Questa non è una canzone per i cuori infranti
non una silente preghiera per i perduti nella fede
non sarò una faccia nel mucchio
tu ascolterai la mia voce
quando te la sparo fuori fortequesta è la mia vita
è ora o mai più
voglio vivere finchè sono vivo
(è la mia vita)
il mio cuore è come un autostrada aperta
come Frankie ha detto
l'ho fatto a modo mio
voglio vivere finchè sono vivo
è la mia vitaquesto è per colore che costruiscono la loro strada
per Tommy e Gina che non cadono mai giù
domani sarà difficile non fare errori
la fortuna non è neanche fortunata
hai da fare i tuoi stessi strappied è adesso o mai più
non vivrò per sempre
voglio vivere finchè sono vivo
(è la mia vita)
il mio cuore è come un autostrada aperta
come Frankie ha detto
l'ho fatto a modo mio
voglio vivere finchè sono vivo
perchè è la mia vitameglio stare in piedi alti quando ti chiamano
non mollare,non romperti,baby non andare giù
è la mia vita
è ad ora o mai più
perchè non vivrò per sempre
voglio vivere finchè sono vivo
(è la mia vita)
il mio cuore è come un autostrada aperta
come Frankie ha detto
l'ho fatto a modo mio
voglio vivere finchè sono vivoè la mia vita
ed è ora o mai più
perchè non vivrò per sempre
voglio vivere finchè sono vivo
(è la mia vita)
il mio cuore è come autostrada aperta
come Frankie ha detto
l'ho fatto a modo mio
voglio vivere finchè sono vivo
perchè è la mia vita!
It's My life- Bon Jovi
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La mia giornata tipo? Stare sdraiata su un prato di New York, con sole di inizio estate a splendere nel cielo e guardare un mucchio di uomini abbastanza virili - tra cui Harry - lavorare. Sarebbe stata la pace dei sensi di ogni ragazza.
Effettivamente, non me ne stavo lì solo a sbavare, di tanto in tanto buttavo l'occhio al thriller che stavo leggendo da qualche giorno.
Casa nostra stava prendendo forma. Avevo incontrato l'architetto con Harry per accertare tutte le modifiche. Adesso le pareti esterne erano erette e i lavori si erano spostati all'interno, ma gli idraulici erano attorno alla proprietà con le ruspe che scavavano il terreno; dovevano controllare che le tubature fossero adeguate.
La casa era più grande di quel che pensavo ma non esageratamente.
Harry avrebbe potuto non muovere un dito, ma era un uomo del Sud: doveva, a ogni costo, costruire la casa per la sua famiglia. Ragionamento da cavernicolo ma finché si sudava e si toglieva la t-shirt a me andava bene.
Quando mi aiutò a riparare il cottage, uno dei motivi per cui accettai era che avevo una bel vedere assicurato.
Purtroppo non tutta la squadra di muratori, carpentieri, elettricisti e idraulici era formata da aitanti uomini dal corpo definito ma non mi lamentavo. Harry aveva intuito qualcosa ma gli avevo detto ciò che ormai tutto il mondo sapeva:
"Gli uomini belli sono il mio punto debole."
Volevo godermi questa estate: le alzatacce mattutine perché Harry doveva partecipare ai lavori, i litri di caffè e il take-away che compravo per tutti, girovagare fino a notte fonda per le strade dopo aver cenato in qualche ristorante, portare Boris a Central Park.
Era un bel posto per costruire una casa: pieno di famiglie, anziani cordiali, bambini pestiferi, adolescenti tranquilli. Mi piaceva, stranamente. Okay, non mi sarei mai messa a fare la casalinga e organizzare feste di quartiere, ma un po' di tranquillità non guastava.
Stavo proprio invecchiando.
Casa. Mia e di Harry.
Mi metteva l'ansia pensare che una volta conclusa avremmo dovuto occuparci degli arredi interni. Harry aveva proposto di ingaggiare un interior designer ma non volevo pensarci. Frequentavo ancora il college e subito dopo avrei dovuto trovare un lavoro da queste parti. Avevo paura di non riuscirci. Ero brava nell'immaginare futuri nefasti.
《Viv!》 Urlò Harry, spuntando dall'entrata principale. 《Vieni un attimo. Ci sono dei problemi.》
Assottigliai gli occhi, un po' infastidita. Problemi significava che un ordine era andato storto. Come l'ultima volta che una ditta aveva spedito dei sanitari di un abominevole color oro, corredati di rubinetteria argentata. Erano così di cattivo gusto che per poco non mi ero trasformata in Hulk; da quel giorno la squadra di costruttori aveva smesso di considerarmi una bambolina permissiva.
Effettivamente era ancora presto per ordinare imposte, infissi e quant'altro ma mi piaceva che le cose fossero fatte a modo mio.
Mi alzai, pulendo il vestito color panna dai residui di erba. Presi taccuino e penna.
"Cercare architetto paesagista. Il giardino è una merda!"
Entrai in casa e non potei fare a meno di sorridere. Ovviamente i muri portanti erano stati eretti ma c'era il caos totale. Impalcature, teloni di plastica e il rumore dei lavori era assordante.
Una volta finito, le scale che portavano al piano superiore avrebbero diviso il pianterreno in due. Da un lato ci sarebbe stato il salotto e dall'altro la cucina, adiacente alla sala da pranzo. Inizialmente non avevamo pensato a una stanza da pranzo, credevamo di fare un unico spazio ma Karen ci aveva fatto notare che se mai avessimo avuto ospiti sarebbe stato più adeguato. In momenti del genere dovevo decidere se considerarla semplicemente Karen o mia suocera.
Era difficile.
《Siamo qui.》
Harry e Joseph - l'architetto - erano nel sottoscala e sembravano sulle spine. Li raggiunsi e avvolsi il braccio attorno alla figura di Harry, nonostante fosse sudato. Mi baciò la tempia ma comunque rimasi in allerta.
《Che succede?》
《Sono arrivate le porte》, spiegò Joe. Sorrisi.
《È una cosa buona, no?》
Harry rise, evitando di rispondere. Un attimo dopo Joe, con un coltellino, strappò il cellophane nel quale erano avvolti gli infissi.
《Che. Diamine. Sono.》
《Viv...》 Provò Harry. Forse ero io che ci vedevo male, per cui mi avvicinai.
《Avevo detto che le porte della cucina, del salotto e della sala da pranzo dovevano essere scorrevoli!》 Sbottai, inferocita.
Joe fece una smorfia. Ero certa di non stargli molto simpatica e dalle occhiate che mi lanciava, intuivo i suoi pensieri. Credeva fossi una ragazzina viziata che aveva avuto la fortuna di incontrare un uomo disposto a tutto pur di rendermi felice. Sapevo che era la prima impressione che davo data l'esuberanza ma non mi importava. Spesso l'essere viziato veniva confuso con la superficialità.
《La ditta potrebbe aver finito la disponibilità.》
《È questo è un buon motivo per mandare quello che non avevamo richiesto. Abbiamo dato un anticipo, ci avevano assicurato che non c'erano problemi.》
Non era difficile, Santo Cielo! Non volevo essere odiosa ma mi sembrava una presa per i fondelli. La mia tracolla era colma di campioni dei colori delle vernici, appunti, cataloghi sui parquet e quant'altro perché non perdessi il filo. A quanto sembrava costruire una casa dal nulla era... Da matti!
Poi arrivava una ditta del cavolo a rovinare i miei piani. In un'altra situazione non mi sarebbe importato ma dato che dovevo passare qua il resto della mia vita, tendevo a essere puntigliosa.
《Aspetta, chi ha firmato senza controllare?》
Ebbi l'illuminazione e colpii l'idiota al mio fianco. Harry.
《Sei stupido?》 Borbottai, un po' divertita dalla sua espressione. Si grattò la nuca, in imbarazzo.
《Mmm... non pensavo...》
Alzai gli occhi al cielo. 《Sei impossibile. Joe, per favore, prova a disdire tutto. Chiamali, staccagli le palle se provano a protestare. Se entro due giorni non ci sono quelle fottute porte, rivoglio i soldi!》
《Va bene.》
《Anzi, sai che ti dico? Passami il cellulare, faccio io.》
Essere cresciuta senza sentirmi dir di no, mi aveva reso parecchio persuasiva.
Un'ora più tardi, avevo consumato il prato già disastrato a furia di camminare avanti e indietro; dopo aver parlato con una receptionist, una segretaria e un impiegato, riuscii a raggiungere il direttore delle vendite.
Onestamente, dopo aver litigato col dirigente con toni che avevano attirato l'attenzione su di me, credevo che col direttore delle vendite avrei dovuto combattere una battaglia all'ultimo sangue, invece fu facile.
Con un sorriso smagliante tornai in casa. Le teste di Harry e Joe si alzarono, sentendomi.
《Allora?》 Chiese quest'ultimo. Gli passai il suo cellulare.
《Tutto a posto. Sono riuscita ad avere uno sconto.》
Harry rise, mentre rimanevamo soli. 《Cosa gli hai detto?》
Scrollai le spalle. 《Ho spiegato la situazione, quando ha provato a obiettare ho buttato lì qualche complimento.》
Aggrottò la fronte. 《Cioè?》
Indietreggiai per allontanarmi. 《Secondo il signor Stewart ho una voce molto bella, "ammaliante", l'ha definita.》
Continuò ad avanzare, infastidito. 《E poi?》
《Ha detto che se ci fossero ancora problemi, potrò andare alla sede. Mi basterà fare il mio nome perché lo incontri.》
Superai la soglia dell'abitazione, trattenendo la risata. 《Così, dal nulla?》
Annuii. 《E che mi porterà a prendere un caffè.》
Un minuto dopo correvo per il giardino con Harry alle calcagna, ridevo come una matta mentre mi ordinava di fermarmi.
《Dovresti smetterla di essere un bastardo geloso!》 Gridai, col fiato corto.
《Te lo faccio vedere io quanto posso essere bastardo!》
《Sei un bambino!》
《Io? Hai flirtato con uno sconosciuto per avere uno sconto.》
《No, l'ho fatto perché volevo le porte o l'anticipo. Colin l'ha proposto.》
《Chi diamine è Colin?》
《Il signor Stewart.》
《Giuro che se ti acchiappo, ti uccido!》
Ops, si è arrabbiato.
《Dài Harry, prendila alla leggera》, sogghignai. Non ci mise molto ad acciuffarmi, dato che le fitte al fianco mi avevano rallentato.
Mi sollevò da terra mentre ridevo a crepapelle. Ero sudata, ansimante e avevo gli occhi pieni di lacrime.
《Quando... Quand'è che siete passati al tu?》
Scalciai giusto per darmi un tono e non perché volessi veramente sfuggire.
《Quando ho programmato di incontrarlo per traditi.》
Mi morse la spalla, abbastanza forte da farmi gettare un urlo.
《Ripetilo》, mi pungolò. Sorrisi, ancora a mezz'aria.
《Quando ho progr... Smettila di modermi!》 Strillai.
《Te ne farò pentire.》
《Non ci riusciresti.》
《Ragazzi, noi andiamo a casa》, disse, ad alta voce. Tutti risero come trogloditi. I maschi erano così... maschi!
Con la faccia tosta che lo contraddistingueva mi portò in macchina come un sacco di patate. Come un mago mi ficcò dentro. Mi battei una mano sul viso, allibita.
《Sei un cavernicolo!》
Rise. Era ancora senza t-shirt e la sua carnagione aveva assunto una tonalità dorata, sia guance che naso erano arrossati e gli occhi erano molto più chiari: verde acqua con qualche screziatura oro.
Sbattè la portiera dell'auto e ammicco.
《Ma tu mi ami, no?》
Gli accarezzai la guancia mentre le fossette comparivano, stavo confermando. Mi baciò il palmo della mano e sorrise.
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I bei ragazzi sono il punto debole di ogni donna. E chi dice di no deve pregare che non la trovi per flagellarla!!!
Poi talvolta capita di sentir parlare uno di questi figaccioni e ti cadono le braccia a terra. Per cui mi rivolgo ai ragazzi belli ma che non ballano: tacete! Mantenete l'alone di mistero che vi avvolge.
Ora, non vi chiederò se nella vostra vita c'è un figaccione da paura, in caso di risposta affermativa sarei così invidiosa... Perché ora come ora nella mia vita gli unici esseri maschili presenti sono i miei cani che per dirla tutta non mi cagano neanche di striscio e i pervertiti che ti contattano su Facebook e che subito dopo blocchi.
A proposito commentate e votate!
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Raccolta One-Shot |Fil rouge #1.5|
FanfictionChi si appartiene si trova sempre. Harry e Viv hanno passato la vita a rincorrersi, hanno combattuto e hanno vinto. Viv ha rilegato i suoi demoni, anche se crederà sempre che qualcosa andrà storto, e Harry l'ha aspettata. Tra litigi, lacrime, risate...