22.

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🚬🖤

BLAKE

Quanto odio quella ragazza prepotente dai capelli ramati non si può esprimere a parole.
Esco da casa di un amico e cammino fino alla macchina.
La mia attenzione viene, però, attirata dall'entrata di casa di Madison.
Davanti alla porta c'è uno scatolone e sopra un bustina dalla carta bordeaux.
La mia curiosità aumenta, perciò alla fine mi avvicino.
Prendo la bustina e la apro.
C'è una lettera scritta a mano con una scrittura ordinata ed elegante, l'opposto della mia, insomma.

 Ho ricevuto la tua risposta,

Sappi che non mi hai convinta, perciò ti andrò a denunciare alla polizia, almeno che tu non apra questo scatolone e segua le indicazioni.
Ricordati cosa ti ho detto nell'ultima lettera, Madison.
Tanti saluti.

 Cosa? Qualcuno sta minacciando e ricattando Madison?

Mi metto sulle ginocchia e scarto il pacco.
Spalanco gli occhi e leggo la piccola lettera con le indicazioni.

 Hai visto bene, quella all'interno del pacco è una pistola.

Dovrai fare un lavoretto per me.
Vai al Night Magical Pub. Ogni sera alle nove e mezza in punto arriva un signore basso e robusto, con dei baffi argentei e occhiali tondi. Va via alle undici e mezza e si reca in una delle vie tra i locali per bersi una birra in tranquillità. Voglio che vai lì e gli spari un proiettile in testa, poi vai via, al corpo penseremo noi.
Tanti saluti.

No, non può essere. Questo deve per forza essere un incubo. Non posso lasciare questa pistola qua. Non posso fare finta di nulla. Andrò io al posto suo. Lei ha un futuro davanti, io no. Io ho già le mani sporche, lei no. O almeno credo...

Afferro la pistola e la metto nella tasca interna del giubbotto oversize in pelle, poi guardo l'orario.
Troppo tardi, dovrò andare domani. 

Mi sveglio e faccio una doccia.
Vado al bar gestito da Frank, un ubriacone che vive nella roulotte accanto alla mia.
Lo so, sono le nove del mattino e sono a stomaco vuoto, ma ho disperatamente bisogno di una birra in questo momento.

«Buongiorno Frank, come andiamo?» chiedo entrando nel rozzo locale buio e con i muri imbrattati da svariati graffiti da bomboletta.
Frank, un uomo sulla cinquantina, basso e leggermente grasso, con una gran pancia da birra, sta pulendo dei bicchieri dietro il bancone.
Porta dei pantaloni di jeans rovinati, una canotta bianca e una benda legata sulla testa, che nasconde i suoi pochi capelli bianchi.

La poca barba gli marca la mascella e gli occhi grigi brillano di felicità.
Può far paura a primo impatto, ma è davvero un buon uomo dall'animo gentile, ed è anche simpatico.
Per me è sempre stato come un secondo padre, una persona a cui rivolgersi per consigli o qualunque cosa.

«Buongiorno, Blake. Molto bene, ieri è passata la solita banda di motociclisti e hanno bevuto più del solito...il mio guadagno è salito di dieci dollari!» borbotta con un sorriso innocente.
Sorrido nel vedere una persona felice per così poco, ma come posso biasimarlo? Frank è nato povero, come me. La sola differenza è che io facendo qualche lavoretto illegale ho rimediato dei buoni vestiti, un'auto e una moto, ma ci è voluto molto impegno e tanto rischio.

 «Hai trovato qualche bella ragazza?» chiede riempendomi un bicchiere di birra.

Scuoto il capo.
«Sai benissimo che non mi interessano queste cose, e poi tutti continuano ad avere paura di me» rispondo sedendomi al bancone.
Lui solleva le spalle e fa un'espressione di indifferenza.
«Insomma, io so bene tutta la storia e so che le cose che hai fatto hanno una serie di motivi! In più tutte le ragazze dovrebbero volere un bel ragazzo come te! Mamma e papà hanno fatto un bel lavoro sotto il lato estetico!».

Una delle cose che, da sempre, più ammiro di Frank è la positività.
Cerca sempre il lato positivo, cerca di non pensare mai in negativo, anche quando non sembra esserci speranza.
«Sì, insomma. Solo quello hanno fatto bene...nel resto hanno fatto veramente schifo»

«Frank, avrei bisogno di un consiglio» esordisco dopo qualche minuto e qualche pensiero di troppo.
Lui annuisce: «dimmi tutto, ragazzo».
Sorrido e finisco il bicchiere di birra in un sorso.
«C'è una ragazza...lei è davvero complicata e antipatica, la odio più di qualunque altra cosa al mondo, ma ieri per caso ho scoperto che potrebbe essersi messa in un mucchio di guai, e da quel che sembra senza essersela cercata. Sento il dovere di fare una cosa al posto suo per cui la stanno ricattando, secondo te dovrei farla?».

Lui aggrotta le sopracciglia.
«Di che tipi di guai parli, Blake? Che tipo di cosa senti di dover fare al posto suo?» chiede con sospetto.
Mi mordo il labbro inferiore e strizzo gli occhi, cercando di non dirgli nulla... ma è più forte di me. Non riesco a mentire a Frank.

«Uccidere una persona» dico ad un certo punto.
Lui sbarra gli occhi e smette di lucidare bicchieri.
Mi guarda sconvolto.
«Uccidere? No, Blake. Non se ne parla. Non finirai ancora in prigione, non di nuovo» borbotta scuotendo il capo.
Annuisco, ma so che andrò a farlo, nonostante non sappia nemmeno io perchè voglia proteggerla.

 Quella sera mi preparo e raggiungo il locale con la moto.

Mi guardo attorno e individuo il signore di cui si parlava nella lettera.
Come previsto alle undici e mezza esce dal locale e si dirige verso una via abbandonata con una bottiglia di birra in mano.

Mi nascondo sopra il basso tetto di un piccolo edificio, in modo da avere una visuale completa, e carico la pistola.
Prendo la mira e la punto alla testa dell'anziano.
Sto per premere il grilletto.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo.
Non posso mancarlo.

Ma qualcuno mi tocca la spalla da dietro, facendomi sussultare.
Mi giro e Madison è lì.
Porta dei pantaloni neri in pelle che le donano divinamente e una felpa, sempre nera, oversize.
Il cappuccio della felpa le copre leggermente i capelli, ma essendo lunghi le ricadono lisci davanti alle spalle, arrivando a toccare sotto i seni.

Sto per dire qualcosa, ma lei preme il suo indice sulle sue labbra e sussurra: «Shh».
Mi prende la pistola dalle mani con cautela e delicatezza, e prende la mira, poi chiude gli occhi.
Percepisco il suo terrore e la sua tensione, ma è incredibilmente impassibile.
Fa un respiro profondo e apre gli occhi.

Poi succede tutto velocemente.
Preme il grilletto e la tempia dell'anziano si tinge di rosso.
L'uomo cade per terra e la birra che aveva in mano si spacca in mille pezzi, lanciando pezzi di vetro e gocce del liquido ovunque. 
Madison mi afferra il polso e mi trascina via.
Quando siamo abbastanza lontani dal luogo del delitto mi mette contro il muro e si mette davanti a me.

 «Che pensavi di fare? Sei forse impazzito?» chiede.

Sono confuso, molto confuso. Ma allo stesso tempo affascinato dalle sue mosse, rapide e caute, proprio come le mie.
«Ma tu come sapevi del delitto, delle cose... insomma ho rubato il pacco e la lettera dall'ingresso di casa tua» dico a bassa voce.
«Credi che non mi abbia mandato la copia di quelle lettere? Ho subito pensato che lo avesse preso Ryan per proteggermi, ma mi avrebbe chiamata, perciò rimanevi solo tu e sono venuta qua. Non posso farti sporcare ancora le mani, non finirai in prigione per esserti immischiato nei miei affari» sibila.

Sono ancora più confuso.
«Io non volevo aprire le tue cose, ma passavo di lì e quel pacco ha attirato la mia attenzione».
Lei annuisce.
«L'ho immaginato. Ma ora non importa. Se la persona che mi ricatta sa che tu sai, finiremo entrambi in guai seri, quindi cerca di non parlarne mai più».
Poi si volta e va via.

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora