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🎀🩷
MADISON

Passo il pomeriggio a studiare.
Dicembre si avvicina, e con esso anche le ultime verifiche prima di Natale.
Ad un certo punto qualcuno suona al campanello. Metto il cappotto in modo da non morire di freddo, e vado ad aprire la porta.
Quando apro, però, non c' è nessuno. Solo una grossa scatola con una bustina dalla carta liscia e bordeaux. 

Prendo entrambe le cose ed entro nuovamente dentro casa.
Rimango interdetta davanti alla bustina, ma dopo qualche secondo, o forse minuto, di riflessione e tensione, mi decido e la apro. 

Cara Madison,
È da un po' che non ti scrivo, ma eccomi qua.
Tieniti pronta per quello che accadrà.
Ah giusto, il contenuto della scatola è fragile, quindi stai attenta. 

Apro la scatola e scorgo un grosso vaso di vetro, dall'aria semplice, ma costosa. Ho un brutto presentimento, perciò non lo tocco, lo lascio semplicemente lì, dove mi è stato spedito, all'interno del vecchio cartone marrone. 

Oggi tornerà mia madre dal viaggio di lavoro, e per farle credere che sono stata produttiva, preparo la cena per entrambe, e apparecchio la tavola, in modo da farle trovare tutto pronto, senza doversi sfaticare troppo. 

La prima emozione che provo quando la vedo varcare la porta è indubbiamente felicità. Lei è pur sempre la donna che mi ha messo al mondo. Ma qualcosa, probabilmente proveniente dal mio inconscio, mi fa storcere il naso ogni volta che parla. Oltre ad essere la donna che mi ha partorita, è anche la donna che ha cercato di giustificare, oltre perdonare, mio padre, e questo non glielo perdonerò mai.

Cominciamo a parlare del più e del meno, quando qualcuno suona al campanello. 
«Aspettiamo ospiti?» chiede. 
Scuoto il capo. 
«No in effetti, no» rispondo con le sopracciglia corrugate. 

Vado ad aprire e dei poliziotti stanno davanti alla porta.
Senza dire una parola, avanzano verso la cucina e mettono le manette a mia madre.

«Eleanor Kennedy ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato. Se non può permetterselo, gliene sarà assegnato uno d'ufficio».

Mi sento cadere, non sto capendo cosa sta succedendo.
Mia mamma viene trascinata fuori, e nel mentre mi dice qualcosa, ma non riesco a sentirla. Alcuni poliziotti rimangono dentro, dicendo di dover perquisire la casa.
Sento le gambe cedere, ed effettivamente sto cadendo per terra, ma qualcuno mi afferra da dietro.
Mi giro per vedere chi mi sta sostenendo e incontro le iridi paragonabili all'Inferno.

Giuro che se lui c'entra qualcosa non mi limiterò ad una litigata innocente. 

«Lewis è tutto okay, stai tranquilla» dice portandomi in camera mia. 

«Harris che ci fai qua?» chiedo dopo essermi ripresa.
Lui mi fissa con indifferenza.
«Io e Rashad passavamo qua davanti e ho visto la polizia, così sono entrato».
Che tempismo. O forse che stalker. 

Quando un poliziotto entra in stanza mi alzo in piedi.
«Potrebbe dirmi l'accusa?» chiedo arrabbiata.
Lui mi guarda e annuisce.
«Certamente. Sua madre risolve dei casi per lavoro. Da poco ci è arrivata una segnalazione anonima con una copia di un fascicolo. Dopo diverse ricerche è venuto fuori che indagava su questo caso illegalmente, insieme ad alcune sue colleghe. Ci sono anche altre accuse, ma le potrà sentire in tribunale».
Annuisco e guardo Blake, intento a fissarmi con ribrezzo.
Quanto lo odio.

 Poi il poliziotto ci mostra una fotografia.

«Recentemente è stato rubato questo vaso in vetro. Ci è stato segnalata la visione dell'oggetto in questa casa, voi ne sapete qualcosa?».
Pezzi di merda. Ecco perché mi hanno mandato quel vaso. Hanno cercato di incastrarmi.

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora