Capitolo 34. Imparare a perdonare

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"Insegnami tu come cadere"

"Insegnami tu come cadere"

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Mi trovavo davanti alla porta di casa dei miei genitori adottivi, il cuore che batteva all'impazzata

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Mi trovavo davanti alla porta di casa dei miei genitori adottivi, il cuore che batteva all'impazzata. Avevo scoperto di essere stata adottata, una rivelazione che aveva sconvolto tutto il mio mondo. Ora, dovevo affrontarli, guardare nei loro occhi e cercare di capire la verità.

Quando la porta si aprì, vidi mia madre adottiva. Il suo volto era una maschera di preoccupazione, rabbia e ansia. I suoi occhi, solitamente così calmi e rassicuranti, erano pieni di paura. Mi fece entrare senza dire una parola, e io la seguii in silenzio.

Mio padre adottivo era seduto sul divano, le mani intrecciate nervosamente. Quando mi vide, si alzò con lentezza, come se ogni movimento fosse un peso insopportabile. I suoi occhi erano pieni di rimorso e dolore. Non avevo mai visto quell'espressione sul suo volto prima d'ora.
Ci sedemmo tutti e quattro in salotto, il silenzio tra di noi era assordante.

Non sapevo da dove cominciare, le parole mi si bloccavano in gola, temevo anche che fossi troppo arrabbiata e che avrei urlato per i pesi sul cuore che sentivo in quel momento. Alla fine, fu mia madre a rompere il silenzio, si schiarì la gola con un colpo secco di tosse mentre il suo sguardo diventava lucido. Ethan forse gli aveva già rivelato il motivo della mia scomparsa, perché mi guardavano senza avere il coraggio di alzare la voce neanche un po'.

-Ci dispiace tanto,- disse infatti, la voce tremante. -Non volevamo che lo scoprissi prima che te ne parlassimo.-

Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco e mi ritrovai a dover trattenere una risatina nervosa mentre mi fissavo i piedi come se fossero la cosa più interessante che ci fosse al mondo. Niente, nemmeno le parole di Jungkook e Taehyung, potevano in quel momento aiutarmi a perdonarli. Mi avevano mentito per tutta la vita e lo avevo scoperto puramente per caso.

-Perché me l'avete tenuto nascosto?- chiesi, la mia voce più dura di quanto avessi voluto.
-Quando pensavate di dirmelo? Sono passati otto anni da quel giorno. Pensavate che il fatto che avessi perduto la memoria vi dava diritto di rifilarmi bugie sopra bugie?-

Mio padre sospirò profondamente. I suoi piedi tremavano sul pavimento con chiaro nervosismo e mi guardava come se fossi un fantasma dall'aspetto bizzarro. Non diceva niente, non spostava gli occhi da me e sembrava sull'orlo di piangere davanti a tutti noi.

Mi scoccai la collana da collo, gliela gettai ai piedi come aveva fatto Taehyung con me e lui non resse il colpo. Una lacrima gli scivolò giù dall'occhio e si disperse sui suoi jeans mentre si si chinava a raccogliere il regalo che mi aveva fatto. Ero rammaricata, mi sentivo in colpa e mi veniva da piangere.

Ethan tirò su con il naso ma non disse nulla. Se fosse stata un'altra la situazione non avrebbe esitato un solo secondo a rimproverarmi per quello che avevo fatto.

-Non c'è mai stato un momento giusto,- ammise nel frattempo mia madre.
-Abbiamo sempre avuto paura di come avresti reagito.-

Guardai nei suoi occhi e vidi solo sincerità però non riuscivo comunque ad accettare quella faccenda. Avevo vissuto credendo che la mia vita fosse perfetta, scoprivo invece che non era mai stato così e questo non mi faceva sentire a mio agio in mezzo a loro. Tutto a un tratto il fatto che fossero dei perfetti sconosciuti che avevano deciso di prendersi cura di me mi suonava come una presa in giro bella e buona. Come avevano potuto farmi credere che quella era la mia famiglia?

-Avete avuto sempre l'occasione per dirmelo. Quando vi chiedevo perché non ci fossero foto mie da piccola mentre di Ethan esistevano album interi. Dicevate che non amavo farmi fotografare. Avete sempre scelto di fingere che ci fossi sempre stata quando in realtà non era così-

Mia madre scoppiò in lacrime.
-Avevamo paura di perderti,- disse tra i singhiozzi.

-E cosa pensavate? Che quando un giorno l'avrei scoperto io non avrei fatto nulla? Non avrei detto nulla? Pensavate di vedermi sorridere?- alzai la voce per poi crollare anch'io.

Mi sentivo soffocare, fui costretta a mettermi in piedi mentre slacciavo i primi bottoni della camicia della divisa scolastica.

-Ti amiamo come se fossi nostra figlia biologica. Non volevamo che pensassi che fossi diversa. Che cosa cambia se per noi è come se fossi sempre stata qui?- questa volta fu mio padre a parlare.

Teneva stretta la catenina della mia collana come se potesse sparire e a lui non sarebbe rimasto nessun ricordo di me se non l'ultima discussione che avevamo avuto. Quell'immagine mi fece stare male, perché non sopportavo di vedere il dolore dipinto sulla loro faccia, ma allo stesso tempo pensavo anche il mio. Loro ci avevano mai pensato a come mi sarei sentita quando l'avrei scoperto?

-Chi sono i miei veri genitori?- chiesi cambiando discorso, cercavo di mantenere la calma anche se vanamente.

Mio padre prese un respiro profondo.
-Non sappiamo molto,- ammise.
-Solo che tua madre biologica era molto giovane e non poteva prendersi cura di te. Ha lasciato solo un foglio con su scritto un nome, quello che voleva tu avessi.- aggiunse mia madre.

Quelle parole mi lasciarono senza fiato. Non sapevo cosa pensare, cosa sentire. Ero arrabbiata, confusa, ma anche grata. Grata per l'amore che i miei genitori adottivi mi avevano dato anche se in quel momento li odiavo a morte. Volevo conoscere le radici e imparare a perdonare, ma era difficile.

Annuii a me stessa, poi anche a loro. Recuperai lo zaino che avevo lasciato sullo zaino e me lo misi in spalla mentre, in silenzio, mi dirigevo verso le scale che portavano nella mia camera da letto.

-Selen...- disse Ethan, ma mia madre cercò di spiegargli che in quel momento era meglio se mi lasciava da sola con i miei pensieri.

Me lo lasciai alle spalle mentre mi trascinavo pateticamente nella mia stanza. Quando fui dentro mi appoggiai alla porta e scivolai fino a sedermi per terra, con le ginocchia al petto, mentre piangevo disperatamente. Mi faceva male il cuore per come mi ero comportata con loro, per gli occhi di papà quando aveva raccolto la collana da terra. Stavo esagerando, in fin dei conti mi avevano davvero amato come se fossi figlia loro. Eppure c'era sempre quella sensazione di tradimento che mi appesantiva il petto. Che cosa avrei dovuto fare per alleggerirlo?

Io suono delle notifiche del mio cellulare mi distrassero. Senza nemmeno vederci afferrai il cellulare e me lo portai sotto gli occhi. Era Jungkook, mi chiedeva di perdonarlo e che voleva semplicemente non fare preoccupare nessuno con la mia scomparsa. Lo ignorai, per quella sera non mi andava di rispondere a nessuno. Misi il pigiama e mi buttai a letto, sperando che presto o tardi quell'agonia asfissiante terminasse e potessi vedere le cose con maggiore chiarezza.

Ma il mio piano di dormire e di rimandare all'indomani le seccature furono stroncate dai piccoli sassolini che cominciarono a sbattere sulla mia finestra mentre c'era silenzio. Incuriosita mi avvicinai per vedere chi ci fosse sotto, per ritrovarmi a sentire il mio cuore scoppiare di serenità quando incontrai gli occhi e il sorriso di Taehyung, con in mano due bicchieri di bubble tea.

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