Capitolo 21

500 31 15
                                    

Ero confuso, irritato e altri aggettivi che al momento non mi venivano in mente.

"Ci devo pensare", ma che mi era saltato in mente?

Era ovvio che la risposta sarebbe stata "no" a prescindere, ma lei mi aveva fatto sempre un certo tipo di timore.

Vuoi per il suo carattere esageratamente uguale al mio, vuoi per quegli occhi che mi avevano stregato sin dalla prima volta che li avevo visti, vuoi anche per il fatto che di lei ne ero veramente innamorato, ma quell'amore si è dissolto mano a mano che avevo compreso tutte le cattiverie che mi aveva fatto, di come se n'era infischiata di tutto l'amore che provavo nei suoi confronti, di come mi aveva guardato negli occhi e non aveva detto una parola, quando le urlavo contro che per me era una stronza, capace solo di giocare con i sentimenti altrui, mentre le mostravo le foto che la ritraevano mentre si baciava prima con uno, poi con un altro.

Quanto ero stato cieco?

E poi, con quale coraggio mi viene a chiedere un'altra possibilità?

Decido di chiamare Nicholas, è l'unico che al momento sarebbe capace di calmare il turbinio di sensazioni che mi circolano attorno.

Il senso di nausea si sovrappone alla razionalità e se non fossi in un luogo pubblico, probabilmente darei il peggio di me, ma resisto, prendo un grande respiro e cerco di calmarmi.

Nicholas non risponde, il suo telefono suona a vuoto e ciò mi fa spazientire, ma quando sto per riattaccare e mandare tutto al diavolo, un peso, simile a un abbraccio, mi circonda la gamba destra.

Abbasso la testa giusto per vedere una chioma bionda e riccia e due occhietti vispi che mi sorridono e mi squadrano come se fossi il suo migliore amico.

<<Ciao Jotep>> mi saluta sbagliando il nome, ma non posso che mettermi a sorridere per quanta tenerezza ci mette nel non lasciarmi andare.

Mi guardo intorno nella speranza di vedere arrivare anche sua sorella, ma quando non vedo nessuno intorno, a parte noi, inizio a preoccuparmi, quindi mi abbasso alla sua altezza e la prendo in braccio.

<<Piccola, ma tua sorella non c'è?>> domando sperando di ricevere una risposta sensata, invece al contrario ricevo solo un'alzata di spalle e uno sguardo come a chiedermi di aiutarla.

<<Tavamo lì>> indica un punto impreciso davanti a lei <<poi ti ho vitto e tono cossa per salutatti>> mi sorride e non posso fare a meno di sorridere anche, per quanta dolcezza ci mette nello spiegarmi cosa è successo, nonostante un linguaggio parecchio incerto, ma a cinque anni siamo stati tutti un po' così.

<<Che ne dici, andiamo a cercarla? Sarà molto preoccupata>> le dico facendola scendere e prendendole la mano sinistra.

In confronto alla mia, è davvero minuscola.

<<Jotep ci vieni al mio compleanno?>> mi domanda fermandosi di scatto, nonostante i pochi passi fatti, decido quindi di assecondarla e di rimettermi alla sua stessa altezza, tanto ho capito che di camminare non sembra averne intenzione.

Intravedo una panchina poco distante e le faccio cenno di sederci lì, in modo da poter parlare e aspettare sua sorella, che, sono sicuro, arriverà da un momento all'altro.

Dopo aver preso posto, mi ripete la stessa domanda.

Mi fa ridere come non sappia pronunciare il mio nome, ma al tempo stesso, mi emoziona il fatto che si ricordi di me dopo appena una giornata passata insieme.

<<Quando è il tuo compleanno?>> le chiedo allora avvicinandomi di più a lei, in modo da essere occhi negli occhi, mentre un sorriso si propaga in tutto il mio viso quando mi accorgo che ci sta pensando, poi alza le spalle e sorride.

<<Faccio cinque anni sai?>> cambia totalmente domanda, ignorando la mia risposta.

Decido di stare al gioco, coinvolgendola più che posso e sperando di vedere arrivare sua sorella il prima possibile, non perchè non mi trovi bene in sua compagnia, ma solo perchè non sono mai stato bravo con i bambini.

<<Ma allora sei grande>> affermo alzando di poco la voce e facendola ridere.

È una risata dolce e contagiosa, tant'è che mi ritrovo a sorridere anche io come non ho mai fatto in vita mia.

Improvvisamente sentiamo urlare in lontananza il nome della piccola ospite che mi ha risollevato un po' l'umore.

Entrambi ci guardiamo e decidiamo di alzarci, prima io, successivamente le porgo la mano, che afferra più che volentieri e si mette in piedi, nascondendosi però dietro le mie gambe.

<<Oddio Marghe, mi hai fatto prendere un colpo>>.

La voce di Iris appare preoccupata, ma si rilassa subito quando vede che è in mia compagnia e non sperduta chissà dove.

<<Scusami davvero Joseph, ma è scappata all'improvviso mentre stavo dando il resto a una signora e quando me ne sono accorta, mi è preso il panico, per fortuna che ha incontrato te>>.

Il viso di Margherita si imbroncia e incrocia le braccia al petto per far capire tutto il suo disappunto.

<<Ho vitto lui e tono andata a salutarlo>> esclama prendendomi la mano e stringendola tra le sue <<gli ho chietto se voleva venire al mio compleanno>> annuncia poi sorridendo per far capire che era stata brava e reponsabile <<quando è il mio compleanno?>> chiede infine alla sorella e ciò ci porta inevitabilmente a ridere, sotto lo sguardo stupito della più piccola, che si chiede cosa ci sia di tanto divertente.

Iris si abbassa alla sua altezza e le sussurra qualcosa all'orecchio.

Vedo gli occhi di Margherita squadrarmi da capo a piedi e la curiosità prende il sopravvento quando la vedo annuire e dirle qualcosa che fatico a comprendere.

<<Avete dei segreti?>> domando in attesa di risposte, guardando prima una, poi l'altra.

<<Oggi è il suo compleanno, fa cinque anni, ma festeggiamo sabato per il fatto che essendo un gioro feriale, magari abbiamo più probabilità che venga qualche suo amichetto>> esclama accarezzandole la testa <<in più ci teneva che ci fossi anche tu e non demorde fin quando non dirai di sì>>.

La vedo pregarmi con gli occhi di accettare e sono davvero indeciso sul da farsi.

Da una parte vorrei dirle di sì, in modo da passare una giornata intera in sua compagnia, di contro invece ci sarebbe il fatto che non sarebbe un appuntamento, ma una festa di compleanno di una bambina, piena di bambini urlanti e scalpitanti.

Cosa potrebbe andare storto?

<<Ti plego Jotep>>.

E come si fa a dire no a due occhietti che ti guardano in quella maniera? Come si fa ad avere il cuore di pietra di fronte a tanta tenerezza?

<<E va bene, festa sia allora>> mi accodo al loro entusiasmo, non prima di averle fatto gli auguri e aver ricevuto un bacio sulla guancia come ringraziamento proprio dalla più piccola.

<<Puoi portare chi vuoi, credo di essere l'unica adulta e un po' di compagnia in più non credo possa farmi male>> proferisce prendendo per mano la sorella <<ti mando un messaggio con l'ora, ci vediamo sabato>> esclama infine salutandomi e sparendo insieme alla piccola, che di tanto in tanto mi guarda e mi sorride.

Prendo il telefono e mando un messaggio all'unica persona con cui potrei fare determinate cose.

"Sabato non prendere impegni, siamo stati invitati a un compleanno".

Sorrido vittorioso tra me e me e mi avvio verso casa.

Caro Nic, dovresti sempre rispondere quando ti chiamo.

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora