Girl on fire

4.6K 210 11
                                    

È solo una ragazza ed è in fiamme
Più bollente di una fantasia, più lunga di un'autostrada
Vive in un mondo tutto suo ed è in fiamme
Percependo la catastrofe, ma lei sa di poter volare via

Oh, ha entrambi i piedi per terra
E sta bruciando
Oh, ha la testa tra le nuvole
E non ha intenzione di scender giù

Questa ragazza è in fiamme
Questa ragazza è in fiamme
Sta camminando sul fuoco
Questa ragazza è in fiamme

Sembra una ragazza, ma in realtà è una fiamma accesa
Così splendente che può bruciarti gli occhi
Meglio guardare dall'altra parte
Puoi provarci, ma non dimenticherai mai il suo nome
lei è in vetta al mondo
dicono sia più sexy delle ragazze sexy

Oh, abbiamo entrambi i piedi per terra
E stiamo bruciando
Oh, abbiamo la testa tra le nuvole
e non abbiamo intenzione di scender giù

Questa ragazza è in fiamme
Questa ragazza è in fiamme
Sta camminando sul fuoco
Questa ragazza è in fiamme

Tutti restano fermi mentre lei passa
Perché riescono a vedere le fiamme nei suoi occhi
La osservano mentre accende la notte
Nessuno sa che è una ragazza solitaria
E questo è un mondo solitario
Ma lei lo lascerà bruciare...

Questa ragazza è in fiamme
Questa ragazza è in fiamme
Sta camminando sul fuoco
Questa ragazza è in fiamme

È solo una ragazza ed è in fiamme...
Girl on fire- Alicia Keys
------------------------------------------
《Shot! Shot! Shot!》 Urlavano le persone al nostro tavolo. Amici di Nathan e mie compagne di corso. Quella sera il pub - più vicino all'Università e a casa nostra - era così pieno che quasi mi illudevo che tutti volessero festeggiare il mio compleanno. Ventidue anni. Stentavo a crederci.
Una cameriera ci raggiunse, togliendo le pinte per scambiarle con un vassoio di colmo di bicchierini. Tendevo a bere solo quando c'era qualcuno di cui mi fidavo come Nathan o Harry. Finora mi ero scolata tre birre e un Martini.
《Smettila di pensare!》 Urlò Karine, per sovrastare il rumore assordante della musica. Le sorrisi, pensando che era il secondo compleanno che passavamo insieme. E come l'anno precedente, all'ora di pranzo me l'ero ritrovata sul pianerottolo mentre mi accusava di avere le rughe. Era splendida con i dread legati in una coda alta, il top nero che enfatizzava la sua carnagione e i jeans dello stesso colore.
Avevo deciso di non fare le cose in grande, indossavo dei semplici jeans scuri, una t-shirt bianca lunga fin sotto il seno, lasciandomi lo stomaco scoperto e le Vans. Persone casiniste, pub e alcool erano la combinazione ideale.
Papà e Karen mi avevano chiesto di tornare a Blacksburg ma per gli esami avevo dovuto rifiutare; comunque avevo promesso che quando ci saremmo visti, avremmo festeggiato, anche se in ritardo.
E poi aspettavo Harry. Si era liberato poche ore prima dal lavoro e subito era andato in aeroporto. Da un momento all'altro lo avrei visto oltrepassare la soglia del locale e con tutto questo caos, speravo di accorgermene.
《Non guardare l'orologio!》 Borbottò mio fratello, coprendomi il polso con la mano.
《Verrà》, disse la mia amica. Aveva ragione, dovevo avere fede. Me lo aveva promesso. La notte prima eravamo rimasti al telefono, come ragazzini, finché non era scoccata la mezzanotte.
"Ti ho incontrato il giorno della tua nascita. È fottutamente importante, non minimizzare, Viv!"
Mi aveva augurato buon compleanno un attimo prima che Nate irrompesse nella stanza, facendomi un gavettone con dello spumante.
E dire che alla mezzanotte dei miei ventuno anni ero nel bagno di un bar di Miami un po' brilla e col cellulare tra le mani, riuscendo a frenarmi dal non avviare la chiamata. Poi ero tornata da Nate e Kar, fingendomi felice.
Sorrisi, raggiante e alticcia e scattai in piedi. Presi un bicchierino pieno di rum e lo alzai in alto.
《Ai miei ventidue anni!》 Gridai, per poi scolarlo in un sol colpo. Tutti mi imitarono, fischiando e esultando. Scoppiai a ridere, notando che avevamo attirato l'attenzione degli altri tavoli e della gente al bancone. Ero giovane e felice, cosa volevo di più?
Mossi i fianchi a ritmo di musica, nonostante mi trovassi ancora al mio posto. Aggrottai le sopracciglia, divertita, quando mi resi conto che un compagno di corso di mio fratello mi domandò con dei gesti di ballare insieme. Scossi il capo in modo categorico.
《È fidanzata》, disse Paul, 《ma probabilmente se lo sarà inventato, perché non ho mai visto questo tizio》, rise, come se avesse fatto una battuta. Non comprendeva che nella mia vita era importante quanto il nulla, per cui non mi importava di presentargli Harry. Il solito universitario che si credeva un dio sceso in terra ma di una cosa dovevo dargli atto: non aveva mai storto il naso o detto qualcosa di fuoriluogo alla vista della mia pancia scoperta e delle costole sporgenti in modo anomalo. Era stata una sorpresa dato che, spesso, i tipi come lui si lasciavano andare a prese in giro cattive. Nessuno mi aveva chiesto palesemente il motivo delle cicatrici, supponevo li intimidissi in qualche modo.
Gli risposi con un volgare dito medio, nonostante sorridessi.
Kendra e Morgan, ubriache fradice, iniziarono a fargli domande su cosa intendesse. Erano talmente fuori che si convinsero davvero che Harry fosse frutto della mia immaginazione.
Un attimo dopo si diffusero le note di Blurred Lines di Robin Thicke. Era stata la mia canzone per molto tempo. Sorrisi, salendo prima sulla panca e poi sul tavolo tra gli incitamenti dei miei amici. Risi mentre iniziavo a muovermi. Obiettivamente, ciò che facevo non si poteva neanche definire danza ma ero davvero brava agitare fianchi e sedere.
Non sapevo di preciso quando capii che era semplice farsi desiderare dagli uomini, era nato come un gioco, dalla scoperta di non stare molto simpatica alle ragazze. I maschi erano più facili da abbindolare e - egocentrica com'ero - mi piaceva.
Tesi il braccio verso Karine e non ci pensò due volte a raggiungermi. Ballammo insieme, troppo vicine e provocanti - dalle urla che sentivo - mentre ridevamo a crepapelle e la sua fronte era contro la mia. Anche lei era brilla, con le guance rosse e un ricoperta da un leggero strato di sudore, altrimenti non si sarebbe messa al centro dell'attenzione in questo modo.
Ti voglio bene, Kar. Grazie per avermi accettato.
Ruotai il sedere mentre mi abbassavo a recuperare due shot. Ormai ogni singola persona nel pub ci teneva gli occhi addosso.
《Viv?》
《Mmm...》
《Mi sa che Harry è arrivato.》
Mi voltai verso l'entrata e mi irrigidii appena vidi la sua espressione seria. No, non era l'ideale trovare la propria ragazza su un tavolo a muoversi come fosse su un cubo.
Gli ho appena rovinato l'umore.
Poi, sorprendentemente, sorrise - anche se non gli si illuminarono gli occhi - e il mio cuore scalpitò forsennato. Era una meraviglia. Indossava una camicia bianca - che lasciava intravedere i tatuaggi sullo sterno - con le maniche risvoltate attorno ai bicipiti e dei blue jeans come i miei. Gli bastava entrare in una stanza per illuminarla.
Mi sfuggì un urletto e feci un salto così assurdo che fu un miracolo atterrare in piedi. Diedi delle spallate per farmi largo e ignorai chiunque tentasse di fermarmi. Lo assaltai con tanta forza da farlo indietreggiare. Lo strinsi con braccia e gambe.
《Il mio regalo è arrivato. Sono indecisa se scartarti ora o a fine serata》, ridacchiai. Chiuse il pugno tra i miei capelli e spinse la bocca contro la mia. Gelosia e possessione mi fecero annaspare in cerca d'aria mentre mi baciava senza ritegno.
Il miglior compleanno di sempre!
《Auguri, amore.》
Mi sa che ti scarto adesso...
Sorrisi come un ebete quando mi sfiorò la punta del naso.
《Allora... sono sempre carina anche se sto invecchiando?》 Domandai. Lui aveva compiuto ventinove anni lo scorso mese e ogni volta che gli ricordavo che era a un passo dai trenta faceva una smorfia da bambino.
《Se può esserti utile sembri una diciottenne...》
Gli strappai un altro bacio. 《Dimmelo quando avrò cinquant'anni e ogni notte mi passerò ogni sorta di crema antirughe sul corpo》, bisbigliai, mentre gli mordevo il collo.
《Lo farò》, promise. 《Allora, sospetto che la festa sia attorno a quel tavolo...》
《Harry》, borbottai, a disagio. Ero certa di non aver fatto nulla di male ma sapevo anche che ero una ragazza impegnata e avevo dato un'impressione diversa.
《Non mi è piaciuto》, ammise, 《mi rende matto vederti in mezzo a un branco di uomini che sbavano, senza me nelle vicinanze.》
《Scusa, scusa, scusa》, sospirai, interrompendolo, con un nodo in gola. 《Non lo farò più》, promisi. Lo strinsi forte, spaventata che potesse allontanarmi.
《Bé... potresti riservarmi lo spettacolino in privato》, scherzò, per alleggerire la tensione, facendomi scendere.
《Sono tua》, mormorai.
《E io sono tuo...》
Mi stampò un bacio veloce sulle labbra.
《Vado a prendere una birra》, aggiunse, 《ti raggiungo. Vuoi qualcosa?》
《Birra.》
Mi schiaffeggiò il sedere appena gli diedi le spalle e ridacchiai come un idiota, fingendomi adirata.
Le facce spiazzate al mio ritorno mi fecero sogghignare. Non ero una musona, sapevo divertirmi ma non davo molta confidenza oltre al condividere una risata per una battuta o ballare con delle ragazze. Per cui, vedermi abbracciata come un koala a Harry era sconvolgente. 《È lui il tuo ragazzo?》 Chiese Christina.
《Merda》, continuò Jenna. 《È figo!》
Sorrisi, compiaciuta. 《La prossima che gli guarda il sedere, constaterà quanto non mi preoccupi di fare a botte.》
Harry si presentò al gruppo, salutò Karine tirandole un dread sfuggito alla coda di cavallo - le ripeté di sistemarsi i capelli per prenderla in giro e lei usò il suo nomignolo, Occhioniverdi, per ricordargli di farsi gli affari propri - poi diede una pacca sulla spalla di Nathan.
Mi sedetti su mio fratello per lasciargli spazio ma, come una bambola e senza commentare, mi afferrò la vita per portarmi su di lui.
Parlai con Karine di un tizio al bancone che l'aveva puntava senza pudore, finsi di non notare le occhiate che Nate le lanciava mentre flirtava con una moretta. Onestamente, mi sarebbe piaciuto vederli insieme ma preferivo non mettere bocca.
Intanto Harry discuteva con Simon, il fidanzato di Christina, che era nato e cresciuto a New York e studiava economia. Sapeva adattarsi a qualunque situazione. Tenevo un braccio attorno al suo collo; di tanto in tanto percepivo le sue dita fare su e giù lungo la coscia o giocare col piercing nell'ombelico o sfregava la bocca sulla spalla.
A onor del vero, di solito quando eravamo in pubblico - a meno che non fossi sbronza - non mi lasciavo andare alle coccole. Paradossalmente, in passato, non mi ero mai vergognata; eppure di quei ragazzi non me n'era mai importato nulla né delle dicerie sul mio conto - Santo Cielo, me ne fregavo persino di me stessa - mentre Harry lo amavo. Faceva uscire una parte di me che non conoscevo: timida, riservata e sdolcinata.
《Muoviti ancora un po' e non potrò alzarmi senza attirare l'attenzione》, ridacchiò, mordendomi l'orecchio. Aveva il viso arrossato dell'alcool e gli occhi lucidi.
《Balliamo?》
《Come prima?》
《No, stavolta ci sarai tu al posto di Karine》, ammiccai. Rise, fissandomi le labbra.
《Sai che sono vecchio per scatenare una rissa?》
《Non dirlo neanche per scherzo. Io sono la litigiosa e tu il pacifista. Non azzardarti a scambiare i ruoli.》
Ballammo insieme, Harry era alle mie spalle e mi abbracciava dalla vita e io gli stronfinavo i fianchi sui miei, aggrappandomi con una mano alla sua nuca. Ero consapevole di essere scorretta, dato che lo stavo eccitando ma per tanto tempo si era comportato da adulto che volevo ricordargli che aveva solo ventinove anni. Poteva permettersi di ritornare un universitario scapestrato.
Mi piace deviarlo.
《Viv》, gemette. Fremetti mentre lo froteggiavo.
《Non mi porterai in un bagno squallido》, lo canzonai, infilando le dita nella tasca anteriore per avvicinarlo. Fu in quel momento che con i polpastrelli sfiorai qualcosa di metallico. Tentò di allontanarmi ma fui più veloce e tirai fuori un braccialetto sottile in argento un ciondolo strano: una stella e un triangolo, sovrapposti. Ci fermammo e lo fissai confusa.
《Ti piace?》 Chiese, al mio orecchio perché lo comprendessi nonostante la musica.
《È per me?》
《Sì!》
Sorrisi come una bambina: amavo i regali. Qualunque cosa fosse, se era destinata a me, impazzivo dalla contentezza.
《È il mio regalo?》
Annuì, spostandoci in una zona meno affollata. Di solito non usavo gioielli, solo quando ero ben predisposta mi concedevo di indossare gli orecchini. Non a caso avevo solo il laccio di cuoio di Karine che toglievo solo per fare la doccia. Lo agganciò sullo stesso polso. Sembrava imbarazzato, forse spaventato che non mi piacesse.
《È il simbolo del fuoco》, spiegò, sfiorando il triangolo, 《perfetto per te.》
《Fuoco... E la stella?》
Mi accarezzò la guancia con le nocche. 《Le stelle ti guidano verso casa; il fuoco ti fa sopravvivere, ti dà modo di essere ritrovato.》
《Harry...》 Ero spiazzata, non più per il regalo ma per le sue parole. Alzai il polso all'altezza del viso per osservare il pendente, non era nulla di eclatante: era il significato a renderlo speciale. Poi incrociai il suo sguardo. Sembrava ridicolo che la ragazza meno romantica del mondo stesse con l'uomo più tenero della storia. Il mio uomo.
《Sei la stella.》Ignorai l'espressione stupita ed eliminai ogni distanza per baciarlo.
Tornerò sempre da te.
-----------------------------------------
Ho aggiornato prima perchè son contenta, ho fatto un piercing e non ha fatto per niente male. Yeah!
La parte finale mi sembra così stucchevole e, se non si fosse capito, io non vado molto matta per le scene diabetiche. Infatti, stempero sempre la situazione con qualche frase sarcastica.
Giochino: Se doveste associare una canzone a Viv quale sarebbe? Per me quella di questo capitolo.
Commentate e votate!!

Raccolta One-Shot |Fil rouge #1.5|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora