I should go

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Dovrei andare

Noi siamo qui,
non è familiare,
non ho avuto qualcuno con cui parlare in così tanto tempo.
Ed è strano
Tutto quello che abbiamo in comune
E la tua compagnia era ciò di cui avevo bisogno stasera.
In qualche modo sento di dovermi scusare.
Sono un po' agitato Da quello che sta succedendo dentro

Dovrei andare
Prima che la mia volontà si faccia debole
E i miei occhi inizino a indugiare
Più allungo di quanto dovrebbero.
Dovrei andare
Prima di perdere il mio senso della ragione
E questo ora ha più significato
Di quanto non potrebbe mai
Dovrei andare
Dovrei andare
Baby, dovrei andare

è così difficile
mantenere la calma
e fingo di non vedere
le curve del tuo corpo sotto il vestito,
E la tua risata
E' pura e inalterabile.
Mi spaventa sapere così bene il posto dove non dovrei andare.
saprei prendere un nobile sentiero
Perché non voglio che tu ti domandi
Che intenzioni ho

Oh, ma ora non significa lasciarti con una scusa banale
E da dove chiamerai domani, io saprò cosa fare

Dovrei andare
Baby, dovrei andare
Dovrei andare
Baby, dovrei andare
Dovrei andare
I should go- Levi Kreis
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《Chi cazzo era quella?》 Strillai, fuori di me, lanciando un libro contro la parete. Ansimavo piena di rabbia e vedevo rosso. Se lo avessi avuto sottomano lo avrei strozzato per poi ballare sul suo cadavere.
Viv-
《Vivienne un cazzo! Dimmi chi era quella stronza che ha risposto al tuo cellulare, subito!》
Vidi Nate sulla soglia della mia stanza fissarmi curioso. Presi una pantofola e gliela tirai addosso.
《Vattene fuori!》 Sbraitai. 《E Boris, smettila di abbaiare e vai con Nathan!》 Chiusi la porta con un tonfo e mi poggiai.
Io-
《Tu cosa?》
Lasciami parlare!》 Gridò. 《Togliti subito dalla testa che io possa averti tradito!
《Cosa penseresti se un uomo rispondesse al posto mio, eh? Daresti di matto, stronzo! Ti presenteresti qui come un diavolo!》 Strinsi i denti, sentendo le tempie pulsare e scivolai per terra. Alzai il capo per non permettere alle lacrime di cadere.
Mezz'ora prima lo avevo chiamato, felice perché il test di antropologia per il quale studiavo da un mese era andato alla grande, ma la mia euforia era stata smorzata da una vocetta femminile che mi aveva informato che Harry era impegnato e non poteva essere disturbato. Ero rimasta impietrita per dieci minuti buoni a osservare il vuoto a bocca aperta. Nate aveva dovuto scrollarmi per farmi uscire dallo stato di trance.
Stavo per correre da Kenneth quando mi aveva telefonato. Prima di rispondere avevo provato a ricordare i consigli del mio psicologo: respirare profondamente, rilassarmi e non lasciarmi prendere dalla furia cieca; però quando avevo sentito: "Ehi piccola", ero impazzita.
Non poteva averlo fatto, giusto? Cavolo, abitava a New York e in fin dei conti era un uomo.
È la figlia di un albergatore che sto aiutando, Viv. Una ragazzina di diciassette anni che si è presa una sbandata per me.
《Una ragazzina di diciassette anni?》 Sbottai, stritolando il cellulare tra le dita. Mi sentivo come Hulk.
《Vuoi che ti ricordi che diamine facevo a diciassette anni, anzi quanti me ne facevo? Ma a quanto pare a te piacciono le ragazzine, no?》
Non parlare così di te stessa, Viv》, mi rimproverò.
《Faccio quel che mi pare, cretino!》
Smettila! E a me non piacciono le ragazzine, non sono un vecchio depravato.
《Perché ha risposto per te?》
Credevo di aver perso il cellulare ma per fortuna è stata lei a trovarlo.
Sì, per fortuna...
Ero pronta a scommettere che la stronzetta c'entrasse qualcosa con la sparizione.
Sai che non ti ferire mai, Viv, per nulla al mondo...
Sospirai, scostandomi i capelli dal viso e battei la nuca contro la porta ripetutamente. Tirai su col naso, provando a tranquillizzarmi.
《Sono gelosa, okay? Sono gelosa marcia di una ragazzetta, lei ti vede e può stare con te mentre io...》
Ti prego, ti prego, non piangere...
《È che mi manchi tanto. È difficile, mi rende ansiosa e ho paura...》
Di cosa?
《Tu sei lì ed è così facile amarti, Harry!》
Viv...
《Ti basterebbe dire che hai progettato una casa per la tua ragazza e che passi i week-end ad aiutare gli operai a costruirla e qualsiasi donna cadrebbe ai tuoi piedi, dimenticando l'amor proprio》, spiegai, sottovoce. 《E se... se mi tradissi? Sei un essere umano e... siamo lontani e non sempre non si tradisce se si ama. Sono terrorizzata a morte...》
Non lo avrei mai perdonato, anche se lo amavo in modo assurdo. Se mai fosse andato con un'altra... no, non sapevo come avrei reagito, ma continuare a stare insieme sarebbe stato impossibile. Ed ero certa che lui la pensasse come me.
Cazzo, Viv! Sii seria.
《Potresti essere ubriaco, spinto dal fatto che non fai sesso spesso e io mi ritroverei... Lo vedi? Mi rendi debole e stupida e pronta a piangere per qualcosa che non è neanche accaduto...》
Credi che io non sia spaventato? E se dopo la laurea ti rendessi conto che non vuoi stare con me? Ma io mi fido di te. Per cui vaffanculo, Viv!
《Ti voglio qui!》 Sbottai. 《In questo momento, adesso. Voglio che tu sia qui, ora. È passato un mese e io...》 Sospirai, ormai sfinita.

《Mi ha mandato al diavolo!》 Sbottai, camminando avanti e indietro per lo studio di Kenneth mentre torturavo una pallina antistress. Stringevo e allentavo la presa da così tanto tempo che avevo i muscoli del braccio intorpiditi.
《E poi ha chiuso la chiamata come fossi qualcosa di fastidioso. Riesce a crederci? Che bastardo! Vuole farmi diventare morbosa? Non posso passare ogni secondo a pensare che diamine sta combinando.》
《La paura di perdere una persona non è una debolezza, perché la consideri tale?》Domandò, togliendosi gli occhiali e giocando con le stanghette.
《Non ho mai avuto una bassa autostima. Mi piacciom, almeno fisicamente, però poi penso che a New York potrebbe incontrare un'altra e...》
《È normale essere spaventati, Vivienne. Le relazioni distanza sono insidiose, possono rafforzare il legame o distruggerlo. E senza fiducia...》
《Finirà prima di cominciare.》

Bussai freneticamente alla porta come se avessi il diavolo alle costole. Appena aprii mi parve che la mascella gli cascasse sul pavimento. Eppure non mi feci intenerire.
Almeno non per ora.
《Non puoi mandare a 'fanculo una persona tramite cellulare》, proruppi, infuriata, puntandogli un dito contro. 《Sì fa faccia a faccia. Vuoi un esempio? Io sono di fronte a te e te lo dico. Harry vaffanculo. Vaf-fan-cu-lo. Comprendi il concetto? È così che si fa!》
《Quello... è un fiore?》 Balbettò, scosso. Forse credeva fossi un'allucinazione, invece ero davvero lì. Avevo preso un volo dalla Florida anziché chiamarlo un centinaio di volte come una stalker.
《Sì! Significa: "Il mio ragazzo è uno stronzo ma lo accetto perché sono superiore"》, spiegai, mollandoglielo tra le mani.
Vuol dire anche che mi dispiace per aver insinuato di non avere fiducia in te, ma non è così.
《Non sapevo che fosse il significato dei gigli》, sussurrò. Era ancora spiazzato dalla mia comparsa ma nel suo tono di voce ci fu un pizzico di divertimento. Non lo fissai a lungo, perché altrimenti lo avrei abbracciato, aveva la faccia assonnata e indossava una tuta che aveva visto tempi migliori.
Allora, passai all'artiglieria pesante, per farlo arrabbiare. Buttai il cappotto per terra, anche se stavo gelando - New York in quel periodo dell'anno sembrava il Polo Nord - e i suoi occhi si allargarono appena videro il vestito. Harry era abituato ai miei abitini in stile Heidi, con le gonne svasate e che non avvolgevano le cosce come una seconda pelle.
Beccati questa!
Avevo un abito bianco attillato su fianchi e gambe e tremendamente corto, con le maniche lunghe e la scollatura a collo alto. Sarebbe stato casto se non fosse stato per il tessuto sottile e l'intimo nero che avevo messo apposta perché risaltasse. Lo sfidai con lo sguardo e afferrai l'orlo tirando su la stoffa fin sopra il seno. Essere pudica non rientrava tra le mie qualità e in parte la mia vanità si gonfiò quando rimase a bocca aperta, ma sentii ugualmente le guance arrossarsi sotto i suoi occhi.
Insomma, ero sul pianerottolo con dei biker, parigine alte fino alle ginocchia, mutande e reggiseno striminziti; incurante degli altri condomini e sfruttavo il mio sorriso innocente. Avevo pensato di mettere i tacchi ma già viaggiare con un vestito del genere era difficile. Rischiavo l'assideramento e avevo la pelle d'oca, ma l'idea della vendetta mi allentava. Non gli avrei permesso neppure di sfiorarmi. In tutto questo non avevo calcolato che volessi ridere per la faccia da pesce lesso.
《Adesso, perché non mi mandi a 'fanculo》, lo pungolai, sfacciata.
In un attimo mi tirò dentro casa, la porta si chiuse alle mie spalle e scoppiai a ridere mentre mi baciava, impiastricciandosi col rossetto rosso.
《La mia borsa... il cappotto, sono fuori.》
《Non importa. Mi sa che ti manderò a quel paese più spesso se questo è il risultato.》
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Viv passione spogliarellista! Domanda: avreste il coraggio di fare una cosa del genere? Una cosa è certa, si dovrebbe possedere un'autostima grande quando l'universo.
Io sinceramente non saprei, oddio sono sfacciata ma non a questi livelli Ahahahah
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Raccolta One-Shot |Fil rouge #1.5|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora