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🏉🎸

BRUCE

«Bruce muoviti!» urla il mio allenatore.
Corro e afferro il passaggio del mio compagno, poi lancio la palla tra i pali e al di sopra della traversa della porta avversaria, facendo un punto.
A fine partita corro nelle panchine per afferrare la borraccia e idratarmi.
Il mio allenatore si avvicina.
Le partite del sabato sono sempre le peggiori.
«Bel punto, ma cosa diavolo ti è preso per tutto il resto della partita? Stavamo rischiando di perdere! Impegnati di più, ragazzo»
Scuoto il capo.
I muscoli di tutto il corpo sembra vogliano esplodere.
Gli occhi e la gola bruciano, il respiro è affannoso.
«Scusi, coach» mi limito a dire, tornando a bere.
Vado verso gli spogliatoi, dove tutti sono a petto nudo e sudati.
La puzza di sudore mi invade le narici e mi costringe ad arricciare il naso e aggrottare le sopracciglia.

«Vi consiglio di farvi immediatamente una doccia se avete in mente di fare venire di nuovo ragazze qua dentro» esclamo.
Loro si girano e mi fissano.
Un ragazzo in particolare gonfia i muscoli e fa un passo in avanti.
«Faccio il cazzo che mi pare non ho bisogno dei tuoi consigli» sibila avvicinandosi estremamente al mio volto.
Lo guardo dritto negli occhi, in un modo che solitamente a tutti impone timore.
Ha paura della mia prossima mossa, glielo leggo in faccia.
Io sono pronto alla sua. Sta per tirarmi un pugno.
Lo capisco da come tiene la mano destra, chiusa a pugno e ben stretta, e dalla sua espressione arrabbiata.
Proprio quando sto per parare il colpo che, come previsto, mi sta tirando, arriva Blake e si butta sopra di lui, facendolo cadere per terra e tirandogli dei pugni sul volto.
Ci risiamo. Sempre la stessa storia.

Ovviamente, classico dei classici, proprio in quel momento entra l'allenatore nello spogliatoio.
«Giù le mani dal mio atleta!» esclama cercando di sollevare Blake.
Il ragazzo prova a parare i colpi, ma sembra non riuscirci.
Il suo viso è marcato dal sangue.
D'un tratto Blake smette di picchiarlo, ma non si solleva.
Si abbassa e si avvicina al suo volto, talmente tanto che i loro nasi si sfiorano.
«Prova anche solo un'altra volta a sfiorare il mio amico e fidati che questo non sarà niente in confronto a quello che ti farò» sibila.
Poi si solleva, dice che mi aspetterà fuori, ed esce.
Entro in doccia e mi lavo velocemente, poi mi vesto, prendo le mie cose e raggiungo Blake.
«Sei riuscito a picchiare un'altra persona» dico tenendo il borsone e guardandolo fumare.
«L'ho fatto per te»
Annuisco, consapevole e poi raggiungo la mia auto.

La mattina seguente scrivo un messaggio a Madison.

Mi sento in colpa per tutto.
Non dovevo avvicinarmi a lei così velocemente, pretendendo pure che si fidasse di me.
Le relazioni umane non funzionano così. Sono stato uno stupido.
In attesa della risposta guardo Blake, ancora addormentato nel letto accanto al mio, che sarebbe di mio fratello.
Mi alzo e vado in cucina a prendere qualcosa da bere.
Afferro la bottiglia del latte da due litri e mezzo e ne bevo un sorso.
Fantastico, è scaduto il latte.
Lo sputo nel lavandino e mi asciugo i bordi della bocca con il dorso della mano.
Guardo il frigorifero vuoto e penso che sia proprio il caso di andare a fare la spesa.
Sveglio Blake e gli dico che dobbiamo andare a comprare qualcosa da mangiare, così si solleva e va a farsi una doccia.

Il supermercato è quasi vuoto.

Arriviamo al banco frigo dove prendo del gelato, poi vado a prendere il latte, l'acqua, le uova, qualche birra e qualche snack.
Dopo aver pagato mettiamo le buste nel cofano dell'auto, ed è lì che la vedo.
Madison se ne sta in piedi davanti all'auto, in attesa della madre che sta cercando qualcosa in borsa.
È girata di spalle, quindi non perdo nemmeno tempo a salutarla.
Di pomeriggio sarei andato a casa sua per scusarmi dal vivo.
Arriviamo a casa mia e sistemiamo la spesa, poi chiamiamo Rashad e gli diciamo di raggiungerci per guardare la partita.

Quando Rashad arriva la partita è iniziata da dieci minuti.
Blake se ne sta seduto sul divano sorseggiando una birra, io me ne sto seduto su una poltrona mangiando delle patatine e Rashad scappa in bagno.
Guardo Blake chiedendogli con lo sguardo se sapesse che gli prendesse.
Lui fa le spallucce e continua a bere.
Scuoto il capo, mi alzo e raggiungo il piccolo bagno di casa mia.
Busso.
«Va tutto bene?» chiedo.
Nessuna risposta.
Busso ancora e pronuncio il suo nome.
Nessuna risposta.
Provo altre cinque volte.
Nessuna risposta.
L'ansia comincia ad invadermi e una strana pesantezza al petto comincia a propagarsi. Vado a chiamare Blake e gli spiego la situazione.
Si alza di scatto e prova a chiamarlo pure lui.
Già alla prima risposta non ricevuta sfonda la porta con un colpo secco.
Le porte di casa mia sono facilmente sfondabili essendo molto molto economiche.
Appena entriamo Rashad è sdraiato nella vasca.
Mi manca un battito.
Mi manca il respiro.
Cerco un appoggio.
Sto per cadere e Blake mi afferra in tempo.
Rashad è lì con un braccio tagliato.
L'acqua della vasca è completamente rossa.
Il primo istinto mi dice di scappare e correre lontano.
Dopo tutto quello che ho passato vedere certi scenari mi fa rabbrividire.
Mi siedo per terra.

Blake, molto più lucido e pronto di me, si avvicina e gli tocca il polso.
«Il battito c'è e pure il respiro. Ha solo perso i sensi. Chiamo un' ambulanza» dice.
Dopo aver chiamato un' ambulanza afferra un asciugamano e lo preme sui numerosi tagli, cercando di fermare l'emorragia.
Mi sento uno stupido, mi sento inutile.
Vorrei fare qualcosa, ma mi sento bloccato, incapace di muovermi e parlare.
Una delle sensazioni più brutte della mia vita.
Una lacrima mi riga il volto.
Se muore mi sentirò in colpa per il resto della mia vita.
Sono un pessimo amico.

Quando l'ambulanza arriva sono ancora scioccato e preoccupato, ma so che in realtà Blake sta peggio di me, anche se non lo mostra.
Siamo in giardino e hanno appena caricato Rashad sul veicolo.
Il vento mi solletica lo zigomo bagnato dalle lacrime e un brivido mi percorre la schiena.

Dopo essere passati in ospedale e aver saputo che Rashad si riprenderà presto, andiamo a bere qualcosa.
Solo quando mi sono ripreso e sono stato rassicurato mille volte, chiedo a Blake di accompagnarmi da Madison.
Arriviamo da lei ancora preoccupati, ma preferiamo fare finta di nulla.

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora