Capitolo 27

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Nemmeno sua madre, Mitsuki, gli aveva mai fatto una lavata di capo di quel tipo...
Ad essere sinceri, aveva avuto addirittura timore di quel biondino...

In quelle iridi ambrate era scoppiato un vero e proprio incendio di rabbia quando, assieme al Sensei a fare da accompagnatore, era arrivato assieme a Tenko, Izuku ed Eijirou, dal sentiero appena dopo la curva fatta di rocce...

Avrebbe tanto voluto uccidere Touya, che aveva scrollato le spalle con un ghigno soddisfatto, ma in quel momento voleva solamente tornare verso il campeggio, dare quiete a quella voce petulante, lavarsi, e magari preparare le sue cose...

Ci aveva pensato... e pensato... e non avrebbe rovinato la vacanza a nessuno... sarebbe tornato da solo.

Aveva causato preoccupazioni inutili, e ciò però riuscì addirittura a stupirlo... non si sarebbe mai aspettato una reazione così eclatante da parte di Denki, le grosse lacrime che minacciavano gli occhioni verdi e tristi di Izuku, e non si sarebbe mai aspettato il volto serio e corrucciato del rosso, che a braccia conserte osservava tutti a qualche passo di distanza.

Si era preoccupato, talmente tanto da obbligarsi a calmare i propri spiriti in solitudine, pur di non scoppiare in una reazione fuori controllo.

Tutti si erano riuniti ai grandi tavoli della mensa all'aperto, coperta da tettoie in legno che sembravano essere in posizioni talmente precise che ogni goccia che colpiva quella superficie, risuonava come una melodia.
Lui però aveva preferito nascondersi nei bagni, e lasciare che l'acqua calda corrente lo avvolgesse, facendo scivolare via da sé quel freddo preso durante la loro sparizione, quel lerciume... e lui.

Aveva il suo cazzo di odore ovunque... e non lo poteva sopportare, perché prima di entrare in quella dannata cabina, aveva perso ben dieci minuti ad annusare la propria maglietta, che Touya aveva utilizzato come cuscino per potersi sdraiare nel loro nascondiglio...

Doveva essere sincero, ed ammettere quanto gli sarebbe piaciuto restare... per i suoi amici, e per lui.
E, soprattutto... per sé stesso...

Quanto gli aveva fatto bene? Tantissimo... la natura era riuscito ad assorbire ogni suo male, ogni suo pensiero, lasciandolo libero dalle catene che aveva indossato per conto proprio.
I suoi limiti li sceglieva lui, e nessun altro...

Aveva tentato di dare la colpa ai suoi genitori, ma a che scopo?
Erano persone amorevoli e dolci, sua madre ogni tanto un po' aggressiva, ma lo faceva per il suo bene... e poi, da qualcuno doveva aver pur preso!
Ciò che loro desideravano sul serio, era vedere il proprio figlio felice.. ma lui non poteva comprenderlo.

Quella paura di non essere abbastanza, di deludere delle aspettative... era troppa.
Talmente tanta che annullava sé stesso...

Ormai le pareti legnose, adattate all'acqua e all'umidità, avevano impresso i loro motivi sulla sua fronte, mentre a spalle curve stava sotto il getto ad occhi chiusi.
Lasciò che il getto della doccia scontrasse quasi ferocemente la sua pelle, arrossandola con l'acqua fin troppo calda...

Ma doveva bruciare ogni cosa, tutto doveva andarsene...

Perché non c'erano certezze, quelle sicurezze di cui aveva bisogno, lui non le aveva...

"Cucciolo...". Fu come un sussurro, lieve, delicato, che gli fece aprire gli occhi, ma rimanendo immobile...

La sua voce... Dio, la stava odiando. La odiava così tanto, perché desiderava sentirla ancora con tutto sé stesso, e ancora... fino a perdere i sensi.

I rubini si incantarono ad osservare una rientranza del legno, mentre trattenne il respiro, come se annullasse la sua presenza lì dentro... ma era l'unico assente al pranzo, e l'unico in doccia durante l'ora del pasto...

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