8.

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🎀🩷

MADISON

Dopo un'ora e mezza Blake parcheggia in uno sterrato.
Siamo letteralmente in mezzo al nulla.

In fondo riesco a vedere solamente una casa, e attorno vedo svariati alberi secchi.
L'ultima mezz'ora di macchina non è stata per nulla piacevole.
La strada di campagna ci faceva muovere decisamente troppo e ci siamo dovuti fermare due volte perché Rashad doveva vomitare.

Con la testa dolorante seguo Blake e i suoi amici.
Stiamo andando verso la villetta e un senso d'ansia mi stringe lo stomaco, anche se apparentemente non c'è nessun motivo.

«Se qualcosa non va, se le cose si complicano ci vediamo all'auto. Ma non si abbandona nessuno» dice Blake fermandosi davanti alla porta.
Io e gli altri ci limitiamo ad annuire.
«Se non ti senti bene diccelo, uno di noi ti porta fuori» Bruce si rivolge a me.
Annuisco e Harris suona il campanello.
Una donna ci apre la porta.
Porta un vestito corto dal tessuto liscio e rosa, i tacchi a spillo la alzano di qualche centimetro e i capelli castani raccolti in una coda alta e tirata le incorniciano il viso, lasciando ammirare i due orecchini oro pendenti.

«Come mai qua?» domanda guardando solamente Blake.
Si conoscono.
Lo vedo dagli sguardi.
Lei sa benissimo chi è lui e sembra irritata.
Lui sai benissimo chi è lei e sembra annoiato.

«Lo sai benissimo che siamo qua per il tuo caro marito» risponde Harris.
Lei sbuffa, ma ci fa entrare, un po' diffidente. 
Bruce si avvicina a me.
«Se cercano di offrirti qualcosa, rifiuta» sussurra.
Mi siedo nel divano dove tutti stanno prendendo posto. Non riesco a capire chi stiamo aspettando, ma è quando sento la voce di un uomo che dice di star arrivando che le mie ossa si gelano.

Il cuore comincia a pulsare con forza contro lo sterno e il respiro si blocca. 
Sbarro gli occhi e inizio ad agitarmi.
«Cazzo» sussurro.
«Che succede?» chiede Bruce.
«Devo andarmene da qua prima che succeda un casino» riesco a dire.
«Perché? Che sta succedendo?».
«Portatemi via. Subito» ordino.

Rashad e Bruce si guardano, poi guardano contemporaneamente Blake.
Lui si accorge della loro occhiata.
«No. No, no, no. Non ci penso nemmeno. Non porto io Carotina fuori da qua» sibila.
Voglio difendermi ma sono come paralizzata.

Rashad e Bruce continuano a cercare di convincere l' amico e alla fine Blake si alza afferrandomi per il braccio.
Mi trascina, ma quando capisce che sono sconvolta mi prende in braccio, questa volta bene, e mi porta fuori.
Arriviamo all'auto e mi adagia sul sedile posteriore.

Ho ancora gli occhi sbarrati e continuo a fissare il vuoto incredula.
Perché sei così stupita? Non dovresti stupirti.
Blake si passa una mano tra i capelli scuri e mi squadra curioso e arrabbiato.
«Allora? Adesso che siamo fuori mi puoi dire che ti prende? Non eri quella che non ha paura di nulla?».

Ingoio la saliva e finalmente riprendo coscienza. Metto a fuoco la situazione e connetto il cervello, che sembrava essere andato in pausa. 

«Quella voce. Non so come spiegartelo, ma quella voce sono sicura appartenesse a mio padre».
Lui mi guarda incredulo.
Alza l'indice davanti a sé.
«Aspetta un attimo. Quella voce è la voce di tuo padre. Ne sei proprio sicura?».

Annuisco con gli occhi lucidi.
«Ti prego Blake. Devi dirmi che problemi avete con lui. Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa che non andava nel suo cervello, ma non pensavo così tanto da avere problemi con dei ventenni». 

Si siede accanto a me e sospira, come a cercare di buttare fuori dal suo corpo la tensione, che pare essersi rifugiata nei muscoli scolpiti. 

«Senti, mi stai sulle palle. Non ho la minima intenzione di dirti che problemi ho con quello che pare essere tuo padre, ma posso dirti che c'entra anche la droga».
Mi manca un battito.
Ho come la sensazione che la mia vita stia andando a puttane. 

«Senti Madison, io, non che siano cazzi miei, ma cosa è successo con tuo padre?».
«Infatti non sono cazzi tuoi, Harris».
Lui annuisce.
«Tu c'entri qualcosa con la droga?» gli chiedo.
«No. Io non mi drogo, o meglio, fumo erba, ma quello lo fai pure te. Rashad spaccia e ha messo in mezzo a questa cosa me e Bruce. Che sia chiaro. Prova a dirlo a qualcuno e ci metto poco a piazzarti un proiettile nel cranio».
Annuisco.

«Sei stato tu a mandarmi quei messaggi?».
Lui scuote il capo.
«Pensi ancora che sia una stronza viziata?».
Lui annuisce.
«Certo. Lo sei. Dentro non hai niente, Madison, sei vuota. Ammettilo».
«Non mi conosci. Sei proprio stronzo!».
«Nemmeno tu mi conosci quindi tappati la bocca, prima che te la faccia tappare a modo mio».
Che schifo.

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora