13.

34 9 3
                                    

🎀🩷

MADISON

Mi preparo velocemente.
Metto un paio di jeans di un blu scuro e un maglioncino nero.
Sotto il maglioncino metto un top visto che dove abitiamo fa abbastanza caldo, nonostante sia ottobre.
Piastro i capelli e mi trucco leggermente.
Aggiungo un gloss trasparente sulle labbra, afferro la borsa ed esco.
Ryan, come previsto, mi aspetta lì.
«Salta su Piccola Mad, questa sarà una serata giochi fantastica».
Lo saluto e salgo sul sedile del passeggero.
Dopo una lunga chiacchierata arriviamo a destinazione.
«Di chi è la casa?» domando, non avendola mai vista.
Ryan prende una giacca di pelle e se la mette, poi mi guarda.
«Non ne sono sicuro, ma dovrebbe essere la casa nel bosco di Bruce»
La casa è avvolta da decine e decine di grandi alberi.
La stradina tortuosa immersa nel bosco che abbiamo usato per arrivare non è stata tanto piacevole.
La foresta si interrompe in diversi punti, formando uno spiazzo circolare su cui sorge la casetta.
Ha due piani e i muri in pietra grigia che danno proprio l'idea di una classica casa nel bosco.
Il colore scuro e intenso della notte avvolge lo scenario.
Arriviamo davanti alla casa.
Saliamo gli scalini che portano a una specie di terrazza sull'ingresso.
Suoniamo il campanello e dopo qualche minuto la grossa porta in legno si apre.
Blake è sulla soglia della porta e ci lascia entrare.
Ryan raggiunge subito gli altri in cucina, io mi affianco a Blake.
«Si può sapere perché sembrate tutti preoccupati e Rashad non si fa vedere da giorni?» gli chiedo.
Lui sbuffa e mi fa cenno di seguirlo.
«Tu vivi proprio con la testa altrove, Carotina» borbotta iniziando a camminare. 

Lo seguo e mi porta nel giardino posteriore.
Mi fa cenno di sedermi nel divanetto grigio in cui si è appena seduto.
«Rashad ora sta bene, ma ha provato a togliersi la vita il pomeriggio che Bruce è voluto passare a casa tua» sputa ad un tratto. 
Spalanco gli occhi.
Sinceramente mi immaginavo tutto tranne che questo.
«M-mi dispiace» sussurro.
Lui scrolla le spalle e accende una sigaretta.
Dopo aver fatto un tiro me la porge e io la accetto.
«Sai, Madison, c'è una cosa che non riesco a capire di te» dice dopo qualche attimo di silenzio.
Lo guardo.
Non so che espressione io abbia fatto, sono solo sicura di avere aggrottato le sopracciglia, ma deve essere divertente, perché lui ha abbozzato un sorrisetto.
Lo guardo e muovo leggermente il capo, in modo da invogliarlo a parlare.
Lui sembra capire, perché schiude leggermente la bocca.
«Perchè ti diverti a trattare male le persone se poi hai dei sensi di colpa?»
Come scusa? Cosa ne sa di come mi sento? Non tratto male le persone.
«Non ho sensi di colpa per nulla e poi non tratto male le persone» preciso.
Lui mi scruta in silenzio.
Sta pensando. Non so a cosa, ma sono sicura che sta pensando.
«Allora perché sei sempre così spenta, Madison? Ho pensato che fossero i sensi di colpa, ma se non gli hai cos'è che ti rende così? La discussione con tua mamma dell'altro giorno? Tuo padre?»
Come sa della discussione con mia madre?
Lo guardo, incerta su cosa dire.
«Io sono sempre stata così. Non sono spenta»
La discussione non ha un minimo senso, così mi alzo e raggiungo gli altri.

Dopo uno spuntino scendiamo in una specie di cantina, allestita per i giochi.
C'è poca luce.
Al lato destro della stanza un tavolo con le sedie, a quello sinistro un divano, due poltrone, un tavolino e un televisore con una console per i videogiochi.
«A cosa giochiamo?» domando.
Bruce si guarda attorno.
Devo ancora capire come siamo finiti ad una serata giochi con queste persone.
«Che ne dite di giocare a Uno?» propone Bruce dopo qualche secondo.
Accettiamo tutti, tranne tre ragazzi che vanno a giocare a videogiochi.
Dopo essermi presa un +4 da Blake getto un giallo e lui mi scruta in silenzio.
Circa alle dieci e mezza andiamo in cucina a mangiare la pizza.
Comincio a sentire veramente tanto caldo, così tolgo il maglioncino, rimanendo con il top che avevo messo per casi come questo.

«Vieni con me» sussurra Blake dietro il mio orecchio.
Il suo respiro caldo mi solletica la pelle delicata.
Aggrotto le sopracciglia e vedo la sua schiena allontanarsi e salire al piano di sopra.
Metto la fetta di pizza in un piatto sul tavolo, mi pulisco velocemente le mani con un tovagliolo e lo raggiungo sulle scale.
Lui mi fa cenno di entrare in una stanza buia.
Entro e automaticamente si accende una luce chiara.
Al centro del muro in fondo alla stanza c'è un letto matrimoniale.
Alla fine del letto si può notare un tappeto bianco, che risalta sul parquet color legno.
Un grosso specchio a figura intera è posato sul muro destro e, su quello sinistro, un vecchio, elegante e grande armadio in legno si erge sulla parete.
Il forte odore fresco e floreale della stanza mi fa storcere il naso.
Blake entra e si mette accanto a me, poi chiude la porta alle nostre spalle.
«Tu hai bisogno di una bella lezione, Carotina» sussurra avvicinandosi al mio lobo e provocandomi un sussulto.
«Che intendi dire?» domanda intimorita.
«Adesso farai quello che ti dico e tutto andrà bene».
Ingoio la saliva e annuisco lentamente.
«Siediti».
Vado sul letto e mi siedo.
Lui scuote il capo.
«Ti ho forse detto 'siediti sul letto'? Non mi pare. Siediti qua. Ai miei piedi».
Faccio come mi dice.
La mia schiena sfiora i suoi stinchi.
Fa un passo indietro.
«Adesso devi stare ferma. Qualsiasi cosa accada stai ferma, capito Madison?».
Annuisco.

Non ho paura di lui, ma la curiosità mi sta uccidendo.
Due mani fredde, grandi e delicate mi afferrano le spalle.
Sussulto, ma non mi muovo. Obbedisco a Blake e sto ferma sotto il suo tocco.
Le mani slittano sul mio collo e lo sento inginocchiarsi alle mie spalle.
La sua mano destra rimane ferma, la sinistra comincia a tracciare traiettorie immaginarie sulla mia schiena.
Sento una punta fredda in acciaio sfiorarmi la pelle.
Spalanco gli occhi.
Sembra una lama.
Deglutisco e rimango immobile.
Blake si abbassa ancora di più e raggiunge il mio lobo.
Sento il suo respiro caldo e ansante.
«Brava, Carotina» sussurra.
Sussulto e rimango immobile.
«Hai perfettamente capito cosa è, vero?»
Certo che ho capito che mi stai puntando un pugnale contro!
Annuisco.
«Voglio solo parlare. Se fai la brava non ti faccio nulla».

Annuisco nuovamente, questa volta con più convinzione.
Che Blake Harris non era uno tutto apposto di testa si sapeva, ma non credevo così.
«Perfetto. Puoi alzarti. Parliamo normalmente. Volevo testare la tua resistenza» dice come se nulla fosse.
Scuoto il capo per scacciare via i pensieri e mi siedo sul letto, non sapendo di cosa voglia parlare.
«Dovresti fare una cosa per me, Lewis»
Io? Qualcosa per te? Non farmi ridere, per favore.
«Ti ascolto»
Lui abbozza un sorrisetto compiaciuto.
«Devi prendere le chiavi dell'auto di tuo padre e guardare se dentro c'è qualcosa di strano»
Per quanto possa odiare Blake sono troppo curiosa, quindi accetto.
«Va bene»

 Quella sera torno a casa all'una.

Tutti dormono.
La casa è avvolta nel silenzio totale.
Mio padre e la famiglia resteranno da noi un altro giorno ancora.
Tolgo le scarpe, in modo da non fare rumore e vado in soggiorno.
Afferro le chiavi di mio padre.
«Cosa credi di fare?».

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora