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🎀🩷

MADISON

Non dovrei uscire, vista la mia punizione, ma non rinuncerò all'uscita con Benjamin.
Indosso un tubino aderente rosso, ci abbino un rossetto dello stesso colore, degli stivaletti neri con il tacco e un giubbotto in pelle.
Chiudo la porta di camera mia a chiave ed esco dalla finestra.
Ben mi sta aspettando lì fuori.
Salgo nella sua auto e lo saluto.
Lui mi sorride. 

Ci sediamo in caffetteria e io ordino una cioccolata calda.

 «Allora...che università frequenterai il prossimo anno?» chiede Ben sorseggiando il suo caffè.

«A dire il vero ancora non ne sono sicura. Vorrei andare ad Harvard oppure a Yale, ma è più un sogno che una possibilità»
Lui annuisce e sorride.
«Potresti venire con me» propone.
Scuoto il capo.
«Sono sicura solo di una cosa. Non voglio stare vicina a casa»
Lui scrolla le spalle e annuisce.
Continuo a parlare con lui.
Fuori si è fatto buio.
Vengo distratta da una notifica sul cellulare.
Purtroppo è quel menomato di Blake.

B: Sbaglio o ti avevo detto che Benjamin è un pervertito?

Sbuffo.

 M: Sbaglio o ti avevo detto di lasciarmi in pace?

In pochi secondi ho la sua risposta.

B:Adoro dare fastidio alla gente, Carotina. Specialmente se "la gente" sei tu.

 Scuoto il capo e decido di ignorarlo.

«Mad, ti va di andare a fare una passeggiata?» propone.
Annuisco e mi alzo.
Lui lascia una mancia e mi prende per mano, guidandomi verso l'esterno.
Iniziamo a camminare, finché non mi fa girare in una piccola via tra due negozi vecchi, ormai chiusi.
«Dove siamo?» chiedo.
Lui sorride.
«Tranquilla, Madison. Devo solo incontrare alcuni miei amici a cui devo rendere una cosa, poi possiamo proseguire la nostra uscita». 
I suoi denti fastidiosamente perfetti e splendenti, arrivano ad essere inquietanti al buio. 
Ho un brutto presentimento.
Annuisco e mi faccio piccola nel giubbotto in pelle.

Arrivano tre ragazzi alti e molto belli.
Ben si avvicina e comincia a chiacchierare con loro, a bassa voce, quasi come se non volessero farmi sentire.
Ad un certo punto mi accerchiano e mi fanno indietreggiare, finché non sbatto la schiena al muro.
Il modo in cui si avvicinano mi spaventa un pochino.
Ben è il primo a toccarmi.
Mi posa una mano sul fianco e posa le labbra sulle mie cercando di forzare un bacio, ma non gli lascio l'accesso alla mia bocca.
Serro le labbra e, in automatico, anche le cosce.
Lo allontano, spingendo le mani sul suo petto.
«Ben no! Non voglio!».
Lui non mi ascolta e anche gli altri ragazzi continuano a toccarmi in modo ossessivo.
Un ragazzo comincia ad introdurre la sua mano sotto il vestito e io mi blocco completamente.
In questo momento mi sento una briciola davanti a un muro enorme.
Naturalmente la briciola sono io e quei ragazzi sono il muro che non riesco a superare.
Il mio corpo comincia a scaldarsi e l'aria si fa soffocante.
Il mio cuore comincia a pulsare troppo velocemente e quelle mani addosso cominciano a sembrare tante lame che mi infliggono profondi tagli.

Non riesco a reagire. Non riesco a pensare. Non riesco a parlare. 
Mi senti stupida, perché dovrei fare tutte quelle cose, ma è come se mi sentissi morire. E una persona che sta morendo non può fare nulla. 

Le mani, gli occhi, le risatine, tutto mi fa venire il vomito. Ma non riesco a fare nemmeno quello. Non riesco a nemmeno a vomitare. 

«Hey, figlio di puttana, tocca tua madre in quel modo, non lei».
Tutti si voltano e trovo nuovamente ossigeno.
Blake è lì.
I tre amici di Benjamin scappano via. Hanno tutti paura di Blake.
Ben alza le mani, in segno di innocenza. Blake è pur sempre Blake Harris.
«Lo ha voluto lei» si difende.
Blake mi guarda.

«Eri d'accordo?» mi chiede.
Scuoto velocemente il capo.
«Lei dice di no... penso proprio che tra te e lei crederò a Madison... voglio darti una seconda possibilità, però. L'hai toccata senza il suo consenso, Benjamin?» chiede passandosi una mano tra i capelli e alzando leggermente la voce.
Lui scuote il capo.

«No. L'ha voluto lei» continua a mentire.
Blake gli tira un pugno in faccia, facendolo cadere per terra, poi si china alla sua altezza.
«Riproviamo, Benjamin. L'hai toccata senza il suo consenso?» sibila.
Lui scuote per l'ennesima volta il capo, ripetendo sempre la stessa frase.
Blake gli tira un altro pugno, spaccandogli completamente il naso.

«Riproviamoci, cazzo. L'hai toccata senza il suo consenso?».
Benjamin non risponde.
«Rispondi, cazzo!» urla tirandogli un altro pugno.
Ben sputa del sangue, poi annuisce.
«Sì, l'abbiamo toccata senza il suo consenso» confessa sofferente.
Blake sorride.
«Bravo, Benjamin. Hai imparato a dire la verità, adesso avrai la tua punizione».
E dicendo questa frase comincia a picchiarlo, macchiando il pavimento di molto sangue.
«Blake basta! Stai calmo! Basta! Non è così grave!» provo a fermarlo, temendo di poter finire nei guai.
Si ferma solo dopo aver fatto quasi perdere i sensi al ragazzo e mi raggiunge.
«Ti accompagno a casa, prima che qualcun altro cerchi di toccarti».

Mi fa salire in macchina e poi fa partire l'auto.
«Io ti avevo avvertita, ma hai deciso di non ascoltarmi»
Sbuffo.
«Perché avrei dovuto darti ascolto? Perché avrei dovuto dare ascolto a un pallone gonfiato?»
Lui ride.
«Cazzo, Lewis. Sei proprio insopportabile».

Quando sto scendendo dall'auto mi afferra il polso, costringendomi a voltarmi.
«Ah, giusto. Continua a chiamarmi Harris, non chiamarmi Blake» dice prima di lasciarmi andare.

Oggi è la prima serata dedicata ad Halloween e mi sto preparando per la festa.
Il dress code è minimal elegante, così guardo l'armadio in cerca di qualcosa.
Alla fine decido di mettere un vestito dal tessuto nero e liscio e ci abbino un cappotto della stessa lunghezza beige e dei tacchi del colore del cappotto.
Faccio i capelli mossi e un trucco leggero.

 Alle nove e mezza passa a prendermi Ryan, portandomi a fare un aperitivo con alcuni amici prima della festa.

Appena arrivo tra quegli amici c'è anche Ava.
La saluto e lei si gira, ignorandomi.
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo in un divanetto, attendendo che il cameriere ci porti quello che abbiamo ordinato.

 Arriviamo alla festa e vedo subito qualcosa che non mi piace.

Ryan è in un angolo e sta parlando con Ava.
Se solo lei non gli avesse appena dato una bustina con la droga all'interno non me ne sarebbe fregato nulla, ma visto che lo ha appena fatto muovo alcuni passi verso di loro.
«Fate sul serio?» chiedo.
Ryan mi guarda con gli occhi lucidi e non posso fare altro che abbracciarlo.
Poggia la testa sulla mia spalla e scoppia in lacrime.
Ava ci guarda quasi dispiaciuta.
Faccio qualche carezza alla nuca di Ryan e lui continua a singhiozzare sotto il mio tocco.
Gli propongo di raggiungere i bagni e lui accetta.

 Giunti al bagno mando via tutte le persone e rimaniamo io e lui.

Ha ancora gli occhi lucidi.
«Ryan, perché?»
Una lacrima gli riga il volto.
«I-io non lo so...è tutto così difficile, non riesco a fare nulla, voglio solo sparire» dice con voce rotta.
Lo abbraccio ancora e porgo una mano in avanti, in attesa che mi dia quella bustina.
Lui me la porge e io la afferro.
«Da quanto?»
Gli tornano gli occhi lucidi.
«La prima volta avevo quattordici anni, piangevo nel parco dietro casa mia e Ava me l'ha fatta provare. La sofferenza era minore, così ho continuato. Non ne faccio molto uso ormai, ma ne usufruisco almeno una volta ogni due mesi. Ultimamente le cose si sono fatte ancora più intense e così questa è la terza bustina delle ultime due settimane»
Scuoto il capo.
Sono triste, dispiaciuta, ma soprattutto arrabbiata.
Ava spaccia e non ne sapevo nulla. Ryan lo sapeva e non mi ha detto niente.
Sbuffo.
«Perché non mi hai mai detto niente?»
Fa un passo indietro.
«Hai già tutti i tuoi problemi, soprattutto quando ho iniziato avevi tutti quei problemi, così non volevo farti preoccupare e non ti ho detto nulla»

Dopo un quarto d'ora vado a bere qualcosa e comincio a ballare tra la folla.
Diversi ragazzi provano ad avvicinarsi, ma non ne calcolo nemmeno mezzo.
Decido di non bere troppo in modo da poter tornare a piedi e non chiedere un favore a Ryan.

 Torno a casa abbastanza stanca, ma noto subito qualcosa di strano, fuori dal normale, che non avevo mai visto in casa mia. 
 Sul mio letto trovo una busta dalla carta liscia e bordeaux.


Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora