad aprire gli occhi.

Guardai l'ora sull'orologio appeso alla parete di fronte il letto, scoprendo che fosse già ora di alzarsi.

Sospirai e mi strofinai gli occhi ancora molto assonnata, mi misi a sedere e, mentre legavo i capelli in una coda disordinata, infilai le pantofole piedi, poi mi alzai. Afferrai la felpa dalla poltrona vicino la finestra e la indossai. Percorsi il corridoio arrivando fino alla cucina, dove con sorpresa trovai mio fratello, seduto a tavola che faceva colazione.

«Buongiorno...» lo salutai con un sorriso, lui alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e mi sorrise di rimando, «Buongiorno a te!» rispose cordialmente. Presi una tazza dallo sportello e ci versai dentro del caffè, poi raggiunsi il tavolo e mi sedetti proprio di fronte a lui.

«Come mai così elegante?» gli chiesi con un velo di divertimento nella voce, osservandolo con attenzione, lui sorrise, «Devo incontrare i miei fornitori questa mattina, abbiamo una serata importante questa sera...» spiegò, prima di tornare con lo sguardo rivolto allo schermo del cellulare, annuì semplicemente.

«Tu come stai? Sei riuscita a dormire?» mi chiese fissandomi, «Io... Ho un mal di testa terribile, e non ho praticamente chiuso occhio» confessai con un amaro sorriso, lui sembrò rattristarsi alle mie parole, «Mi dispiace...» disse, accennando un sorriso di conforto.

«Non fa niente, sono talmente presa di pensieri che penso sia normale, ci vorrà un po' prima che mi passi...» commentai, scrollando le spalle, «Hai fatto bene ad andare via di casa...» mi disse, con tono serio, aggrottai la fronte.

«Lui era un peso per te, era ora che te ne liberassi per fare spazio a qualcosa di migliore» continuò, «Ieri non sembravi pensarla così..» replicai, «Mi hai preso alla sprovvista» confessò con un sorriso, «Ma... Hai preso la decisione giusta» disse ancora, allungando il braccio, poggiando una mano sulla mia, «Meriti di essere felice ed avere accanto una persona in grado di darti le sicurezze di cui hai bisogno, una persona capace di capirti, che ti ascolti e ti consigli»

«Grazie...» mormorai, lui sorrise e si alzò un momento, chinandosi verso di me, lasciandomi un bacio sui capelli, «Perché non esci con me? Ho un appuntamento importante, ma non è un problema se mi accompagni, anzi, potresti svagarti un po'!» propose poi con un sorriso, «No, devo andare da papà... e poi dovrei anche prendere il resto delle mie cose a casa di Lorenzo...» gli risposi, lasciandomi poi scappare un sonoro sospiro.

Speravo solo di non trovarlo lì.

Non avevo nessuna voglia di vederlo. Non ero mentalmente pronta ad affrontarlo. Sapevo poi che discutere con lui non avrebbe portato a nulla. Era orgoglioso e testardo, difficilmente ascoltava, o quanto meno, cercava di capire il mio punto di vista. Anche un minimo sforzo avrebbe potuto fare la differenza, ma lui, ovviamente, non ci aveva mai nemmeno provato.

«Credo sia una pessima idea, non dovresti andarci da sola...» replicò lui visibilmente contrariato, «Lo so, ma non posso aspettare! Devo voltare pagina il prima possibile, voglio lasciarmi tutto alle spalle!» ribadì, «Ma non puoi aspettare? Potremmo andarci insieme, magari questa sera?» propose, sospirai e sprofondai sulla sedia, riflettendoci su.

In effetti mi sarei sentita più tranquilla con lui al mio fianco.

«Ele, ci andiamo insieme, questa sera!» affermò serio, negandomi la possibilità di ribattere, «Ma tu non devi lavorare?» gli chiesi, «Non è importante, ci andrò dopo al locale» rispose scrollando le spalle, «Siamo d'accordo allora?» chiese poi, mentre si alzava dal suo posto, sparecchiando la tavola, «Si, io... credo di sì» confermai annuendo.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora