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Prima di cominciare vi ricordo di lasciare una stellina e un commento🫶🏻

🎀🩷

MADISON

Non riuscirò a resistere per molto.
Il telefono squilla.
Un'altra volta.
E il mio cuore manca di un battito.

Grady Lewis, papà.

Mio padre mi sta chiamando e non so se rispondere.
È da stupidi accettare la chiamata, ma è da coglioni rifiutarla.

Fisso lo schermo.
Avrò le allucinazioni. Mi starò immaginando tutto. Non mi sta veramente chiamando.
Accetto la chiamata e avvicino il telefono all'orecchio.

«Maddy» dice con voce stupita e dolce.
«Grady» rispondo con voce graffiata e arrabbiata.
«Chiamami papà, tesoro».

«Perché dovrei chiamarti così? Non ti vedo e non ti sento da anni. Siamo come sconosciuti, ormai».

«Madison...».
«Non fare il finto dispiaciuto. Risparmiati la recita. Arriva al punto. Perché mi hai chiamata?».

Lui non risponde.
«Rispondi» gli ordino.
«Madison. Sei la mia bambina».
«Non sono più una bambina! E anche quando lo ero non c'eri. Non ci sei mai realmente stato» dico in tono pacato.
Voglio solo sapere cosa vuole, poi mi dimenticherò della sua esistenza.

Le lacrime cominciano a colmare i miei occhi.
Non devo piangere. Non ora. Lui non deve vincere.
«Allora? Non ho ancora ricevuto una risposta. E la pretendo».

«Non volevo lasciare te e la mamma sole» prova a giustificarsi, ma ormai è troppo tardi. Non lo perdonerò. Mai.

«Eppure l'hai fatto... divertente, non credi?».
«Madison, mi dispiace».
«Non ho mai ricevuto una tua chiamata, un tuo messaggio, un augurio per le feste o per il mio compleanno, un ' buon inizio scuola '. Sei sparito per anni. E non ho la minima intenzione di perdonarti, Grady».

«Però non ti sei dimenticata di me».
«Come posso dimenticarmi del padre peggiore del mondo?».
Una lacrima mi sfugge, e mi riga il volto.
«Madison...» questa volta lo sento. Sento che sta per scoppiare a piangere. Ma non mi interessa. Ho pianto talmente tanto tempo per colpa sua che si meriterebbe di passare anche lui quello che ho passato.
«Vaffanculo. Non farti sentire mai più» sibilo.

Chiudo la chiamata.
L'unica cosa che riesco a fare è piangere.
Non riesco a bloccare le lacrime, a trattenerle.
Inizio a piangere.
Di nuovo per colpa sua.
Mi ero ripromessa di non farlo più.
Ma è quando credi di star guarendo che il tuo incubo ritorna.

«Sono tornata!»
Mia madre è qua.
Mi alzo.
Chiudo la porta di camera mia.
Asciugo le lacrime con il palmo della mano.
Nascondo l'oggetto e mi chiudo in bagno per lavare il viso.
«Cosa hai fatto a scuola in questi giorni che ero fuori per lavoro?» domanda.

Ovviamente, impicciona per eccellenza, è entrata in camera mia, e poi nel bagno che c'è in essa.
Mi asciugo il viso.
«Niente».
«Sei finita in punizione. Il preside mi ha chiamata e mi ha raccontato. Devi smetterla di fare così. Non so più cosa fare con te! Finirà che ti bocceranno».

Mia madre continua a parlare, ma non l'ascolto.
«Mi stai ascoltando?» chiede vedendomi distratta.
Io annuisco, ma non ho la più pallida idea di che cazzo stia uscendo dalla sua bocca.
Sono stanca di sentire la sua voce.

«Mamma! Mi ha chiamata papà».
L'unico modo per zittirla tanto è questo.
«Santo cielo! Stai bene? Cosa ti ha detto? Cosa voleva?».
«Sì, sto bene».
Non è vero, ma tanto è questo che vuole sentire la gente.
«Voleva scusarsi, ma gli ho chiuso la chiamata» finisco di dire.

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora