Sento di trovare la mia strada nell’oscurità
Guidato da un cuore che batte
Non so dove il viaggio si concluderà
Ma so da dove iniziare.
Tutti mi dicono che sono troppo giovane per capire
Dicono che sono intrappolato in un sogno
Che la mia vita mi passerà davanti se non apro gli occhi
Beh, a me sta bene così.Svegliatemi quando sarà tutto finito
Quando sarò più saggio e più vecchio
Per tutto questo tempo stavo trovando me stesso
E non sapevo che mi ero persoHo provato a portare da solo il peso del mondo
Ma ho solo due mani
Spero di avere la possibilità di viaggiare per il mondo
E non ho nessun piano
Vorrei davvero poter rimanere giovane per sempre
Non ho paura di chiudere i miei occhi
La vita è un gioco fatto per tutti
E l’amore è il premioSvegliatemi quando sarà tutto finito
Quando sarò più saggio e più vecchio
Per tutto questo tempo stavo trovando me stesso
E non sapevo che mi ero persoNon sapevo che mi ero perso
Wake me up- Avicii
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Sospirai, guardando la mia famiglia al completo intorno al tavolo di un ristorante in Florida.
Sharon con Rachel tra le braccia e Gabe al suo fianco, papà che discuteva con Harry mentre Karen li osservava con adorazione.
Karine era andata in bagno e io e Nate eravamo sulla terrazza.
Oggi era stato un grande giorno pieno di festeggiamenti, per cui eravamo tutti un po' brilli e felici.
Il mio fratellino si era laureato in Letteratura Inglese. Ero così orgogliosa che il sorriso non abbandonava le mie labbra. Eppure, sotto strati di contentezza, era presente una scintilla di nostalgia.
Rimasi col capo contro la sua spalla mentre ci godevamo il silenzio. Tutto era iniziato ieri pomeriggio, quando la nostra incasinata famiglia si era presentata alla nostra porta senza avvisare. Credevamo che venissero verso sera, infatti volevamo dare una ripulita all'appartamento ma ci avevano battuti sul tempo.
Gabe per poco non ci era rimasto secco quando aveva recuperato dal frigorifero un pomodoro marcio; Karen invece aveva storto il naso alla vista del tavolino del salotto pieno di lattine di birra.
Inutile dire che Sharon non ci pensò nemmeno a posare Rachel sul pavimento.
Avevo provato a spiegare che la causa era un piccolo festino. Cavolo, si trattava della laurea! Mio fratello e io avevamo deciso che non appena la ciurma fosse tornata a Blacksburg, New York o California, saremmo andati a Miami. Bé, anche Gabriel ci avrebbe raggiunti inventando una scusa. Era una cosa tra fratelli.
《Nate?》
《Mmm...》
《Stiamo crescendo...》
《Dio, Viv! Non farlo, non sono abbastanza lucido.》
Gli schiaffeggiai la coscia, infastidita. 《Sono seria!》
《Anch'io! Risparmia il discorso per le sei del mattino, di ritorno dal locale.》
《No!》
Sbuffò, afferrandomi sottobraccio. 《Okay, spara!》
Chiusi gli occhi, mentre il vento fresco soffiava su di noi. 《Stiamo crescendo》, ripetei, con un nodo in gola.
《Lo so...》
《E ora ti sei laureato.》
《Già. Riesci a crederci?》
《Ero certa che sarebbe successo. Tu... Non lo so, sei diverso da me e Gabe. Sei sensibile, gentile, ragionevole-》
《Non dire cavolate, Viv!》
《No, davvero, sei straordinario. Probabilmente, se non ci fossi stato quando eravamo ragazzini, avrei fatto una brutta fine.
Gabriel e anche Harry, appena partiti per il college mi hanno messo da parte, mentre tu hai chiamato ogni sera e ti sei preso cura di me da lontano.》
Mi baciò la testa e mi strinse più forte.
《Sei migliore di noi, Nate.》
《E tu hai più palle di molti dei miei amici maschi!》
Scoppiammo a ridere.
《Ti ricordi cosa dicevamo da bambini?》 Chiese, allungando il braccio per prendere il calice di vino sul tavolino in ferro battuto.
《Sii preciso, sparavamo tante cazzate.》
《Fratelli per metà, migliori amici per intero.》
《È vero!》 Strillai. Una coppietta poco distante da noi, ci fissò infastidita. Finsi indifferenza. Gli rubai il bicchiere per berne un lungo sorso.
《Te ne andrai.》
Si scostò, voltandosi nella mia direzione. 《Che?》
《Ora che sei laureato ed entrerai nel mondo dei grandi. Ci perderemo.》
《Viv, non vado da nessuna parte. Il dottorato durerà due anni, il tempo che serve alla tua laurea.》
Scossi il capo, poggiai i gomiti sulle cosce e i palmi tra i capelli.
Ci perderemo. Non voglio.
Ormai era il mio pensiero fisso da quando avevo saputo la data esatta della cerimonia di laurea. Non dormivo la notte.
Iniziò a massaggiarmi la schiena, tentando di rilassarmi.
《E poi?》 Lo spronai. 《Cosa accadrà?》
《Non lo so, Pulce.》
Deglutii a vuoto. 《Nate...》 Annaspai. 《Sto per dirti la cosa più egoista di sempre e mi odio, perché nonostante tutto voglio farlo.》
《Tranquilla, cosa c'è?》
《Sei mio fratello, il mio migliore amico... Vieni con me a New York, tra due anni. So che dovresti vivere la tua vita indipendentemente da me, che il bene non smetterà di esistere solo perché siamo distanti... Ho bisogno di te, che tu ci sia letteralmente. Se mi mandassi al diavolo non te ne farei una colpa, penso solo a me stessa ma ti supplico. Per favore, Nate.》
Non rispose. Rimase inerme a studiarmi. Per la prima volta toccava con mano quanto il mio egoismo fosse smisurato.
《Ehi, che succede qui?》 Karine interruppe il momento di stasi. Avvertì la tensione nell'aria ma finse indifferenza. Sorrisi con forza e scrollai le spalle.
《Niente. Parlavamo del suo dottorato.》
《Oh Gesù. Oggi è vietato parlare del futuro.》
Si avvicinò a Nathan e sorrise dolcemente.
《A proposito, tanti auguri poeta da strapazzo.》 Si chinò e gli baciò la guancia. Vedere quell'immagine di normalità mi calmò.
Quando domandai a Nathan di poter invitare Karine alla cena e dopo alla festa al locale, aveva scaricato la ragazza che frequentava da un paio di settimane. Si era giustificato con un: " Voleva conoscere tutti e non mi andava."
Karine si sedette sul tavolino, l'orlo del vestito le scoprì le gambe e lo sguardo di mio fratello le puntò senza vergogna. Gli mollai una gomitata sullo sterno, Kar era troppo concentrata a rovistare nella sua pochette per rendersene conto.
Che io sapessi tra loro c'era stato solo un bacio, nulla di più. Nessuno dei due mi parlava dell'altro con particolare interesse. Onestamente, non li capivo.
Nate si schiarì la gola. 《Uhm... Grazie.》
《Sentite Chip e Chop-》
《Come ci hai chiamati?》 La interruppi, divertita.
《Sei sorda? Vostro padre mi ha raccontato che da bambini dovevate stare insieme nel letto per addormentarvi. E - fingete che non lo abbiate sentito da me - Harry e Gabe in questo momento vi stanno prendendo in giro.》
Guardai alle sue spalle, notando la mia famiglia a ridere come impazzita.
《Perché?》 Chiese Nathan.
《Non lo so, ricordano tutte le volte che non vi siete staccati l'uno dall'altra.》
《Che stronzi!》 Sbottammo. Gabe e Harry messi insieme potevano essere una spina nel fianco. Ritornavano a essere due idioti liceali.
Kar rise, tenendosi la pancia.
《Oddio! Allora è vero che siete come i gemelli, parlate contemporaneamente.》
Nate grugnì. 《Sei qui per rompere le scatole?》
《Certo avevi qualche dubbio?》 Ammiccò, sfacciata. Sogghignai, per l'espressione che si formò sul suo volto. Karine aveva quel tipo di bellezza esotica che riusciva ad attirare l'attenzione.
《Bé》, continuò lei, 《oggi è un giorno speciale, no?》
Merda.
Nate e Karine erano più simili del previsto e nei "giorni speciali" avevano un modo tutto loro di festeggiare.
Quando tra le dita della mia amica comparve un bustina di plastica piena d'erba, non potei evitare di sbattermi una mano sul viso. Va bene che non mi facevo problemi a fumare erba, in realtà mi ero imposta di smettere una volta laureata - dovevo crescere prima o poi! - ma quando c'era papà nei paraggi... Non mi sarei avvicinata a quella roba, neanche morta! E probabilmente neanche Harry l'avrebbe presa bene, ignorava la mia ancora presente abitudine.
Non è una bugia, si tratta di omettere.
Era un adulto che non combinava sciocchezze mentre io talvolta dovevo fingere di non essere una ragazzina.
La busta atterrò tra le mani di Nate.
《C'è papà, ci ammazza!》 Esclamai. Di colpo non ero più tanto brilla ma sembrava che i due idioti con me fossero su di giri. Cavolo, ci tenevo alla mia pelle.
《Non ci vedrà.》
Finirà male.
Karine annuii. 《Ha ragione lui, Viv.》
Lanciai un'occhiata alla sala e mi mossi a disagio, intercettai lo sguardo di Harry e ricambiai il sorriso. Indossava una camicia bianca leggera e i suoi jeans preferiti neri. Stava giocando con lo stelo del suo bicchiere, incastrandolo tra indice e medio.
《Possiamo almeno cambiare posto?》
Almeno mi diedero ascolto e ci spostammo lontano da occhi indiscreti, nascosti da una piccola rientranza del muro.
Mi sentivo come da ragazzina e non mi piaceva; disprezzavo quando la parte di me che andava matta per situazioni come questa emergeva, spingendomi a continuare. Era l'idea di essere scoperti da papà misto alla paura e all'adrenalina, inoltre era qualcosa di illegale fatto sotto il naso di tutti.
E menomale che dovevo crescere...
Presto capii che Bonnie e Clyde - in versione grottesca - non sarebbero riusciti a comporre una canna neanche pagandoli. Ridevano come cretini e le loro mani tremavano.
Sbuffai. 《Dammi qua!》
《Che?》
《Sei lento, va a finire che ci scoprono e lei traballa.》 Okay, li aiutavo e poi sarei tornata dentro.
Accanto a Harry, perché sono una persona adulta che deve smettere di fare cazzate.
Mi passò la cartina piena di tabacco ed erba e si occupò del filtro. Anche io tremavo ma per ragioni ben diverse dalle loro.
《Guardate se viene qualcuno.》
《Dio, Viv! Rilassati》, sogghignò mio fratello.
《Da quando sei una santarellina》, aggiunse Karine. Quella affermazione fu come uno schiaffo. E, anche se nessuno di loro due lo disse, ero certa che pensassero che volevo cambiare per Harry.
Qualcosa mi agitò lo stomaco. Avevo sempre odiato le ragazze che tentavano di cambiare per il fidanzato e adesso ero una di loro.
Strinsi i denti, infastidita. 《Vaffanculo!》
Un minuto dopo avevo completato l'intera operazione e Karine mi diede l'accendino. Aspirai così profondamente che quasi soffocai. Chiusi gli occhi, sentendo il battito iniziare ad accelerare, la gola che pizzicava mentre i polmoni bruciavano un po'.
《Non sono una santarellina ma quando passi tutta vita vita a fare cazzate, prima o poi ti stufi.》
Aggiustai la scollatura del vestito sprovvisto di spalline con ostentazione, diedi loro le spalle e me ne andai. Scoppiarono a ridere e mi trattenni dall'imitarli. Non avrei mai ammesso che quel tiro mi aveva rilassato.
Mi sedetti affianco a Harry. Nonostante parlasse con Gabe, mi prese la mano nascosta dalla tovaglia, e il pollice sfregò sul polso. La sollevò per posare un bacio sul dorso. Non mi guardò, eppure fui certa che la sua attenzione non era rivolta a Gabriel. Erano gesti del genere capaci di ridurmi il cervello in pappa.
Mi fecero male le guance per il modo in cui cercai di trattenere il sorriso, soprattutto quando gli riavviai i capelli e le fossette fecero capolino.
《Harry?》 Bisbigliai, contro il suo viso. 《Mi vorrai sempre, vero?》
Ridacchiò. 《Sì, anche se fumi erba.》
Scattai indietro, allibita. In tutta risposta mi baciò la fronte, allegro.
《Se non vuoi farti scoprire, la prossima volta, lavati le mani.》
Ops...Ero intontita, eravamo tornati dal locale un'ora prima, stava quasi albeggiando e il letto era troppo piccolo per me e Harry. Ce ne stavamo abbracciati come koala perché al minimo movimento uno dei due sarebbe finito sul pavimento.
Anche se non glielo avrei mai detto, mi piaceva. Certo non sarei mai riuscita ad addormentarmi così. Le nostre gambe nude erano intrecciate, la mia schiena aderiva al suo petto; il mento sulla mia spalla; i capelli che mi sfioravano la guancia e il palmo della mano sullo stomaco.
Tra un po' mi libero, non ancora.
《Psst...》
Ignorai l'intruso. Karine o Nate potevano andare al diavolo. Si erano sfondati di erba tanto che mentre ritornavamo a casa mi chiesi come fossero in piedi. Poi la mia amica si era accasciata sul letto di Nathan e quest'ultimo si era accontentato del divano.
《Psst...》
《Nate, sparisci!》
《È mia sorella, sei tu di troppo. E potresti evitare di fare la piovra, non scappa.》
Aprii gli occhi prima che si mettessero a battibeccare. Neanche sapevo che Harry fosse sveglio.
《Non sono-》
《Che c'è?》 Pigolai, sfinita. Mio fratello si accovacciò accanto al letto. Aveva i capelli sparati dappertutto e le pupille dilatate, per non parlare del suo alito alcolico.
《Senti》, mi accarezzò la guancia, 《ci ho pensato.》
《A cosa?》
《Fratelli per metà, migliori amici per intero, no?》
Sorrisi come un ebete, capendo. 《Davvero?》
《Sì》, confermò.
《Ti voglio tanto bene.》
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Ho aggiornato prima perché essendo rimasta senza connessione per circa una settimana, nei momenti morti delle mie giornate ho anche scritto questo capitolo.
Comunque vorrei farvi una domanda che non c'entra niente con la One-Shot perché vi assicuro che sta diventando un dilemma esistenziale.
Bazzicando per tumblr mi sono resa conto che tutte c'hanno il mare dentro. CHE CAZZO SIGNIFICA?!?!?! E non è una domanda retorica, Santissimo Dio! Davvero che significa, sono confusa perché dentro me c'è solo un pozzo senza fondo. Se avessi il mare dentro mi sentirei piena, no? Invece sto razziando il frigorifero.
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Raccolta One-Shot |Fil rouge #1.5|
FanfictionChi si appartiene si trova sempre. Harry e Viv hanno passato la vita a rincorrersi, hanno combattuto e hanno vinto. Viv ha rilegato i suoi demoni, anche se crederà sempre che qualcosa andrà storto, e Harry l'ha aspettata. Tra litigi, lacrime, risate...