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🏈📖

RASHAD

Guardo le ragazze che ballano sul palo.
Non amo molto uscire, ma una serata allo strip club mi aiuta a sfogarmi.
Butto giù due shot di vodka osservando le forme della ragazza davanti a me.
«Che ne dici di uno spettacolo privato nel backstage?» sussurra in tono suadente un'altra ragazza accanto a me.
Mi giro.
Ha i capelli neri a caschetto e porta lo stesso identico body delle altre donne presenti.
I tacchi a spillo la alzano di qualche centimetro, ma rimane comunque abbastanza bassa e piccola di statura.
Le labbra carnose sono estremamente provocanti e gli occhi da cerbiatta di un nero pece mi inchiodano sul posto.
Il piccolo nasino alla francese è costellato di lentiggini e la sua aria innocente, e allo stesso tempo maliziosa manda a fare in culo il mio buonsenso.

 Mi mordo il labbro inferiore, sorrido, annuisco e le faccio un occhiolino.

Lei sorride soddisfatta e mi guida fino al backstage.
Un uomo grosso ci guarda.
«Siediti su quella sedia, lei si muove sopra di te, ma è vietato toccare. Se ti becco toccarla ti butto fuori» dice aprendo una tenda.
Mi siedo sulla sedia e la ragazza rimane senza reggiseno, con solo il perizoma.
Comincia a muoversi sopra di me in modo seducente e, quando il buttafuori si allontana un attimo, lascio che la pelle delle mie mani fredde entri a contatto con la sua pelle calda.
Godo di quel tocco e la mia erezione comincia a puntare sul suo inguine.

 «Il mio turno finisce alle tre e mezza. Ti aspetto dietro il locale» sussurra mentre esco dalla tenda.

Sorrido e vado al bancone a bere qualcosa di non troppo forte.

 Alle tre e mezza esco dal locale e, una volta presa l'auto, vado sul retro a prendere la ragazza.

Lei sale in auto.
Questa volta porta dei jeans e un maglione.
«Andiamo a casa mia, ti dico l'indirizzo» dice lei.
Sorrido e raggiungo la sua residenza.
Quando salgo in camera sua le sue labbra incontrano le mie e in un attimo mi trovo sul letto, a sovrastare il suo corpo, con solo i boxer e lei completamente nuda.
«Ti prego togliti quei boxer» geme contro le mie labbra.
Sorrido e fisso le sue iridi profonde.
«Non ancora, piccola. Prima ho bisogno di lavorare sui piani bassi» dico baciando ogni centimetro della sua pelle calda.

 I gemiti che provengono da questa stanza sono indecenti.

Quando lei raggiunge l'orgasmo mi sdraio sfinito accanto al suo corpo.
«Vai con molte persone conosciute così?» chiedo in modo naturale.
Lei scuote il capo e io osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente.
«Sei il primo» confessa.
La guardo e sorrido.

«Intendi che questa è stata la tua prima volta, oppure che non vai mai con nessuno conosciuto al locale?» chiedo curioso.
Lei si imbarazza, e noto come la velocità del suo respiro e del suo battito aumenta.
«Tranquilla, non c'è bisogno di agitarsi» sussurro facendole una carezza sullo zigomo.

 Lei sorride e le sue guance si tingono di rosso.

«Era la mia prima volta. Insomma qualcuno mi aveva già toccata e tutta quella roba lì, ma questa è stata la mia prima volta» risponde.
Annuisco e le dono un dolce bacio sulle labbra.

 «Tranquilla. Va tutto bene. Cioè se me l'avessi detto ci sarei andato più piano e sarei stato più dolce, ma se a te è piaciuto è tutto okay» la rassicuro.

Lei sorride e cerca di nuovo contatto fisico.
La fermo.
«Non mi hai ancora detto il tuo nome» sussurro.

 «Sono Brooke. Grazie per questa sera, adesso è meglio che tu vada».

Aggrotto le sopracciglia.
«Non mi lasci nemmeno un numero, in caso volessi rivederti?» le chiedo.
Lei sorride.
«Tieni, anche se probabilmente non lo userai mai» dice passandomi il telefono.

 Vado via da quella casa, completamente ossessionato da quella donna.

I suoi dannati occhi scuri e il suo dannato corpo così piccolo mi fanno impazzire.

 Torno a casa e dopo una bella dormita trovo Blake e Bruce a casa mia.

«Buongiorno principessa. Hai fatto serata?» chiede il primo.
Li guardo confuso.
«Ero allo strip club. Mi sono fatto una ragazza, ma cazzo se è bella. Voglio vederla di nuovo, ma lei non vuole» rispondo.
Blake si accende una sigaretta e Bruce invece ci guarda entrambi, con un'espressione sin troppo felice stampata in volto.
«Io e Madison ci siamo baciati. Mi piace fottutamente» dice ad un certo punto.
Blake tossisce.
«Spero tu stia scherzando. Ti fotterà il cervello, è una stronza» dice.
Io scrollo le spalle e guardo Bruce.
«Sono felice per te, amico» gli dico.

 Dopo una qualunque giornata tranquilla decidiamo di andare ad una festa.

Salgo sull'auto e attendo di arrivare a destinazione.
«Io non volevo venire a questa festa» si lamenta nuovamente Blake.
Bruce sbuffa.
«Ci sarà Madison e voglio vederla nuovamente, quindi dovevamo venirci. E poi non capisco perché tu non voglia stare qua. Insomma, è una festa come le altre» dice.
Blake si accende una sigaretta e continua a camminare.
«Questa è casa di Benjamin, quel pervertito che prova a stuprare le ragazze... chissà perché non volevo venirci» risponde dopo un po'.

 Non posso biasimarlo, ma insomma l'importante è la festa, non il proprietario della casa.

Dopo un po' Bruce sparisce tra la folla, alla ricerca di Madison, mentre Blake va a fumare in giardino, così io rimango sul divano a bere.
«Bella festa, vero?» dice una ragazza bionda prendendo posto accanto a me.

 Scrollo le spalle.

«Sono stato a feste migliori» rispondo, finendo la vodka che ho nel bicchiere.
Lei sorride e mi trascina al piano di sopra, in una camera da letto.
«Adesso puoi tranquillamente stare zitto» dice abbassandosi e togliendomi pantaloni e boxer.

 Mi sveglio la mattina seguente con un forte mal di testa e la gola che mi brucia.

Sono su un letto non mio e ho quella ragazza bionda sdraiata accanto.
Non porto i vestiti e lei nemmeno.
Mi alzo e cerco i miei boxer grigi, ma non li trovo.
Non ho il ricordo di aver fatto sesso la notte prima, ma a giudicare dalle condizioni, sia mie che sue, e dal preservativo nel cestino della spazzatura, direi che l'ho fatto.
Ero talmente ubriaco da non averne nemmeno il ricordo.
Ma in ogni caso, che io ricordi, non ho bevuto così tanto, e l'alcol non mi ha mai annebbiato la memoria.

«Buongiorno» dice la biondina con una voce assonnata.
La guardo arrabbiato.
«Ti sei approfittata di me. Ero ubriaco e non avevo la minima intenzione di andare a letto con te!» sbotto.
Lei prova a negare, ma dopo pochi minuti mi guarda con aria colpevole.
«Va bene, può essere che mi hai attratta talmente tanto da spingermi a metterti droga dentro il drink e averti trascinato qua, ma ero ubriaca, scusa» dice mortificata.

La guardo riluttante.
«Fai schifo. Non avrei mai voluto fare sesso con te» le dico mettendomi i boxer.

«Scusa» dice nuovamente.
«Solitamente non scuso le ragazze che drogano e abusano sessualmente dei ragazzi solo per paura di essere rifiutate» borbotto prima di andarmene definitivamente.
Dopo essermi vestito torno a casa per fare una bella dormita.

A volte credo che le persone facciano schifo, poi mi fermo a pensare e affermo che è così. 
Come può un essere umano, uomo o donna che sia, arrivare ad abusare sessualmente di qualcuno? 
Io non riuscirei  mai e vorrei sapere che cazzo ha in testa certa gente, che pensa anche di rimediare alle sue azioni con un semplice "scusa". 
Ma vai a fare in culo. Cosa ti scusi a fare? Ormai mi hai violentato. 

Mi sveglio circa alle sei del pomeriggio con il telefono che squilla.
«Rashad dove cazzo sei finito? Ti stiamo cercando da ieri notte» dice Blake quando rispondo.
Mi strofino gli occhi e sbadiglio.
«Nottata particolare. Mi hanno drogato il drink e obbligato a fare sesso. Mi sono svegliato nel letto di una biondina senza il ricordo di tutte queste cose, sono tornato a casa e ho fatto una bella dormita» spiego.
Lui ridacchia e capisco che è completamente fatto. 
«Va bene, sei perdonato, ma ora porta il culo qua. Sta per iniziare la tua partita di football e noi siamo qua a vederti».
Cazzo. La partita. Il coach mi caccerà dalla squadra. 

Maybe madly in love with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora