25.

25 6 3
                                    

☕🎸

NOAH

Le luci si spengono, una scarica di adrenalina mi attraversa.
Il sipario si apre.
Le deboli luci verdi e rosse si proiettano sul palco.
Il pubblico scoppia in un applauso e un sorrisetto mi compare sul viso.
Sistemo il microfono davanti a me e metto le dita sulle corde della mia chitarra elettrica rossa.

Cala il silenzio tra la folla e inizio la canzone.
Comincio a cantare una delle canzoni che più mi ha distrutto scrivere.
La mia voce lenta e rotta riempie la sala.
Attacco con il ritornello più veloce, carico e ritmato.

 I really want to be your lover.

I really want to be your lover.

 Poi comincio nuovamente con il ritmo di prima, finché non concludo con l'ultima parte di ritornello, più una frase extra.

I really want to be your lover.
I really want to be your lover.
But you are going to stay alone
and I don't love you anymore.

Concludo con la voce rotta, debole e sussurrata e una lacrima mi riga il volto.
La folla comincia ad applaudire, ma io ho la mente altrove.
Sono ancora scosso per la chiamata di Madison di giorni e giorni fa.

 A fine concerto raggiungo Cora dietro l'edificio.

Mi saluta con un bacio a fior di labbra e mi fa i complimenti.
«Cora, cos'è questa cosa che c'è tra noi?» le chiedo.
Lei è confusa, non sta capendo la mia domanda.

«Scusa, che vorresti dire? Stiamo insieme» risponde.
Annuisco e alzo le spalle.
«Sì, lo so. Intendo dire...tu fai sul serio?».
Lei annuisce e si solleva in punta di piedi per afferrare il mio viso tra le mani.
«Certo che faccio sul serio, tu no?» sussurra.
Io sorrido.
«Sì, anche io faccio sul serio, Cora».

Lei sorride e i suoi occhi si accendono.
«Ti prego dillo ancora» dice.
Io aggrotto le sopracciglia.
«Cosa dovrei dirti?».
Lei mi colpisce in modo leggero e giocoso sul bicipite.

 «Il mio nome. L'ho sempre odiato, ma da quando sei tu a sussurrarlo suona meglio».

Sorrido e la bacio.
«Cora» sussurro sulle sue labbra, provocandole un altro sorriso.

 Torno a casa e saluto Grady, mia mamma e i piccoli di casa, poi mi rifugio in camera e leggo un libro.

Prendo il telefono e apro Instagram.
Guardo tutte le storie in cui mi hanno taggato, mettendo un like a tutte, poi apro la chat di Madison e decido di scriverle.

 N: Madison, sono stanco. Ho bisogno di chiarire con te. Ho bisogno di capire perché hai detto certe cose. Voglio capire, Mad. Quando puoi, chiamami.

Continuo a leggere e dopo svariati minuti si illumina il display del mio cellulare, così guardo.
Finalmente Madison ha deciso di rispondere.

 M: Noah ti chiamo più tardi, ora ho cose molto importanti da fare che non puoi nemmeno immaginare. Sono successi parecchi casini.

Rileggo quelle parole almeno una quindicina di volte.
Sono successi parecchi casini.
Ho troppe domande senza risposta. Ho bisogno di parlarle.

 Entro in cucina e mi siedo a tavola per la cena.

«Allora, Noah. Io e tua madre ti abbiamo visto con una ragazza l'altro giorno...quando ce la presenti?» chiede Grady, seduto a capotavola.
Aggrotto le sopracciglia.
«Non vedo perché mai dovrei presentarvela» dico con tono calmo.
Mia madre mi lancia un'occhiataccia.

 «Si presentano le ragazze alla propria famiglia» risponde Grady.

Sorrido e rimango calmo.
«Ma tu non sei la mia famiglia» dico tranquillo, guardandolo.
Grady storce il naso e mia madre si alza in piedi, mandandomi via da tavola.
Mi alzo e sorrido.
«Tolgo il disturbo» dichiaro andando verso camera mia.

 Dopo un po' mi squilla il telefono, così mi precipito ad attraversare la stanza per andare a recuperarlo.

«Madison» dico rispondendo.
«Noah hai rubato i fogli che avevo nella mia stanza. Fogli che ritenevo importanti, anche se non sembrano tali» risponde lei dall'altra parte del telefono.
Non riesco a capire.

Io ho guardato quei fogli, ma non ho preso nulla.
«Madison io non ho preso nulla dalla tua camera. Posso giurarlo» dico.
Lei sbuffa.
«Noah come faccio a crederti? Che prove hai?».
Sospiro e penso, in cerca di qualcosa che potrebbe provare la mia innocenza.
«Non ho prove, però te lo giuro. Non sono stato io. Lo so che sono entrato solo io, ma davvero non sono stato io».

Lei rimane qualche secondo in silenzio, come se stesse pensando ad una risposta ragionevole.

 «Vorrei crederti, ma non ci riesco. Quando avrai delle prove chiamami. Ora devo cercare di risolvere un'altra questione» dice prima di chiudere la chiamata.

Delle prove? Come e dove dovrei trovare delle prove?

Decido di accettare la chiamata di Cora e sapere cosa vuole.
Venti minuti dopo mi sto preparando per andare a casa sua.

 Arrivo e suono al campanello.
Mi accoglie in casa e cominciamo a parlare del più e del meno.
Dopo un po' si mette a studiare.
Amo vederla studiare.
Amo vedere i suoi occhi blu brillare mentre fa i suoi schemi colorati e aesthetic.
Amo i suoi capelli biondi raccolti in quello chignon disordinato quanto amo vederla con i pantaloncini a quadri del pigiama e una felpa oversize. 

«Perché mi guardi così? Ti stai annoiando?» mi chiede dopo un po', sollevando la testa dai libri.
Annoiando? Cristo, Cora. Ti sto venerando. 

Sorrido, continuo a guardarla e scuoto il capo.
«No, Cora. Mi piace vederti studiare» le dico.
Le sue guance si tingono di rosso e lei abbassa lo sguardo imbarazzata.

Alle dieci e mezza andiamo in camera sua e lei si accoccola tra le mie braccia.
La tengo stretta a me e le accarezzo i capelli. 
«Noah, ho sonno. Potresti spegnere la luce?» mormora poco dopo, assonnata.
Sorrido e spengo la luce.
Lascio che si addormenti tra le mie braccia, poi la metto delicatamente sotto le coperte e le bacio la fronte.
«Buonanotte, Cora» sussurro prima di andarmene.

 Torno a casa e poggio le chiavi all'ingresso, poi vado in camera mia.

Faccio una doccia nel mio bagno, poi metto il pigiama e mi rifugio sotto le coperte.
Leggo qualche pagina di un libro, poi mi metto a dormire, pensando a Cora e il suo sorriso così perfetto. 

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora