La cerco in ogni dove, mentre lei sembra essere sparita.
Non sono stata io a baciarla, non volevo neanche si avvicinasse troppo a me.
Ho fatto di tutto per non incontrarla, per non parlarci, per non avere neanche un minimo contatto con lei, invece è andato tutto in fumo.Perché devo essere sempre io quello che soffre? Che ho fatto di male affinché ogni cosa mi si ritorce contro?
La cosa più sensata da fare è andare a casa sua, non sono certo che mi farà parlare, ma almeno ci provo.
Corro come un matto finché non intravedo la sua abitazione a qualche metro di distanza.
I polmoni mi vanno a fuoco, ma spero di avere un minimo di voce e fiato per spiegarle che quello che ha visto non è realmente successo, o meglio, è successo, ma non ho preso io l'iniziativa.Mi accascio con le spalle al muro e cerco di prendere più aria possibile, poi guardo l'orologio.
Mancano dieci minuti a mezzanotte e io sono un pazzo che tenta disperatamente di mettere le cose a posto.Busso piano, sperando di farmi sentire, ma non ottengo risposta.
Riprovo leggermente più forte, ma neanche questa volta qualcuno si decide ad aprire.Allora tento la via più facile, prendo una manciata di sassolini piccoli e li lancio uno per volta sulla finestra chiusa.
So per certo che è quella della sala e dato che si intravede uno spiraglio di luce, sicuramente la televisione ancora accesa, qualcuno deve esserci per forza.L'ho visto fare in tanti film americani e il più delle volte finiva sempre bene.
Non credo sia questo il caso, ma non mi farò scoraggiare al primo rifiuto.
Non sono uno che molla tanto facilmente.Dopo il quinto sassolino, finalmente vedo un'ombra che sbircia dalla tendine e successivamente la finestra viene aperta, ma ad affacciarsi non è la persona che mi aspettavo, bensì è una ragazza parecchio giovane, i capelli castani si intravedono grazie alla luce di un lampione.
Si aggiusta gli occhiali sul naso e poi mi squadra, forse per mettermi a fuoco.<<Non abbiamo bisogno di niente grazie, non sono la padrona di casa>> esordisce rientrando dentro.
Sta per chiudere la finestra, quando la blocco nuovamente.<<Sto cercando Iris>> le dico alzando leggermente la voce, in modo da farle capire che sono innocuo.
Lei sembra capire, tant'è che si affaccia nuovamente, appoggiando anche i gomiti sulla balaustra.
<<Chi sei? Non ti sei reso conto dell'ora?>>.
Guardo nuovamente l'orologio e mi rendo conto che si è fatto nuovamente tardissimo, ciò aumenta la mia ansia perché se lei non è in casa, significa che è in giro da sola, di notte e questo non mi fa stare tranquillo per niente.
<<Mi chiamo Joseph, sono un suo amico>> affermo, sperando che non le abbia già parlato male di me e che di conseguenze mi odi anche lei.
Due persone che mi odiano in contemporanea, non potrei sopportarle.Fa per pensarci su, poi annuisce.
<<Sì, credo mi abbia parlato di me, il tuo nome non è così comune, è difficile che ci si dimentichi>> pronuncia sorridendo <<comunque Iris non è in casa, mi ha detto che aveva bisogno di sbollire la rabbia e che avrebbe fatto un giro, non so altro, io sono semplicemente la babysitter>> conclude infine lasciandomi parecchio spiazzato.
Non posso andare a casa, sapendo che lei non è ancora tornata.
Se le succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai.La saluto e la ringrazio, poi corro nella direzione opposta, sperando di vedere la sua chioma bionda, o sentire il suo profumo che ogni volta mi lascia senza fiato.
Prendo il cellulare e controllo il suo ultimo accesso.
Risultava attiva qualche minuto fa.
Decido di tentare il tutto per tutto, mandandole un messaggio, so che non risponderà, ma almeno ci ho provato.Dove sei? Possiamo parlare?
00:14Ti prego Iris, devo spiegarti un po' di cose.
00:15Nessuna risposta, mi viene da piangere, urlare, sbraitare.
Non posso perdere anche lei, non posso proprio permetterlo.Ci provo l'ultima volta questa sera, ma sappi che non mi darò per vinto finché non mi avrai ascoltato.
Non voglio perderti.
00:18L'ultimo messaggio della serata, anche questo senza visualizzazione o risposta, ma un suono parecchio famigliare, attira la mia attenzione proprio nel momento in cui ripongo il telefono nella tasca dei pantaloni.
Percorro ancora qualche metro e la trovo finalmente, è appoggiata a un muro, seduta su una specie di panchina, mentre parla al cellulare.
<<Non ti preoccupare Isa, torno tra poco, sto bene. Margherita ha mangiato? Sta dormendo? Ok ci vediamo tra un po' e scusa del disturbo>>.
La sua voce vellutata soffoca un pianto, lo capisco dal modo in cui sospira poco dopo aver chiusa il cellulare.
Si passa una mano tra i capelli e successivamente si asciuga una lacrima solitaria.Questa scena mi spezza in due e sapere che la causa sono io, mi fa sentire peggio di come mi sento in realtà.
Prendo un respiro profondo e mi avvicino a lei, sono consapevole che potrei beccarmi uno schiaffo, i peggio insulti, ma sono pronto a tutto.
<<Iris>> la chiamo col cuore in gola.
Lei si ferma, ma non si gira, né tantomeno tenta di scappare e già questo è una cosa a mio favore.
La richiamo nuovamente, non ho il coraggio di fare un passo in più, né di vederla stare male per uno come me, al contrario, resto fermo nella mia posizione, con il cuore che accelera a ogni minuto che passa e il sudore che si fa largo sulla mia fronte.
Poi si volta e ciò che vedo mi lascia senza fiato.È in lacrime e la causa sono soltanto io.
Il mascara è colato così tanto che la fa assomigliare a un piccolo panda, ma è bellissima ugualmente.<<Che cosa vuoi?>> mi domanda fulminandomi con lo sguardo.
Provo ad avvicinarmi per essere almeno qualche centimetro più vicino a lei, ma il suo sguardo ammonitore, mi fa pentire immediatamente di ogni mio gesto <<non ti avvicinare>> esclama prendendo ancora più distanza.<<Fammi spiegare Iris, ti prego, non è come sembra>>.
Sorride, ma non è il suo solito sorriso, sembra più un qualcosa di ironico, fatto apposta per prendermi in giro.
<<Siete tutti così voi, prima fate qualcosa di sbagliato, convinti che non vi vediamo e infine, quando vi becchiamo con le mani nel sacco, siete pronti a negare tutto>>.
Sta sbagliando tutto e la cosa peggiore è che non mi dà neanche la possibilità di farle capire che quello che ha visto, in realtà non esiste e che se fosse rimasta di più, avrebbe visto me allontanarla, perché da quando conosco lei, non voglio nessun'altra al mio fianco.
<<Senti...>>
<<No, basta>> mi blocca nuovamente <<cosa dovrei ascoltare? Non mi interessa delle tue scuse, noi non siamo niente, non stiamo insieme e non siamo stati mai amici, puoi fare quello che ti pare della tua vita, hai capito? Stare con chi vuoi, frequentare chi vuoi, ma stai fuori dalla mia vita e da quella di Margherita, abbiamo sofferto troppo, non ci meritiamo altro dolore>>.
Se ne va e con lei anche il mio ultimo senso di amore.
Sento il cuore sgretolarsi all'interno della gabbia toracica e la cosa peggiore è che non ho via d'uscita da questo casino in cui mi sono cacciato.Ma una cosa è certa, non mi arrenderò, perché lei mi ha salvato quando pensavo di precipitare.
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Salvami da me - Holden
FanfictionJoseph non era contento della sua vita. Ogni cosa che faceva e che viveva, era come un eterno loop infinito. Neanche la musica, sua compagna di vita da sempre, riusciva a dargli quelle emozioni che i suoi occhi stanchi celavano dietro a finti sorris...