Trouble

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Oh no, ora capisco
La ragnatela si è aggrovigliata su di me
E ho perso la testa
E ho pensato a tutte le cose stupide che avrei detto

Oh no, cosè questa?
È una ragnatela e io sono ci sono finito in pieno
Allora io faccio per scappare
E penso a tutte le cose stupide che avrei fatto

E non avrei mai voluto causarti dei guai
Non avrei mai voluto farti del male
Be, se mai ti avessi causato dei guai
Oh no, non avrei mai voluto ferirti

Oh no, ora capisco
È la ragnatela, e ci sono io nel mezzo
E mi attorciglio e mi giro
Ma sono sempre qui, nella mia piccola bolla

Gridando
Che non avrei mai voluto causarti dei guai
Non avrei mai voluto farti del male
Be, se mai ti avessi causato dei guai
Oh no, non avrei mai voluto ferirti

Loro filavano una ragnatela per me
Loro filavano una ragnatela per me
Loro filavano una ragnatela per me
Trouble- Coldplay
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Tutto troppo veloce. Veloce. Veloce. Veloce.
Alla velocità della luce.
Io che compivo ventitré anni, l'inverno che lasciava spazio alla primavera e poi all'estate, gli esami universitari sempre minori ma più difficili, lo stage di sei settimane del professore Griffin, docente di antropologia forense aperto a solo tre dei suoi studenti migliori nel periodo estivo, iniziare a pensare l'argomento per la tesi di laurea. E il destino che forse mi aveva tradito, tutto troppo bello per essere vero, perché non ci fosse la mazzata.
Veloce. Veloce. Veloce.
《Viv, potresti aiutarmi con questi palloncini?》 Sharon mi risvegliò, lanciandomi addosso una busta di palloncini.
Ero a Blacksburg, ringraziando che Harry fosse a New York e non potesse liberarsi dal lavoro. Ora come ora non volevo vederlo. Il terrore aveva fatto si che divenissi più fredda e taciturna.
Nel mese di Luglio, come sempre, sembrava che l'inferno si fosse risvegliato.
Stavamo organizzando una festicciola di bentornato per mia nipote Rachel. Aveva subito un piccolo intervento chirurgico alle tonsille che le erano state rimosse.
Il fatto che fosse femmina e la piccola di casa aveva fatto in modo che Karen avesse questa idea, invitando le compagnette dell'asilo.
Il giardino era allestito a dovere con piccoli tavolini da tea che mia cognata aveva affittato, teiere e un servizio di piattini e tazzine apparentemente in porcellana ma in realtà erano di plastica rigida.
Non sapevo quale sarebbe stato l'intrattenimento per un gruppo di bambine - indemoniate - dai tre ai cinque anni ma non mi importava. Non volevo vedere marmocchi neanche in cartolina, solo mia nipote.
Gonfiai palloncini come un condannato a morte ma quando la calura si fece insopportabile, entrai in cucina usando la porta sul retro.
Lì trovai Karen, intenta sfornare l'ennesima teglia di biscotti. Il bancone era ricolmo di dolcetti e torte. Il nervoso mi fece avventare su un piatto di brownies. Mi ingozzai con entrambe le mani occupate.
《Che c'è?》 Borbottai, a bocca piena, quando mi fissò stranita. Aveva iniziato a mescolare un nuovo impasto e si era bloccata
《Stai bene?》
Reagivo in diversi modi allo stress: alcool, corsa sfiancante, smettevo di mangiare o mi ingozzavo. A seconda dei periodi. Data la situazione le prime due erano da escludere e bè... Avevo una fame da lupi.
《Sì, cazzo, sto alla grande madre di Harry barra fidanzata di papà barra mamma acquisita...》
Okay, ero leggermente acida. Rise, aprendo il frigo per prendere il cartone del latte. Me ne riempì un bicchiere per poi consegnarmelo.
《Non parlare così, Viv, rilassati tesoro...》
Masticai un altro pezzo di dolce, sporcandomi le mani.
《E me lo dici in qualità di madre di Harry, fidanzata di papà o-》
《Karen. Sono Karen, Vivienne.》
Sospirai. Non volevo proprio saperne di smettere di mangiare. Un maiale si sarebbe comportato meglio.
《Sei stressata》, continuò.
《No...》
《Piccola, non c'è nulla di male. Gli impegni, l'Università, la relazione a distanza, noi che nonostante tutto non siamo facili da gestire... Sì può dire che sei un'adulta a tutti gli effetti.》
《No!》 Esclamai, infervorata. 《Sono una bambina, okay? Sono una ragazzina!》
Inghiottii un grande sorso di latte come fosse vodka.
Sono teatrale senza volere, giuro!
Sorrise, divertita dal mio atteggiamento infantile.
Puntai la crostata di arance e allungai il braccio ma mi schiaffeggiò la mano.
《Non toccare più, sono per le bambine.》
《Vuoi farle morire?》
《Vivienne!》
Sbuffai. 《Potresti fingere di essere una di quelle che cercano di compiacere i figli del proprio compagno?》
Sogghignò. 《Cosa succede, Pulce?》
Distolsi lo sguardo, a disagio, quando il cellulare squillò nella tasca dei miei shorts. Il nome di Harry lampeggiò nello schermo. Abbassai il volume della suoneria fino a renderla inesistente e mi finsi indifferente.
《Problemi con Harry?》
Per miracolo divino arrivò papà che mi venne a baciare la fronte e sorrise a lei. Erano belli insieme. Mi rassicurava sapere che Richard avesse qualcuno accanto.
《Te l'ha già detto Sharon?》 Chiese.
《Che?》
Karen gli mimò di tacere, scuotendo furiosamente la testa. Scattai in piedi. No, mi rifiutavo. Era da un mese che stavo da schifo e una sorpresa cattiva mi avrebbe fatto inviperire.
Papà rise imbarazzato, cercando una via di fuga.
《Cosa!》
《Sai... Le bambine a quell'età hanno degli interessi》, provò a dire lei.
《I marmocchi a quell'età non hanno interessi》, sbottai. 《Sharon, non mi importa niente se sei mia cognata, scappa!》 Gridai, con tutta me stessa.
La traditrice spuntò tutta trafelata e appena notò la mia espressione furente.
《Gabe mi ha detto di non dirtelo...》
Iniziai a preoccuparmi.
《Parla!》
《Rachel adora le fatine e anche le sue amichette e tu...》

Raccolta One-Shot |Fil rouge #1.5|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora