4; sei dicembre

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6 Dicembre.

Erano passati solo cinque giorni dal mio tredicesimo compleanno, fu uno dei miei compleanni migliori, ma anche l'ultimo che festeggiai.

Erano le 6 di sera, i miei genitori stavano tornando a casa dall'ospedale, dove avevano ritirato le mie analisi fatti pochi giorni prima.
Li avevo fatti perché da uno o due mesi stavo spesso male, avevo dolori alle ossa, mi sentivo sempre debole, avevo spesso la nausea, il vomito, ero sempre confusa.

Fuori pioveva, il cielo era cupo e dalle finestre non si vedeva quasi niente per colpa della pioggia. Io ero seduta sul mio letto a guardare la televisione con mio fratello Lorenzo steso accanto a me.

Ad un tratto sentì i miei genitori entrare e chiudere velocemente la porta. Sentì una strana sensazione fare spazio dentro di me. L'ansia mi assalì.

Mi alzai dal letto curiosa del risultato delle mie analisi e mi avvicinai alla porta, sentii i miei genitori parlare a bassa voce, mia madre singhiozzava e mio padre provava a calmarla.
Uscii dalla stanza con Lorenzo dietro di me e scendemmo al piano di sotto pian piano, cosa diavolo era successo?

Mio padre mi vide scendere le scale e con un falso sorriso mi venne incontro, cercando di apparire calmo.

"Cosa sta succedendo?" esclamai, mentre Lorenzo si avvicinò a mia madre.
Quest'ultima si asciugò gli occhi e mi guardò, cercando di non scoppiare a piangere di nuovo. Venne verso di me per abbracciarmi ma mi allontanai.

"È per le mie analisi?" chiesi a bassa voce, avevo paura della risposta.
Non avevo mai visto mia madre piangere, né mio padre stare così tanto in ansia. Era l'uomo più forte che conoscessi.

"Soph, abbiamo ritirato le analisi e i risultati...non sono affatto buoni." buttò fuori mio padre, guardando a terra.
Non riusciva neanche a guardarmi. Guardai Lorenzo, aveva lo sguardo spaventato e gli occhi pieni di lacrime.
"Cos'ho?" chiesi dopo alcuni secondi, ma mio padre non rispondeva.
"Mamma." esclamai guardandola, ma lei si allontanò da me, per poi scoppiare di nuovo a piangere.

Mio padre parlò, e in quello stesso momento, qualcosa dentro di me morì.
"Hai la leucemia... i dottori dicono che è curabile ma..."

Ma avevo smesso di ascoltare, tutto intorno a me girava, avevo la vista offuscata, le gambe erano deboli e il respiro mi mancava, mi sentivo soffocare.
Sentivo i miei genitori chiamarmi, vedevo Lorenzo seduto sulle scale a piangere, la pioggia continuare a sbattere contro i vetri. Caddi tra le braccia di mio padre, e svenni subito dopo.

D'allora la mia vita cambiò.

Il giorno dopo andai in ospedale per delle visite.
Avevo il tumore al sangue, era curabile ma dovevo stare sotto controllo.
Iniziai a prendere vari medicinali, andavo sempre in ospedale, iniziai a mangiare poco, a chiudermi in me stessa.

Ero sempre stata una persona ottimista nella vita, ma in quel momento non lo ero affatto. Sentivo che non sarebbe finita bene e lo dicevo sempre ai miei genitori, gli urlavo spesso contro, ma non era colpa mia, ero stressata, avevo solo tredici anni e stavo vivendo un inferno.

A scuola ci andavo ma uscivo spesso prima, i professori mi chiedevano il motivo ma ne inventavo sempre uno.
Non volevo che si venisse a sapere della mia malattia, avrebbero iniziato a guardarmi tutti in modo diverso, a trattarmi in modo diverso.
Poi però dopo un annetto iniziai a non andarci proprio, i miei genitori mi obbligavano ad andarci una volta a settimana, o due, ma passavo le ore a dormire sul banco.
Io e il preside eravamo ormai amici.

A casa era tutto diverso, litigavo sempre con mia madre.
Quando scoprimmo della malattia anche lei si chiuse in se stessa.
Mi parlava solo quando doveva ricordarmi dei medicinali, o della scuola. Non riusciva a guardarmi per più di due secondi, il pensiero che me ne sarei potuta andare uccideva anche lei.
Spesso le urlavo contro per il suo comportamento, le dicevo cose poco carine senza mai scusarmi.
Non volevo farlo, ma tutti i medicinali che prendevo, i problemi, lo stress, mi facevano uscire fuori di testa.

Mio padre mi chiese se volessi andare da una psicologa, accettai.
E dopo aver trovato quella perfetta per me, le cose iniziarono a migliorare.
Il rapporto con mia madre migliorò un po',
Spesso la sentivo piangere in cucina, o in camera con mio padre.

Con mio padre invece ho sempre avuto un ottimo rapporto, era spesso occupato per colpa del lavoro e questo mi faceva innervosire, ma faceva di tutto per non farmi mancare niente e quando aveva del tempo libero lo passava stando ogni secondo con me e Lorenzo.

Lorenzo.
Mi era sempre stato accanto.
Mi dispiaceva quando i nostri genitori lo trascuravano un po' per colpa mia, ma non me l'ha mai fatto pesare, capiva completamente e gli stava bene. Avrebbe fatto di tutto per farmi guarire.

Io invece cambiai, esteticamente, caratterialmente e mentalmente.

Soprattutto quando ad Agosto dell'anno dopo, la mia malattia peggiorò.
I medici non si spiegavano il motivo ma successe.
Adesso combattevo completamente tra la vita e la morte. I medicinali erano l'unica mia salvezza.

***

maneggiami con cura. || ★mirko trovatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora