You and I, Nobody in the world

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Tu metti il trucco, così
Immagino tu non sappia, che sei bellissima
Prova su ogni vestito che hai
Eri stupenda ai miei occhi, già mezz'ora fa

Se il tuo specchio non lo renderà più chiaro ancora
Sarò io quello che te lo farà sapere

Di tutte le ragazze fuori
Tu sei la mia unica e sola ragazza
Non c'è nessuno al mondo stasera

Tutte le stelle, tu le fai brillare come se fossero nostre
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io
Io e te
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io

Fermi la stanza quando lui arriva
Riflettori su tutti
Dici a tutti i ragazzi che stanno sprecando il loro tempo
Sciogliete la fila, perché sei tutta mia

E questa sera non voglio lasciare la sensazione svanisca
Non voglio lasciare mai il tuo fianco

Di tutte le ragazze fuori
Tu sei la mia unica e sola ragazza
Non c'è nessuno al mondo stasera

Tutte le stelle, tu le fai brillare come se fossero nostre
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io
Io e te
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io

Continui a chiedermi se sei quella che volevo
Non devi nemmeno provarci

Non devi provarci
non provarci
non provarci
Non devi provarci

Di tutte le ragazze fuori
Tu sei la mia unica e sola ragazza
Non c'è nessuno al mondo stasera

Tutte le stelle, tu le fai brillare come se fossero nostre
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io
Io e te
Non c'è nessun altro al mondo, solo tu ed io
You and I, Nobody in the world- John Legend
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Trent'anni! Harry, compiva trent'anni. E io ero più gasata di lui. Lui fingeva che non gli importasse ma, cavolo se era importante. Okay, i compleanni mi piacevano, solo quelli della mia famiglia e di Karine. Per il resto non mi curavo granché. E poi... Adoravo fare regali ad Harry. Se gli compravo qualcosa non si lamentava, non diceva - come papà - che non dovevo spendere soldi per lui.
Harry si eccitava, sorrideva, mi fissava con quella faccia da "dov'è il mio regalo?", in pratica mi dava soddisfazione dato che erano poche le cose di cui aveva bisogno e che gli piacessero davvero.
Non che io fossi da meno, il mese scorso avevo palesemente sbavato di fronte a una vetrina per una paio di stivali costosi, non era passato molto tempo prima che me li ritrovassi in valigia.
Era sempre stato così, fin da quando ero bambina, mi era sempre bastato chiedere.
Ripiegai un maglione, infilandolo nel mio ormai leggendario borsone verde militare - questa sacca aveva circa trent'anni ed era appartenuta a papà, mi aveva accompagnato dappertutto ed era sopravvissuta all'Europa - quando il mio cellulare squillò.
《Pronto?》
Ehi, amore.
Gli avevo detto che il mio volo sarebbe stato il giorno dopo - quello del suo compleanno - dato che non potevo liberarmi prima. Bugia. Grandissima cazzata. Sarei salita sull'aereo da lì a due ore, lui sarebbe rientrato tardi e mi avrebbe trovato nel suo appartamento.
《Stai bene?》
, volevo solo dirti che stasera lavorerò fino a tardi e probabilmente il cellulare non durerà più di un'altra ora.
Ecco Harry e la sua premura.
《Quindi non ci sentiremo per la mezzanotte?》
Credo che per quell'ora sarò a casa.》
《Va bene, tesoro...》
Lo sentii ridere. 《Non mi chiami spesso "tesoro". È perché domani è domani?》
《Domani? Che giorno è?》 Chiesi, fingendomi confusa. Rise ancora e allora mollai i vestiti e mi sedetti sul letto.
《Adoro il giorno del tuo compleanno, credo dovrebbero farlo diventare festa nazionale》, mi sfuggì. Come una ragazzetta alle prime armi, come se non avessi mai finto di essere donna vissuta quando ancora ero un adolescente stupida a caccia di attenzioni maschili giusto per ripicca.
Giusto perché se lui non mi vuole, gli altri sì.
Non mi ero mai messa lì a dirgli tutto quello che adoravo di lui. Francamente, lo trovavo patetico e non nelle mie corde. Ridicolo come me in quel momento. Eppure, certe volte, pensavo che nonostante difendessi la mia indipendenza con le unghia e con i denti, amavo come si prendesse cura di me.
Crescere in una famiglia in cui ti consideravano come una specie di uccellino fragile da proteggere a tutti i costi, mi spinse - per forza di cose e per non farmi schiacciare da tutto quell'affetto talvolta morboso - ad affermare la mia persona. A palesare ai quattro venti di essere fatta d'acciaio.
Harry, anche a costo di usare la prepotenza, con tutti i suoi atteggiamenti, era come se dicesse che potevo rilassarmi, essere di carne, sangue e leggerezza. Essere comunque perfetta per lui in tutta la mia incasinata imperfezione.
È tra le cose più carine che mi abbiano mai detto》, mormorò, allegro, forse divertito dal mio improvviso mutismo.
《Hai una lista?》
Lo conoscevo tanto bene da sapere che stesse sorridendo. 《Già...
《E le altre voci della lista chi riguardano?》
Tutte te.
《Mi dai troppe sicurezze.》
Tra meno di nove ore avrò trent'anni, Rossa. Sono cresciuto per i giochetti, per il "vince chi fugge". Se ti amo te lo dico fino alla nausea; se voglio fare l'amore con te, te lo dico e non ti spoglio semplicemente come un quindicenne eccitato; se sono arrabbiato te lo dico e non tengo il muso; se sono felice, se sei tu la causa della mia felicità, te lo dico e non me ne vergogno.
《Mi... Mi sa che dovrò chiamare tua madre e andrò da tuo padre...》 La voce mi uscì flebile, forse anche incredula.
Perché?
《Devo ringraziarli, se quel giorno avessero deciso di guardare la TV, anziché divertirsi, sarebbe stata una tragedia.》
Scoppiò in una fragorosa risata. 《Odio che tu sia lontano.
《Amo che odi che io sia lontano.》
Cavolo, ti hanno iniettato del glucosio endovena?
《Stronzo!》
Ecco là mia Viv.
《Fottiti!》
Olé, altra perla di saggezza!
《Addio!》
Chiusi la chiamata prima che potesse ribattere e sollevai lo sguardo sulla soglia della camera.
Nate se ne stava aggrappato al telaio della porta grazie alle braccia alzate e la sua espressione era un misto di disorientamento e divertimento.
《Cosa?》 Chiesi, tornando a riempire la sacca.
《Siete strani》, dichiarò, prima di continuare a farsi gli affari suoi in salotto.

Erano le sette del pomeriggio quando entrai nell'appartamento di Harry. Mi diede la chiave fin da subito. La piccola torta al cioccolato e gelato al pistacchio era nel freezer e le trenta candeline a portata di mano su una mensola.
Mi guardai attorno, pensando a dove collocare le candele che avevo comprato. Nulla di eclatante! Non avrei formato uno stupido cuore in cui mi sarei posta al centro, servivano solo a rendere l'ambiente più gradevole e intimo.
Con la fortuna che ho, dò fuoco alla casa!
Dato che era ancora presto, ordinai da mangiare. Mi gustai il cibo cinese di fronte a una replica in TV di CSI Miami. Conoscevo ogni episodio a memoria, da ragazzina - non che ora le cose fossero cambiate - ne andavo matta.
Diedi una sistematina alla camera. Harry era ordinato ma negato nel rifare il letto, ci provava solo quando venivo a trovarlo per il resto copriva tutto col piumone.
Ora, io non era che fossi una maga delle pulizie, Karen mi aveva insegnato a fare la lavatrice dopo che avevo mescolato bianchi e colorati, ma con le piccole cose me la cavavo.
Conclusi le faccende e mi infilai nel bagno. Era piccolo, con le mattonelle color crema, i sanitari bianchi e un box doccia.
Feci un bagno veloce e un sorriso involontario spuntò quando passai una mano sullo specchio per togliere la condensa.
Non sembrava strano stare qui ad aspettarlo.
Arricciai i capelli, per cambiare spostai la frangia per farla divenire un ciuffo scompigliato. Fu stranissimo. La frangia tendeva a rendere più seriosa e intransigente la mia faccia mentre con una semplice modifica la mi espressione parve addolcirsi. Non faceva per me, da domani sarei tornata come prima.
Il piano era quello di indossare un assurdo intimo che avrebbe fatto concorrenza a quello di una spogliarellista. Okay, stavo esagerando, in realtà era semplicemente bianco e di merletto trasparente, con qualche ricamo floreale nelle zone troppo evidenti.
Non ero una ragazza da merletti o pizzi. Mi piaceva la biancheria intima sexy ma senza fronzoli. Harry non si era mai lamentato, la pensavamo allo stesso modo: "Quello che serve 'sta sotto".
Non mi truccai se non per il solito rossetto rosso, questa volta di una tonalità più cupa. Nonostante mi piacessi, cosa assodata, feci una smorfia vedendo le piccole smagliature sui fianchi ma per fortuna non erano troppo evidenti, almeno non tra tutte le bruciature.
Accesi le candele in giro per casa e le trenta candeline furono poste sulla torta a un quarto d'ora della mezzanotte e pregai con tutta me stessa che varcasse la soglia prima che la cera classe colasse. E sperare fu d'aiuto anche troppo. Infatti quando sentii le serrature scattare mi affrettati in salotto con il dolce in mano.
Un sorriso troppo smielato mi spuntò quando lo vidi, non si accorse di me dato che guardava alle sue spalle però poi accadde. Notai perfettamente come trattenne il respiro, poi mi percorse il corpo con uno sguardo e la bocca aperta.
《Ehi...》 Mormorai.
Sorrise solo per un attimo, tuttavia lo choc riprese i suoi lineamenti. C'era qualcosa di strano. E capii quel qualcosa quando due ragazzi entrarono dopo Harry. Ci fu un attimo di stasi. Io impietrita mentre i tizi mi osservavano, poi mi scappò un urlo mostruoso e mi accucciai dietro il divano.
Strizzai gli occhi mentre avvampavo di imbarazzo. 《Noi andiamo》, disse uno dei due, con voce divertita. 《Tu devi essere Vivienne》, continuò.
Posai la torta sul parquet e sputai solo con la testa. Mi scappò una risata isterica e salutai, muovendo la mano.
Dio che vergogna!
《Non guardatela, cazzo!》 Sbottò Harry. E senza troppe cerimonie lì cacciò.
《Senti》, aggiunse l'altro, un attimo prima che la porta gli venisse sbattuta in faccia, 《se ti faccio conoscere la mia ragazza le consigli qualcosa del genere-》
La porta si chiuse, con una forza disumana.
《Ops》, borbottai, in parte divertita. Mi coprii il viso con le mani e grugnii.
Percepii i suoi passi in avvicinamento finché non fu di fronte a me.
《Credo che li ucciderò》, bofonchiò. E sì, era infastidito ma non era serio. Risi.
《Mi dispiace.》
Lo guardai. Era seduto per terra come me e sorrideva. 《Mi staranno invidiando.》
《Non ti farò mai più sorprese》, piagnucolai.
Mi tolse i capelli dal viso per poi baciarmi, forte, forse per rivendicare un qualche tipo di possesso o dimenticare che i suoi amici mi avessero visto in questo stato. Ricambiai il bacio con la stessa decisione, sollevandomi sulle ginocchia e chiudendo i pugni sul suo giaccone. Le sue labbra erano gelate ma sembravano scottare contro le mie.
《Sì, li ucciderò》, ansimò.
《E la torta?》
《Dopo, prima inizio dal mio dolce preferito.》
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Oggi non vi farò domande. Se volete commentare non mi dispiace e se vi va votate. Buona domenica, ragazze!

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