Capitolo 28

379 25 9
                                    

Sono in ansia, ma tutto sommato riesco a mascherarla bene, mentre, in piedi davanti al bar "la rosa dei venti" attendo la mia condanna.

È in ritardo, me ne rendo conto quando il cellulare segna le otto e trenta di una sera qualsiasi, mentre il sole è tramontato da un pezzo e alcune persone si fermano a bere qualcosa, o a parlare tra di loro.

Le vedo mentre attendo, mentre mi logoro dentro e l'idea di tornarmene a casa mia, si fa sempre più nitida nella mia mente, ma la curiosità di sapere che cosa vuole farmi vedere Cecilia, ha la meglio, perciò attendo con ansia.

Passano altri 20 minuti e finalmente, la sua chioma bruna si materializza davanti a me, sorridendo come se non mi avesse fatto aspettare un'ora invano, senza accennare minimamente al fatto che avrebbe ritardato, mentre le persone mi guardavano come se fossi matto, chiedendosi sicuramente che ci facessi da solo, davanti a un bar, in piedi, da più di un'ora.

<<Scusa il ritardo, Lele non mi voleva lasciare più>> sbuffa spostandosi i capelli da un lato all'altro della spalla.
Gesto che mi faceva completamente impazzire, in quanto il suo profumo mi inebriava le narici all'istante.

Mi rendo conto che il suo odore non è per niente cambiato, ma a differenza di qualche tempo fa, adesso non mi fa più lo stesso effetto.

<<Perché semo qua? Che me dovresti fà vedè?>> Taglio corto qualsiasi sua voglia di fare conversazione. Non ho voglia e tempo di ascoltare niente.

<<Quanta fretta Jo, annamose a prenne quarcosa da bè, no?>>.

La mia idea iniziale era quella di presentarmi qui, ascoltarla e poi andarmene come se non l'avessi mai vista.
Magari le avrei detto di lasciarmi stare, che non volevo più saperne niente di lei, invece mi ritrovavo ancora in sua compagnia con un prosecco tra le mani.
Eravamo entrambi in silenzio, lei continuava a fissarmi, io non avevo nessuna intenzione di distogliere lo sguardo dal mio bicchiere.

<<Certo che non sei cambiato per niente>> proferisce distaccandomi per un secondo dai miei pensieri.
Le faccio cenno di non aver capito a cosa alludeva e lei in tutta risposta mi indica il bicchiere con quel liquido  giallo all'interno.

<<Che c'è vòi fà, sò abitudinario>> esclamo bevendo il vino tutto d'un sorso, lasciando che mi faccia male alla gola e un poco anche alla testa, per poi farlo scendere giù e non sentire più niente.

Cecilia se ne sta in silenzio, il suo spritz ancora intero davanti a lei. Non parla e questo mi mette ancora di più in agitazione.
Controlla spesso l'orario e mi chiedo come mai.
Forse il suo fidanzato non sa che è qui con me.

<<Il tuo fidanzatino che dice che sei qui con me?>> ridacchio mentre mi accorgo che il prosecco ha già fatto il suo dovere.
In genere non sono uno che beve tanto, quando sono in compagnia mi limito al massimo a due bicchieri di vino, se tutto va bene.

Guardo davanti a me e mi rendo conto che il bicchiere che prima era vuoto, adesso magicamente è pieno.
Sono un attimo confuso, ma ci pensa la ragazza davanti a me a rinfrescarmi le memoria.

<<Te l'ho riempito io, hai la faccia di uno che ha bisogno di bere>>.

No di certo, sto bene così come sto, ma un buon bicchiere di vino non si rifiuta mai, quindi a piccoli sorsi, mando giù anche quel bicchiere, fino a non far rimanere neanche una goccia.

Adesso la testa inizia a farsi pesante e tutta le tensione e la stanchezza accumulata, si fanno sentire.

<<Devo andà a casa, dimme quello che me devi dì e lasciame in pace>> sputo fuori guardandola negli occhi.
Lei non si scompone, al contrario, mi guarda fisso e ciò mi mette a nudo completamente.

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora