Capitolo 4

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Il giorno seguente Mariano si svegliò, come da sua abitudine, molto presto.

L'estate del 1906 tardava ad arrivare e le imposte in legno della sua piccola casa di campagna, non riuscivano a trattenere il vento freddo proveniente dall'esterno.

Immerse le mani in una bacinella d'acqua e si lavò con cura il viso.

Non sarebbe stata una normale giornata di lavoro quella, di questo ne era sicuro, e con un briciolo di timore, misto a un pizzico di eccitazione, aprì la finestra per guardare fuori. L'alba già arrossava le pendici dei monti circostanti. Le mucche e i cavalli selvatici prendevano il posto degli animali notturni.

C'era del latte nella dispensa ma sapeva bene che non sarebbe stato sufficiente per tutti quanti. I bambini crescevano a vista d'occhio e il cibo non era mai abbastanza. Da quel momento in poi, rifletteva, disporre di un pasto ogni santo giorno, sarebbe stato difficile. Mise a scaldare, sulla brace dormiente sotto una coperta di cenere, un pentolino d'acqua con un po' di zucchero.

Con Luis Argaràte, il suo giovane amico e compagno di lavoro, avevano parlato a lungo. Ore a ragionare e discutere su cosa bisognasse fare. La conclusione era stata unica e inappellabile, uniti, tutti quanti, si poteva e si doveva vincere.

Fortunatamente Mariano disponeva di un appezzamento di terra, grande quanto bastava, dove poter far crescere broccoli, carote, patate e altre verdure che lo avrebbero aiutato a superare un eventuale periodo difficile. Gli animali dentro al recinto sarebbero serviti invece per i momenti più terribili. Diverse galline, oche, conigli e una pecora molto grassa, gli davano lo slancio definitivo per prender parte alla rivolta, ormai irrevocabile. Pensò per un attimo a Renata e a quanto avrebbe sofferto se mai si fosse resa conto di una cosa del genere. Gli animali di quella piccola fattoria erano davvero una parte importante della sua vita.

La decisione di scioperare echeggiava nell'aria da diverso tempo, ma quando finalmente anche *, il loro caposquadra, aveva deciso che così non si poteva più continuare, cominciò a vibrare nelle ossa di tutti gli operai, un'energia irrefrenabile.

"Sciopero a oltranza" avevano gridato, dalle poltrone del teatro comunale, gli oltre cento lavoratori della Orbea Hermanos. L'esaltazione generale aveva scosso anche il più dormiente fra gli operai.

Bevve tutto d'un sorso la tiepida bevanda zuccherina. Tolse con decisione il basco dal chiodo conficcato nella parete e aprì lentamente la porta di casa.

Prese a camminare spedito con le mani in tasca. Dopo venti minuti circa, raggiunse una piazzola polverosa con una grande quercia nel mezzo. Sotto il grande albero, una dozzina di operai stavano in attesa della corriera. Al suo arrivo smisero tutti di parlare.

"Che vi prende?"

Il suo amico Luis si avvicinò con aria furtiva. Aprì la giacca mostrando una pistola.

Mariano spalancò gli occhi.

"Di che ti stupisci? Non ce l'ho solo io" gli fece il compagno mostrando un sorriso.

"Chi altro ce l'ha? E poi... non si era parlato di questo. Sciopero avevamo detto! Nessuno ha parlato di sparare".

Una carrozza si stava avvicinando.

"Lavori in una fabbrica che produce armi... la più importante del paese. Che ti aspettavi?"

La carrozza si fermò sul piazzale. Gli operai cominciarono a salire e a prender posto sulle panche di legno.

Mariano pensò a sua moglie, ai suoi bambini, alla tranquillità della sua casa di campagna. Non aveva calcolato un simile pericolo. Era disposto a fare la guerra per un salario migliore, per dei turni di lavoro meno massacranti ma non voleva rischiare la sua vita per questo. Avrebbe voluto fare altre domande. Chi altri era in possesso di armi? Fin dove si sarebbero spinti gli operai della fabbrica per ottenere quanto annunciato?

Luis era giovane. Aveva una moglie e un figlio nato da poco. Possibile non si rendesse conto?

Il vecchio Enrique, seduto davanti con le briglie in mano, gridò alla sua maniera. I cavalli cominciarono a trottare.

I visi degli altri operai erano tirati. Garzia, che di solito era il più allegro di tutti, fissava muto la campagna circostante. Mikel, Orio, Ibai e tutti gli altri, rimanevano in silenzio. Soltanto Galindo, che non piaceva a nessuno per via del suo brutto carattere, fischiettava di tanto in tanto mostrando una forzata allegrezza.

"Oggi sarà una grande giornata..." disse Luis per rompere il silenzio "...proprio una grande giornata".

"Spero soltanto che nessuno si faccia male" lo interruppe Mariano.

Arrivarono finalmente nel cuore della cittadina. Videro una barricata proprio al centro di una delle strade principali. Vecchi mobili ammassati, filo spinato e sacchi di sabbia, impedivano il passaggio.

"Di qui non si passa!" gridò qualcuno alle loro spalle.

Un secondo uomo, armato di fucile e ben nascosto oltre lo sbarramento, gli fece cenno di percorrere un'altra direzione. La faccia era familiare. Anche lui lavorava per la Orbea Hermanos.

La corriera deviò il suo cammino verso uno stretto vicolo.

Le strade erano deserte. Solo il rumore degli zoccoli sul selciato facevano da colonna sonora a quel momento così surreale. 

Svoltato l'angolo di una costruzione fatiscente (un edificio rimasto ancora in piedi dopo le invasioni francesi del 1794), si udirono d'improvviso delle grida indistinte.

Più avanti, a qualche centinaio di metri di distanza, un tappeto di uomini e donne stazionava di fronte ai cancelli della fabbrica.

Il morale degli operai a bordo del carretto parve accendersi improvvisamente.

Galindo, che fino a quel momento era parso il più tranquillo di tutti, sputò in terra e cominciò ad agitarsi.

Ibai si mise in piedi e cominciò a sventolare il suo cappello.

"Più veloce vecchio! Fai correre questi dannati muli!"

La fretta di raggiungere gli altri operai in sommossa prese il sopravvento. Luis scese dal carretto con un balzo e cominciò a correre verso la folla. Gli altri fecero altrettanto, uno dopo l'altro, tranne Galindo. Quest'ultimo aveva una gamba malandata che non gli avrebbe permesso di certo un simil gesto atletico.

Il vecchio cocchiere arrestò la corriera, non c'era più bisogno di proseguire.

Avvicinarsi alle mura dello stabilimento era praticamente impossibile. Mariano si spinse più che potè ai margini della folla.

Tutta la potenza a difesa della cittadina di Eibar si contava sulla punta delle dita. Non succedeva mai granchè in quel posto sperduto fra le montagne, e per questo motivo, la caserma del paese dava lavoro ad appena cinque ufficiali giudiziari. A questi si aggiungeva una sola guardia forestale armata. Al momento si rifugiavano tutti quanti dietro i poderosi cancelli dell'odiata fabbrica. Se soltanto gli operai fossero voluti entrare davvero, i tutori della legge sarebbero stati travolti.

Mariano tentava di raggiungere Luis, che spinto dall'entusiasmo, cercava di avvicinarsi quanto più possibile all'entrata. Si trovò per un breve attimo spalla a spalla con Galindo.

"Ora vedrai che succede!" disse quest'ultimo sogghignando. Mariano non fece in tempo a incrociare il suo sguardo che lo zoppo fu risucchiato dalla calca urlante.

Improvvisamente tutto quel trambusto andò scemando. In pochi secondi si passò dal caos generale al silenzio più totale.

Gli operai, così come i padri e le madri di famiglia seguiti dai loro bambini, cominciarono ad arretrare. Ci mancò poco che non precipitasse in terra per quanto repentina fu quella ritirata.

Vide finalmente la figura di Luis a diverse decine di metri. Doveva raggiungerlo a tutti i costi. Nutriva il timore che il suo giovane amico potesse fare qualche pazzia con quell'arma nascosta fra gli indumenti. Si fece largo fra tutte le persone che gli venivano contro. Dopo lunghi sforzi, finalmente, se lo trovò davanti. Gli mise una mano sulla spalla. Si scambiarono uno sguardo di complicità mentre prendevano coscienza di trovarsi in primissima linea.

Davanti ai loro occhi, in direzione della strada principale che confluiva nella piazza, la folla si stava disponendo lungo i bordi. Come la prua di una nave che si insinua tra i ghiacci, un plotone di guardie armate si faceva largo fra la gente. A capo delle forze dell'ordine vi era un uomo a cavallo con un vistoso mantello rosso.

La strega di EibarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora