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☕🎸

NOAH

Mi alzo per la quarta volta durante la notte e sento di stare per vomitare pure l'anima.
Forse non dovevo bere così tanto.
Fanculo. Ormai l'ho fatto.
Torno sul piccolo divano e guardo Madison.
Sta dormendo beatamente a pancia in giù, con la bocca aperta, un braccio a penzoloni e un gamba piegata verso destra.
Mi fa male la testa, ma non darò a Madison la soddisfazione di sentire ' avevi ragione '.
Attento, Noah. Ti troverò e te ne pentirai.
Attento, Noah.
Attento, piccolo bambino.
Attento.

 Mi sveglio con un forte mal di testa e la musica alta che rimbomba nelle mie orecchie.

Madison ha il suo pigiama bianco con le piccole ciliegie raffigurate che lo ricoprono. In mano ha una spazzola in legno, che usa come microfono, e sta saltando e ballando a ritmo di Should I Stay or Should I Go di The Clash.

 Should I stay or should I go now?

Should I stay or should I go now?
If I go there will be trouble
And if I stay it will be double
So come on and let me know

Le parole del cantante e il canticchiare di Madison mi stanno urtando il sistema nervoso. La canzone è carina, ma è mattina.
Non odio la mattina, ma odio le cose presenti la mattina. Odio le persone attive la mattina. Odio il casino la mattina.
Odio tutto la mattina. L'unica cosa accettabile è il silenzio tombale, un buon caffè e un buon libro.

 «Madison» mi lamento con voce roca.

Lei alza ancora di più la musica e continua a ballare.
I lunghi capelli lisci e ramati si muovono con lei e i suoi occhi azzurri brillano di felicità.
Credo di non avere mai visto una persona piena di vita come lei.

  Mi lamento altre due volte, poi le scaravento un cuscino addosso.

«Noah!» si lamenta lei, e io rido.
La testa mi fa ancora male e la gola mi brucia.
Bere così tanto è stata la scelta peggiore che potessi fare.
«Madison, oggi non vai a scuola?» chiedo poi, vedendo l'orario.
Sono già le sette e quarantacinque e lei è ancora in pigiama.
Lei annuisce.
«Certo che vado. Adesso mi finisco di preparare e tra cinque minuti vado, anche perché Ryan sta passando a prendermi»
Annuisco.
«Mangia qualcosa Ti aiuterà dopo tutta quella vodka» dice dopo qualche minuto.
Ha fermato la musica e si è cambiata. Ora si sta spruzzando i soliti due litri di profumo.
«Sì, tra poco vado in cucina e mangio qualcosa» le rispondo.

 Con due minuti di ritardo, Madison, esce da casa e raggiunge l'auto di Ryan.

In quel momento decido di alzarmi e andare a mangiare qualcosa, come ha consigliato lei.
Afferro una fetta di torta al cioccolato, poi mi faccio un caffè.

«Buongiorno» mia madre arriva in cucina con un vestito corto nero e dei tacchi a spillo rossi.
Non rispondo e lei mi fissa.
«Ti sei divertito ieri? Con Madison?»
Sbuffo e le rivolgo uno sguardo.
«Sì, mi sono divertito. Cosa ti importa?»
Lei alza le spalle e apre il frigorifero.
Prende il latte e lo versa dentro un bicchiere, poi ci aggiunge caffè, sciroppo d'acero, caramello, panna e cannella.
«Dove vai vestita così?» chiedo.
Lei mi rivolge uno sguardo malizioso.
«Concludo un affarone, Noah. Staremo tutti meglio. A proposito, prepara il borsone che alle quattro e mezza partiamo e torniamo a casa»
Mi limito ad annuire e lei va in soggiorno a concludere la sua strana colazione.

 Attento, Noah.

Arrivo in camera di Madison e comincio a riporre le poche cose che ho portato nel borsone dal tessuto grigio.

 Lo sto facendo per te, Noah. Solo per te.

Scuoto il capo per scacciare via quelle tremende voci all'interno della mia testa.
«Domani ti porto dallo psicologo» esordisce Grady Lewis, fermo sulla soglia della porta, che mi fissa.
Deglutisco rumorosamente.

 Attento, Noah.

«Perché dovresti?» chiedo.
Lui scrolla le spalle.
«Lo vedo come ti torturano quelle voci, Noah» 

Mi sveglio un'ora dopo sul letto di Madison.
Non ho il minimo ricordo di cosa sia successo.
Mi alzo.
Il mal di testa, il bruciore alla gola, le voci. Tutto è scomparso.
Finisco di fare il borsone, ma la mia attenzione viene catturata dalla scrivania di Madison.
Ci sono parecchi fogli sopra.
In uno c'è una mappa che lega persone e frasi.
Non riesco a capirla.
Decido di dare uno sguardo ai figli in generale che compongono il mazzo.

 Sento un rumore e mi volto.

Sono quasi sicuro che a produrlo sia stata la finestra, ma è chiusa.
Sto impazzendo io o oggi è tutto così strano? Forse è solo la sbronza di ieri? Tutta colpa dell'alcol? Delle voci nella mia testa? Non lo capisco, non lo capirò. Però inizio a spaventarmi.

 Cammino fino alla cucina.

Grady se ne sta appoggiato al bancone e comincia a fissarmi.
«Cosa è successo? Perché mi sono trovato addormentato sul letto di tua figlia? Rispondi, Grady. Rispondimi».
Lui continua a guardarmi in silenzio.
«Noah, non farmi domande di cui non vuoi conoscere la risposta. Penso che ti porterò in un istituto psichiatrico, così starai meglio» dice sorseggiando un cappuccino.
Scuoto la testa.
No. No. No. No. No. No. Non può fare così. Non può liberarsi di me in questo modo. Non può.
«Non andrò in un istituto psichiatrico, Grady»
Lui sorride maliziosamente.
«Sapevo che avresti fatto così, per questo io e tua madre ti costringeremo ad andarci. Tanto lo psicologo domani troverà seri problemi in te, e sarà il primo a consigliarti una cosa simile».
Sbuffo e gli volto le spalle. 

Torno in camera di Madison e il mio occhio cade sulla sua agenda.
Appuntamento con Ryan.
Appuntamento con Benjamin.
Fare quella cosa.
Fare quello chiesto da Blake prima che lascino la città.
Non capisco, così continuo a guardare quei fogli di prima, con così tante informazioni.

Ci sta... analizzando?

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora