Siamo gelosi perchè sappiamo
che ciò che ci rende felici
può essere portato via da qualcuno migliore di noi.Guardavo il soffitto bianco sopra la mia testa da una manciata di minuti ormai. La sveglia era suonata da un pezzo ed io non ero ancora riuscita ad alzarmi. La testa continuava a farmi male e, di tanto in tanto, avvertivo dei brividi di freddo.
La febbre non era ancora passata, benché fosse scesa rispetto alla sera prima. Ma non gli davo peso, nella mia testa pensavo ancora a quello che era successo il giorno prima, non riuscivo a non pensare a quello che era accaduto con Can e non riuscivo a togliermi dalla mente quella scena, come non riuscivo a togliermi dalla mente le sensazioni che avevo provato in quel momento.
I battiti del cuore accelerati, il mio corpo che andava a fuoco e quell'irrefrenabile desiderio di ricambiare il bacio.
Tutto questo voleva dire solo una cosa; lui non mi era indifferente.
«Ele?» mi richiamò Matteo, affacciandosi dalla porta, «Ehi..» mormorai, sventolando una mano per aria, lui sorrise ed entrò nella camera, «Come ti senti?» chiese, sedendomi lì al mio fianco, mi tirai su, mettendomi a sedere.
«Un pò meglio» gli risposi, «Ma ho un mal di testa terribile...» brontolai, con una smorfia, «Mi spiace» disse lui con un mezzo sorriso, afferrando la mia mano, «Ovviamente stasera rimarrai a casa» continuò, «Anche volendo non mi sento di uscire...» risposi amareggiata, «Pensa solo a riposare!» disse mentre si chinava, lasciandomi un bacio sui capelli.
«La mia solita sfiga...» commentai amareggiata, facendolo ridere, «Colpa della pioggia!» disse mentre si alzava, «Già..» mormorai, «Menomale che possiamo contare su Can» disse poi, aggrottai la fronte, «Cosa c'entra lui adesso?» chiesi confusa, «Beh... E' stato gentile, ti ha portata a casa e si è accertato che stessi bene» rispose fissandomi con sguardo confuso.
«Si, certo...» mormorai annuendo, «C'è forse qualche problema?» chiese, incrociando le braccia al petto, «Nessuno» ribadì, «E' stato gentile, molto!» dissi ancora, «Tra l'altro mi ha detto che sua madre è in città» disse poi, «Lo so. Ci siamo conosciute» confessai, lui sembrò piacevolmente sorpreso, «Veramente?» chiese, annuì, «Se ti rimetti, una di queste sera organizziamo una cena, tutti insieme!»
«Come farai questa sera al locale?» gli chiesi, cambiando argomento, «Non devi preoccuparti per me, ho dipendenti a sufficienza per coprire il tuo turno» rispose annuendo, quasi sorrisi, «Chiamami se hai bisogno» asserì, puntandomi un dito contro, «O chiama Can!» aggiunse.
«Va bene» concordai annuendo, lui sorrise, «Ti chiamo più tardi allora» affermò avvicinandosi, lasciandomi un bacio sui capelli, «Che fai? Rischi di ammalarti» gli dissi contrariata, poggiandogli una mano sul petto, allontanandolo bruscamente, «Io non mi ammalo mai!» replicò con sicurezza, facendomi l'occhiolino, scossi il capo e alzai gli occhi al cielo.
Una volta sola, sentendo lo stomaco brontolare, decisi di alzarmi. A passo lento raggiunsi il corridoio, arrivando poi in soggiorno, ma quando sentì delle voci sul pianerottolo, prima ancora di entrare in cucina, decisi di avvicinarmi alla porta, guardando dallo spioncino, facendo meno rumore possibile.
Maledetta curiosità.
Sul pianerottolo vidi Can, insieme a sua madre.
Scossi la testa e mi allontanai da lì, mordendomi il labbro poi, pensierosa raggiunsi la cucina. Non ebbi però tempo di fare nulla, sobbalzai non appena sentì il campanello suonare.Mi portai una mano sul petto e, prendendo un respiro profondo tornai all'ingresso, ma, prima di aprire, guardai nello spioncino.
Possibile che fosse Can? Magari voleva parlare? Vedere come stavo? Ma una parte di me si sentì quasi delusa non appena vide che si trattava della signora Sülen, benchè mi facesse comunque piacere vederla.
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Hidden Hearts || Can Yaman
RomanceEleonora decide di cambiare la sua vita trasferendosi momentaneamente a casa del fratello maggiore, lasciandosi alle spalle una relazione tossica, la quale, da tempo, le impediva di stare bene ed essere sé stessa. Qui, incontrerà il suo vicino, Can...